L'uomo-sandwich disturba la mafia di Giuseppe Culicchia
L'uomo-sandwich disturba la mafia L'uomo-sandwich disturba la mafia Giuseppe Culicchia lettori fedeli di Roddy Doyle avevano lasciato Henry Smart, giovane rivoluzionario irlandese, tra le pagine di Una stella di nome Henry, saga della lotta per l'indipendenza contro gh occupanti inglesi. Lo ritrovano ora in quelle di Una faccia già vista, il nuovo romanzo che l'autore di PaddyClarkedhahahlhapresentato al Festival di Mantova. La seconda avventura del nostro (nelle intenzioni di Doyle destinata a far parte di una trilogia) abbraccia poco più di un ventennio, quello compreso tra il 1924 e il 1946, e comincia con il suo arrivo a Ellis Island, l'isola delle lacrime, a bordo di una nave stipata di immigrati non solo irlandesi ma anche ebrei, italiani e in generale europei. Ed è proprio l'epopea degli Stati Uniti d'America («L'America - fa dire Doyle al suo protagonista - era tutto quello che c'era di possibile») aÙ'indomani della Grande Guerra, con il proibizionismo e gh Anni Ruggenti e il crollo di Wall Street e la depressione e il New Deal fino al secondo conflitto mondiale, a costituire l'humus della ambiziosa opera di Doyle. Henry Smart, nato nel 1901, arriva nel Nuovo Mondo poco più che ventenne. Per lui come per tanti altri diseredati in fuga dal vecchio continente l'America è il posto «dove un uomo poteva sparire, poteva morire, se voleva, e poi tornare alla vita, grande e bella». Braccato nella madrepatria e in Inghilterra, Smart dapprima si ricicla come uomo-sandwich per le vie di Manhattan, dove già si sta facendo largo la mafia italo-americana delle origini raccontata da Puzo e da Coppola attraverso le vicende della famiglia Corleore. Ma il destino e l'autore hanno ben altre cose in serbo per lui. Proprio i gangster dèlia brulicante Little Italy lo costringono a lasciare New York e a cercare rifugio in provincia, dopo che ha mostrato di sapersi dare un po' troppo da fare, diventando prima una sorta di «padroncino» di altri uomini-sandwich e poi trafficante di alcolici e ancora giardiniere e addirittura pseudodentista, pronto a mettere in piedi, in combutta con la donna che è diventata la sua amante, un'attività di raggiri a danno dei sohti sprovveduti. Ma quella della provincia è una breve parentesi. Presto Smart approda in un'altra metropoh scintillante, Chicago, dove trova un impiego in una fabbrica di carne in scatola ed entra in contatto con gh immigrati dall' Europa delTEst. E a Chicago, una sera, in un club per soh negri, incontra la persona che gh cambierà la vita: Louis Armstrong. «Satchmo» non è l'unico dei «mostri sacri degli Anni Venti», come direbbe Fernanda Pivano, incontrati da Henry Smart nel corso del romanzo. Ce ne sono parecchi altri, da Francis Scott Fitzgerald a Douglas Fairbanks, passando per Henry Ford e Al Capone (e nel finale, sul set del film Sfida infernale che nel 1946 si sta girando nella Monument Valley, fa incontrare al suo eroe l'attore Henry Fonda e il regista John Ford, altro irlandese di quelli che hanno lasciato il segno nel Novecento americano). L'operazione ricorda in parte quella di Bret Ellis in Glamorama, libro «di fantasia» dove però spesso affioravano per- sonaggi presi dalla realtà (il mondo della moda). Ma mentre Ellis si limitava a lasciare sullo sfondo le sue numerose ^uesf star, usandone i nomi come iosserogriffes, Doyle si spinge fino al punto di riservare ad Armstrong il ruolo di vero e proprio co-protagonista della storia. Cosi come Smart, anche Little Louie è nato nel 1901. E il giovanotto in fuga dalla miseria della madrepatria irlandese non solo si innamora del jazz, musica libera e «nuova, come me», ma diventa anche O'Pops, il braccio destro bianco del grande trombettista (nonché voce «femminile» in un brano registrato alla fine del 1928). I due, insieme, non si limitano a cercare una loro strada sottraendosi alle attenzioni assai poco disinteressate di «picciotti» e manager dall'accento yiddish, ma svaligiano volentieri alloggi. Una serie di casi a dir poco fortuiti fa sì che Smart si imbatta nella moglie che aveva creduto di non rivedere più, la maestra O'Shea già al suo fianco nelle rivolte irlandesi, e nella loro bambina. Ma poi, ancora per le attenzioni della «mala», l'eroe di Doyle deve fuggire con l'amico Louis ad Harlem, dove con il suo talento il re del jazz sfonderà. Il 1929 e il crollo della Borsa però sono dietro l'angolo: Smart, di nuovo inseguito da killer irlandesi, ricacciato nel suo passato, si ricongiunge con la famiglia e diventa randagio sui treni merci che attraversano l'America della Depressione raccontata da Steinbeck in .Furore: alla volta di una conclusione che conclusione non è. Rispetto al corpo complessivo della vicenda, la parte che vede Armstrong come co-protagonista è talmente lunga e complessa, frutto come deve essere stata di un lavoro di ricerca che si intuisce assai tenace e approfondito, da costituire una sorta di romanzo a sé. Restiamo in attesa del capitolo finale. «Una faccia già vista» di Roddy Doyle, nuova avventura del giovane rivoluzionario irlandese Henry Smart: in America l'incontro con Armstrong gli cambierà la vita Armstrong: oltre a lui il personaggio di Doyle incontra Ford e Al Capone Roddy Doyle Una faccia già vista frac/, di Giuliana Zeuli Guanda, pp. 441.e 16,50 ROMANZO
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