Due cancellieri per la Grande Coalizione di Marina Verna

Due cancellieri per la Grande Coalizione GERMANIA INGOVERNABILE I DUE LEADER ANNUNCIANO DI VOLER INVITARE TUTTI I PARTITI AL DIALOGO. ECCETTO LA NUOVA SINISTRA DI GYSI E LAFONTAINE Due cancellieri per la Grande Coalizione Merkel e Schroeder aprono all'ipotesi di im governo Cdu-Spd. Ma entrambi vogliono guidarlo Marina Verna corrispondente da BERLINO La strategia della Spd per considerarsi vincitrice delle elezioni di domenica - dove ha preso il 34,3 per cento dei voti contro il 35,2 dell'Unione - è semplice e così la spiega ai giornalisti il presidente, Franz Muentefering: «Cdu e Csu non sono un partito unico ma due, come si evince dai dibattiti tv, dove arrivano sempre in coppia, e da altri piccoli vantaggi ai quali non hanno mai rinunciato, Il risultato elettorale è dunque il seguente: Csu 7,4 per cento, Cdu 27,8, Spd 34,3. La Spd è il primo partito e non farà mai parte di un governo che non abbia Gerhard Schroeder come cancelliere». Sulla coalizione, aggiunge, si può discutere. Già ieri ha spedito quattro lettere di invito a un colloquio preliminare. Destinatari, tutti i leader di partito, tranne quelli della Linke, la nuova sinistra che pure ha preso r8,7 per cento dei voti. Nessuno la vuole, ma Gysi guarda lontano e non dispera: «Serve ancora un po' di tempo perché la Spd diventi socialdemocratica. Fra qualche anno ne riparleremo». Guido Westerwelle - presidente della Fdp, che ha sorpreso tutti con il suo 9,8 per cento - ha già mandato la sua risposta: «La Spd non ha ricevuto dagli elettori il mandato a formare il nuovo governo e perciò noi non accettiamo inviti a trattative per la coalizione». E a voce, nella conferenza stampa dopo la riunione del direttivo, ha aggiunto: «Queste avances hanno tutta l'aria di una persecuzione, e lo stalking in Germania è un reato». I liberali accetterebbero volentieri la corte dei Verdi - in una «coalizione Giamaica», nero-giallo-verde come la bandiera nazionale dell'isola - ma sono questi a respingerli. Joschka Fischer ci scherza su: «Proprio me li vedo, Merkel e Westerwelle, con le treccine in testa, una canna in mano e in sottofondo musica reggae» Per lui l'opzione non esiste, anche se «come ex fricchettone sono aperto a tutto». Però, conclude, «i Verdi farebbero un grave errore se permettessero ima tale ambiguità pohtica». Per Edmund Stoiber, leader Cdu, l'alleanza con i Verdi è irragionevole: «La loro idea di società e di famiglia è perfettamente opposta alla nostra». Angela Merkel invece mette al primo posto il suo ingresso nella cancelleria e dunque è disposta a quasi tutto. Non esprime preferenze di coalzione e apre ai Verdi con queste parole: «Dovremo esplorare se esistono posizioni comuni tra noi e loro». La lotta per la cancelleria è una partita a poker e una gara di nervi. Mentel e Schroeder non arretrano di un millimetro. «Il nostro compito è quello di realizzare la volontà comune del nostro partito e noi questo lo faremo, io penso», ha detto ieri il cancelliere. Per coprirsi le spalle e assicurarsi la fedeltà del jjartito -ieri circolavano già le prime critiche aperte alla sua campagna elettorale - Angela Merkel ha fatto una mossa a sorpresa: ha chiesto la conferma del suo ruolo di capogruppo Cdu/Csu al Bundestag. Se ne discuterà oggi, ma lei è già certa del sì della segreteria Cdu. E intanto, forte dei 450 mila voti in più che l'Unione ha raccolto rispetto alla Spd, ha già stabilito un primo calendario di incontri. Con tutti, tranne Gysi e Lafontaine. Il primo interlocutore sarà ovviamente la Fdp. «Insieme abbiamo un milione 200 mila voti più dei rossoverdi», dice. Non bastano comunque a fare maggioranza. E allora? Muentefering ha detto di aver ricevuto una telefonata dall'ufficio della Merkel, che gh segnalava una volontà di dialogo. Purché non si metta in discussione la sua leadership, ovviamente. C'è ancora in palio il mandato diretto di Dresda, che però Gambiera di poco i rapporti di forza dei due grandi partiti, oggi divisi da uno scarto di tre seggi. Temporeggiare fino al voto del 2 ottobre, dunque, non ha senso. Mentre Merkel continua a coltivare la sua ambizione e Stoiber pensa se diventare ministro o no, nell'Unione si aprono le prime fessure e viene a galla la rabbia della base per la sconfitta. Il primo capo espiatorio è Paul Kirchhof, che con il suo solito garbo si è già defilato, annunciando il ritiro della politica. «Miconcentrerò suim-si compiti di professore di diritto pubblico e diritto tributario». Lo processino pure. Lui è già altrove. Kraftvoll. MUTIG. Meimschlich »Pd. Finita la campagna elettorale, si cominciano a smontare i mi testi dei partiti. Ma a voto concluso, la battaglia per il governo della Germania rimane lontana da una soluzione

Luoghi citati: Berlino, Dresda, Germania