Per la Repubblica, più paparazzi che reporter

Per la Repubblica, più paparazzi che reporter L'OGCHIO GL'ORECCHIO Per la Repubblica, più paparazzi che reporter DA noi, il fotogiomalismo nasce nel 1945, alla fine della guerra, così che cronologicamente la sua vicenda coincide con la storia dell'Italia repubblicana; e di questa storia è stato testimone e protagonista, seminando negli anni immagini che ci restituiscono il senso profondo delle grandi trasformazioni vissute dal nostro paese. Fu proprio negli anni febbrili ed entusiasmanti della ricostruzione del paese e della scoperta della democrazia che divenne concreta la possibilità di sperimentare un nuovo linguaggio giornalistico, spezzando - con le fotografie - il tradizionale modello narrativo letterario e aulico costruito su una valanga di parole. Di quel periodo, il saggio con cui Ubano Lucas e Tatiana Agliani introducono il volume Ufotogiornalismo in Italia. 1945-2005. Linee di tendenza e percorsi ci offre una inteipretazione puntuale ed efficace, delineando, subito all'inizio, i tratti di mia tensione irrisolta verso due diverse modalità di rappresentazione, quella della foto di cronaca e del reportage; furono i settimanah, più che i quotidiani, a scegliere questa strada e furono l'Europeo e Tempo a incarnare i due percorsi: da un lato, a rappresentare <(uno spaccato senza retorica del'Italia del dopoguerra», gli «scatti secchi, essenziali» pubblicati dal settimanale diretto da Arrigo Benedetti; dall'altro i racconti per immagini, la narrazione alimentata dalle foto disposte in serie, che segnarono il giornale di Arturo Tofanelli. La stagione del neorealismo aveva regalato allo sguardo dei fotografi una nuova consapevolezza, e la realtà fluiva libera e spontanea, anche nei suoi aspetti più drammatici, nelle immagmi che catturavano in tutti gh angoli del paese. Ma in quegli anni nacque anche Oggi, con un progetto culturale molto diverso, ponendo anzi le basi di quella che, a ragiono, Lucas e Agliani ritengono una marcata specificità del fotogiomalismo italiano: privilegiare la ((fotografia come rappresentazione» rispetto alla ((fotografia come testimonianza», il giornalismo «di intrattenimento», rispetto al giornalismo «di informazione». L'intento di documentare la realtà sfumava nel tentativo di «costruire» la realtà, inseguendo l'immaginario consumistico di un pubblico smanioso di dimenticare le privazioni della guerra, i lutti e le sofferenze di quei cinque lunghissimi anni. Oggi, allora, interpretò i sentimenti'profondi dell'Italia che si era già rispecchiata nel cinema dei ((telefoni bianchi», unltalia avida di sognare ricchezze mai possedute, di frequentare una celebrità mai sfiorata, di respirare il protagonismo artificioso dei divi e delle dinastie regali. Nuove e Noi donne) si riferivano però a un segmento minoritario e iperpoliticizzato della società italiana e, su un altro versante, esperienze straordinarie come quella del Mondo di Pannunzio (ma anche Settimo giorno o L'illustrazione italiana) proponevano un approccio colto, elitario all'uso giornalistico della fotografia, «con un gusto che non era quello del vero reportage di informazione, ma della foto allusi- va, carica di rimandi letterari, che provocava un sorriso ora lieve ora amaro in un giornale in cui l'informazione reale rimaneva affidata al testo scritto». Bisogna aspettare il '68 perché lo figura professionale del paparazzo subisca qualche incrinatura. Una nuova generazione di fotografi affiorò dalle pieghe della rivolta giovanile, proponendo una netta disconti¬ nuità con la generazione precedente. «L'immagine nuova, diversa, irrompe dagh strappi della storia, quando c'è