I dubbi di Bruxelles «Troppe una tantum» di Enrico Singer
I dubbi di Bruxelles «Troppe una tantum» IL MONITO DEL COMMISSARIO UE JOAQUIN ALMUNIA I dubbi di Bruxelles «Troppe una tantum» Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES Non è una bocciatura perché il giudizio arriverà soltanto quando la Finanziaria, che il ministro Siniscalco ha appena annunciato nei suoi grandi numeri, avrà contomi precisi e definitivi. Ma è un primo campanello d'allarme. Per gh esperti del commissario europeo Joaquin Almunia ci sono almeno due punti deboli nella manovra con la quale l'Itaha vuole rimettere i suoi conti pubblici sui binari del Patto di stabilità rientrando dalla situazione di deficit eccessivo in cui si trova. Ci sono tre miliardi di euro di entrate previsti come risultato della vendita di immobili del patrimonio statale. E ce ne sono anche di più - 3 miliardi e 350 milioni - affidati all'esito della lotta all'evasione sia fiscale che doganale. Ci sono altre una tantum, insomma, e ci sono altre poste di bilancio che potrebbero anche non rivelarsi effettive. Quanto basta a Bruxelles per lanciare una raccomandazione; la Finanziaria deve essere «credibile e senza una tantum». Almunia lo aveva già detto al vertice informale dell'Ecofìn di Manchester, la scorsa settimana, usando esattamente queste parole. Lo ripetono adesso i suoi tecnici che seguono il caso Italia. La valutazione formale del rispetto degh impegni che il govemo ha assunto accettando la risoluzione con la quale, nel giugno scorso, la Uè ha aperto la procedura di infrazione per deficit eccessivo è in programma per il 12 gennaio del 2006. C'è - aiieora moltoitempd'e 'riéssmio vuole precipitare verdetti. Ma gh economisti della Commissione europea ricordano che la valutazione sarà fatta seguendo il testo della raccomandazione dell'Ecofìn che ha chiesto un «taglio strutturale» - quindi al netto dell'andamento del ciclo economico, ma anche dì misure una tantum - pari allo 0,8 per cento del prodotto ìntemo lordo sia nel 2006 che nel 2007 per far scendere il deficit sotto il livello massimo del 3 per cento. Ed è proprio sul carattere «strutturale» che sì insìste. Nella manovra da 21 miliardi e 310 milioni di euro annunciata da Siniscalco, gh esperti di Almunia notano con soddisfazione che 11 miliardi e 500 milioni sono destinati alla riduzione ci ' deficit. L'obiettivo dello 0,8 percento, così, è rispettato. Ma è sugli strumenti per realizzarlo che ci sono delle riserve. C'è, prima di tutto, la voce una tantum - i tre miliardi dì euro affidati alla vendita di immobili pubblici - che è in contrasto con la raccomandazione dellEcofin. Per una questione di principio: il risanamento sì deve basare su misure strutturali. Ma anche perché il risultato delle dismissioni immobiliari è aleatorio e, nel passato, non ha quasi mai raggiunto le somme preventivate. Aleatorio è anche, per definizione, il risultato della lotta all'evasione. Un totale dì oltre sei miliardi di euro dì entrate - che rappresentano più della metà degh 11 miliardi e 500 milioni da destinare alla riduzione del deficit - non appare, così, del tutto «credibile» agh esperti di Almunia. Non solo. Anche la Banca centrale europea, nel suo ultimo bollettino, ha rivolto all'Italia e agh altri quattro Paesi sotto osservazione - Germania, Francia, Grecia e Portogallo - un «pressante invito» a non affidare U risanamento dei loro conti pubblici soltanto a misure una tantum o alle riduzioni di spesa. Per l'Itaha, in particolare, la Bce aveva notato che «non avevano pienamente^funzionato ì provvedimenti del passato», come il tetto del 2 per cento imposto alla spesa ministeriale. E che, soprattutto nel capitolo della sanità, erano possibili (muovi sfondamentb). Nella bozza di Finanziaria presentata da Siniscalco i tagli alla spesa ammontano a 6 miliardi e 120 milioni di euro (2 miliardi e 500 milioni soltanto nella sanità) e anche su questo Bruxelles ha gh occhi puntati.
Persone citate: Almunia, Joaquin Almunia, Siniscalco
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