L'Alta Corte israeliana «Il Muro cambi strada»

L'Alta Corte israeliana «Il Muro cambi strada» LA SENTENZA MA I GIUDICI CONFERMANO LA LEGITTIMITÀ' DELLA RECINZIONE DI SICUREZZA L'Alta Corte israeliana «Il Muro cambi strada» Sì al ricorso di 5 villaggi palestinesi rimasti intrappolati Fiamma Nirensteln GERUSALEMME Nove giudici del Bagaz, la miti- ca Alta Corte di Giustizia di Israele, hanno preso ieri all'una- nimità una decisione molto co- raggiosa verso i palestinesi e aderente tuttavia alle ragioni israeliane, che considerano an- che lo stato di guerra in cui Israele è costretto a vivere a causa dal terrorismo: proprio come il discorso di Sharon all'Orni che promette uno Stato ai palestinesi ma pone irrinuncia- bili condizioni di sicurezza. Il Bagaz ha ordinato di demoli- re il recinto di sicurezza intorno aUa cittadina di AlpheiMenashè, a Sudest della città araba di Kalkilia, e di ricostruirlo invece vicinoaU'insediamentostesso, 0 ^Z^ÌaZ'ltX1^ palestinesi. La decisione viene come risposta alla petizione di cinque villaggi palestinesi che, intrappolati nel recinto insieme a Alphei Menashe, restavano se- parati dal resto della West Bank e dalle loro aree urbane di riferi- mento, Kalkilia e Habla, con i relativi servizi, come scuole, am- bulatori, banche, uffici. La sen- tenza spiega che la sicurezza che il recinto provvede non può can- celiare il problema delle vite dei palestinesi che vivono neh'area, e che di caso in caso bisogna valutare da una parte il pericolo e dall'altra il rischio per le vite umane. D'altra parte l'Alta Corte dà legittimità piena alla decisio- ne di costruire una recinzione protettiva per gh insediamenti, affermando che a suo tempo l'Alta Corte di Giustizia dell'Aja, sostenendone l'illegittimità e in- timando di non intervenire oltre la Linea Verde, non aveva preso in considerazione l'altro fattore cogente oltre al livello di vita dei palestinesi, ovvero il grande peri- colo per le vite degh israeliani. All'Aja era stato stabilito che il recinto, detto comunemente «muro» per le sue parti in cemen- to che non eccedono il 6 percento ma sono le più fotografate, era una scelta illegale e doveva quindi essere distrutto. «Quella è stata una decisione molto più politica che non legale perché non costruita sulla considerazio- ne dei fatti, ma basata in gran parte su motivazioni emotive d^l tutto inadeguate a una sen- tenza legale», ha spiegato uno dei nove giudici del Bagaz, Michael Heshin. Mentre non è la prima volta che l'Alta Corte prende decisioni importanti sul «muro» e lo co stringe a cambiare strada, non aveva invece mai affrontato di rettamente la decisione dei giudi ci scelti dall'Onu. H giudice Aha ron Barak, un'autorità mondiale, stimato da destra e da sinistra, stilando personalmente il giudi zio, ha scritto che anche se la decisione dell'Aja fu presa senza che fossero state presentate nel processo le basi probanti delle necessità per la sicurezza di Israele (anche se di fronte all'aula sfilarono invano le famighe degh assassinati dal terrorismo, inalberando i loro ritratti) pure le si deve attribuire peso legale. Adesso quindi il Bagaz si cura dei due aspetti, quello umanitario ma anche quello di prevenzione del terrorismo, e considera il fatto che la costruzione del recinto ha fatto diminuire verticalmente il numero delle vittime degh attentati; ma allo stesso tempo stabilisce precedenti legali di cui tutta la costruzione del recinto dovrà tenere conto nel prossimo futuro, dato che si spera di completarlo in un anno. Pezzo per pezzo, dovrà essere riconsiderato con attenzione e dove è necessario, si dovrà procedere anche a ricostruirlo su percorsi diversi: e non sono poche le zone in questione. Gerusalemme è una di queste. «La distruzione di parte del recinto metterà in pericolo la vita di tante persone», commenta preoccupato il vice ministro Zeev Boim, mentre invece la sinistra esulta. Israele cammina in questo momento sul filo del rasoio e probabilmente segna la strada per le prossime tappe della guerra al terrorismo: ricerca strenua del rispetto dei diritti umani fino al punto in cui non di lascia passare il terrorismo, che h viola tutti. ÌDor il trìhi inalo refll UlUUMdie Xriarlcktnrhc*^ 6 deCISIVO Che 13 harripro ahhia fatto 03111613 3001316110 -i;—.:™ .:rp j ni 1^0^ UimillUliei riUflieiU di vittime degli 3tterTt3t Mar Mediterraneo Ubami Israele ^l QALQUILYA I "s R A C i P 1 j r\ M e L C TEL AVIV D ' Muro completato ——— Muro in costruzione «~«~» Muro in progetto — Strada soggetta a ulteriori esami e Q™errì0 ® Insediamenti Un posto di controllo a un passaggio nel recinto di sicurezza contro gli attentati che circonderà Israele

Persone citate: Barak, Fiamma Nirensteln, Habla, Michael Heshin, Zeev Boim