conflitto. Quando si mette in discussione un regime, il primo a cambiare è il modo di vedere. Così è stato anche per noi. Coloro che non avevano casa e lottavano per averla, quelli che occupavano le case, non si riconoscevano in quelle figure opache in cui erano confinati. Pretesero immagini che rendessero loro giustizia. Quelle immagini comparvero sui nuovi giornali e in quelle immagini si riconobbero». In questo ricordo autobiografico di Tano D'Amico, a essere sottolineata è la rottura di ogni «separatezza» tra il fotografo e il soggetto fotografato; i loro due sguardi di colpo cominciano a intrecciarsi, a rispecchiarsi l'uno nell'altro; nel frastuono del protagonismo collettivo di quegli armi, è come confrontarsi con un attimo di tempo sospeso, congelato: in quel momento, il fotografo e il suo soggetto smettono di fronteggiarsi in un irreale pingpong di sguardi, il fotografo prende la sua racchetta-macchina fotografica e si trasferisce dalla stessa parte del tavolo del suo «oggetto». Una piccola rivoluzione si è compiu¬ ta: l'autorappresentazione del movimento coincide con la rappresentazione che ne danno i fotografi. Non durò a lungo. Quasi che il '68 sia stata solo una brevissima, parentetica, stagione politica e culturale, negli anni '80 riaffiorò il modello imposto a suo tempo da Oggi: «si stabilisce in questi anni scrivono Lucas e Agliani - quello stretto nesso fra stampa, pubblicità e modelli imposti dalla società dei consumi, che influenza profondamente la natura deU'infonnazione». L'egemonia televisiva e l'avvento del digitale hanno rafforzato queste tendenze e il mondo del fotogiomalismo italiano appare oggi come un blocco monolitico, incapace di alimentare ogni tipo di «alterità», senza più la forza di riproporre quello sguardo critico che lo aveva segnato nelle sue grandi stagioni. E anche il vecchio reportage, «assurto ormai a forma di espressione artistica», ha perso la sua carica di denuncia, ((toccando le corde della compassione e dell'amarezza, spingendo i singoli al volontariato, alla beneficenza, che sembrano oggi le uniche forme di cambiamento possibile all'interno della nostra società». DALL' «EUROPEO» AL «MONDO», DA «OGGI» A «EPOCA», LINEE DI TENDENZA A CONFRONTO: HA PREVALSO UN IMMAGINARIO CONSUMISTICO, LA ROTTURA DEL '68 È STATA UNA PARENTESI Il fotogiornalismo in Italia dal 1945 al 2005, una rassegna a Torino curata da Uliano Lucas: le trasformazioni sociali e culturali e le immagini che testimoniano due diverse modalità di rappresentazione: i'informazione-denuncia e l'intrattenimento Il fotogiornalismo in Italia 1945-2005 a cura dì Uliano Lucas Fondazione italiana per la fotografia, pp. 260. C 72,90 in edicola con La Stampa in mostra a Torino, Palazzo Brìcheriasio. fino al 2 ottobre da mart. a dom 15.30-22,30; gìov. 10.30-22.30; /un. chiuso L'UNITÀ UN «SIORNAUB DI UN MtUlONK DI COPHB PICASSO OBNIO OSTINATO TROllRElllO ' ^m: 5.;" ;,"* m mmmm m m Le prime pagine di alcune testate che hanno segnato le svolte del fotoglornalìsmo nell'Italia del secondo dopoguerra: da sinistra, il primo Europeo, Vie Nuove, Abc e L'Espresso, tra le immagini in mostra a Torino Il modello di Oggi (ripreso e reso più efficace da testate come Epoca, La settimana Incom, il nuovo fizropeo) sarà quello vincente nell'Italia della guerra fredda e dell'egemonia democristiana. Il fotogiomalismo abbandonò le risaie per i set cinematografici e i fotografi Cominciarono a diventare «paparazzi). Ci furono delle eccezioni: le fotografie di denuncia dei periodici comunisti {Vìe

Persone citate: Agliani, Arrigo Benedetti, Arturo Tofanelli, Pannunzio, Tano D'amico, Tatiana Agliani, Uliano Lucas

Luoghi citati: Italia, Torino