Cosmetici al cadavere «made in China» di Carla Reschia

Cosmetici al cadavere «made in China» INCHIESTA-SCANDALO DUE GIORNALISTI DEL GUARDIAN ACCUSANO: I PRODOTTI VENDUTI ANCHE IN EUROPA Cosmetici al cadavere «made in China» Estratto dalla pelle dei giustiziati il collagene che «cancella» le rughe Carla Reschia Pazienza per i pelati - e altri ortaggi - a prezzi di saldo, che tanta pena danno all'agricoltura italiana. E per il miele agli antibiotici, che costa poco ma fa malissimo e che la Uè non riesce a tener fuori dai confini europei. Pazienza per l'abbigliamento a dieci euro tutto compreso che minaccia prestigio, e affari, del «made in Italy». Ma ora, se sono vere le rivelazioni del Guardian, su cui il governo britannico ha aperto un'inchiesta, la Cina sta davvero esagerando nel suo selvaggio liberal-comunismo d'assalto. Perché i cosmetici al collagene umano sembrano più una trovata da film dell'orrore a basso costo che ima ricetta di bellezza. Eppure alla signora europea che vuole rendere più carnose le labbra o tenere a bada le rughe potrebbe capitare un unguento o un «filler» - usato per infiltrare le rughe - ricavato dalla pelle di un condannato a morte cinese. O magari da un feto abortito. Lo raccontano due giornalisti del Guardian, lan Cobain e Adam Luck, che hanno interrogato i dipendenti di una ditta, di cui però non rivelano il nome, fingendosi potenziali acquirenti. Le creme e le sostanze sarebbero vendute nel Regno Unito e in altri Paesi europei, oltre che su Internet, ma lo scandalo è solo nostro. I dipendenti dell'azienda, infatti, trovano la cosa del tutto naturale. Si tratta, spiegano, di un impiego «tradizionale» di questi «scarti». La materia prima viene acquistata da ditte bio-tech della provincia di Heilongjiang, nel Nord, elaborata, poi avviata, via Hong Kong, ai mercati comunitari. Unica precauzione, in omaggio all'incomprensibile sensibilità occidentale, l'invito del governo cinese a tenere un «profilo basso» sulla provenienza dell'ingrediente-base. Per il resto, ottimi affari: «I clienti sono sorpresi di scoprire che la Cina offre il collagene al 50Zo del prezzo praticato in Occidente». I bovini, che ufficialmente forniscono a noi la materia prima, sono più cari degù innumerevoli prigionieri giustiziati in Cina per reati che altrove costerebbero, al più, una multa. Anche se gh occhiuti burocrati del Celeste impero hanno già gravato di una tassa le «pelh» che una volta, lamenta un funzionario, «erano più a buon prezzo». Il lato meno piacevole, oltre al possibile impatto psicologico, è che i tessuti umani, soprattutto di provenienza così promiscua, secondo i medici possono tra¬ iKfclvf : :' ' smettere infezioni e virus legati al sangue - dall'Aids alla «mucca pazza» - oltre a scatenare allergie. In realtà, fatto salvo il divieto formale inserito dal 1995 nella legislazione europea contro la produzione e la vendita diprodotti contenenti cellule o tessuti di origine umana, la maggior parte di questi cosmetici sfugge a ogni controllo, vuoi perché elude l'elencazione dei componenti base, vuoi perché è importato illegalmente, vuoi perché, non essendo un medicinale, non è soggetto a verifiche. Tutto è molto verosimile. La voce, informalmente, gira da anni, non solo riguardo alla Cina, e fra i chirurghi plastici è ormai quasi un macabro scherzo. E già nel 2001, Wang Guoqi, ex medico dell'esercito cinese diventato dissidente, aveva raccontato al Congresso Usa non solo della pelle ma anche degh organi espiantati ai condannati direttamente sul luogo dell'esecuzione e venduti al miglior offerente. Un'esecuzione capitale in Cina

Persone citate: Adam Luck, Cobain, Wang Guoqi

Luoghi citati: Cina, Europa, Regno Unito