Bush: gli aiuti non hanno badato al colore della pelle di Maurizio Molinari

Bush: gli aiuti non hanno badato al colore della pelle LA POLEMICA INFURIA E IL PRESIDENTE PARTE AL CONTRATTACCO Bush: gli aiuti non hanno badato al colore della pelle L'opposizione all'attacco sugli appalti Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «L'uragano ha colpito i cittadini senza fare distinguo sul colore della pelle ed i soccorsi sono andati alla stessa maniera a tutti gli abitanti». Arrivato per la prima volta sul suolo di New Orleans a due settimane di distanza dall'uragano Katrina il presidente americano, George W. Bush, respinge con forza l'accusa di razzismo rivolta dai leader afroamericani più radicali e dal presidente del partito democratico, Howard Dean, contro la gestione degli aiuti. «Qua»--'o gli elicotteri della Guardi .ostiera, fra i primi ad arrivare sulla scena, hanno iniziato a salvare la gente dai tetti - sono le parole di Bush - non banno guardato il colore della pelle, volevano solo salvare vite umane». Fra coloro che hanno lanciato l'accusa di razzismo vi sono il rapper Kanye West e il reverendo Jesse Jack¬ son, lamentando carenza di attenzione verso una massa di poveri afroamericani, ma Bush risponde: «I soccorsi sono andati a tutti e la ricostruzione sarà per tutti». Due giorni fa era stata la First Lady, Laura Bush, a definire «disgustosi» gli attacchi di Dean ed il fatto che il presidente sia tornato sul tema lascia intendere che l'amministrazione punti su questa carta per rompere l'assedio di critiche che hanno fatto precipitare la popolarità di Bush sotto il 40 per cento. La sosta di Bush a New Orleans ed il terzo viaggio nelle zone disastrate, dopo aver passato la notte sulla nave da guerra «Ivo Jima» a largo del Golfo del Messico, è stata voluta dal capo di gabinetto, Andrew Card, e dal consigliere politico, Karl Rove, proprio per strappare alle critiche - del Congresso come dei mass media - l'iniziativa e il presidente si dimostra aggressivo e deter¬ minato come finora non era riuscito ad apparire. A chi gli contesta attriti e confusione con i poteri locali risponde presentandosi nelle zone asciutte della città con a fianco il sindaco Ray Nagin ed il governatore Kathleen Bianco entrambi democratici - spiegando che «questo non è il momento di criticarsi a vicenda ma di lavorare assieme per ricostruire New Orleans come il popolo della Louisiana vorrà». E per rispondere alle critiche di chi lega l'insufficienza dei soccorsi alla presenza delle truppe in Iraq fa parlare il generale Russel Honore, comandante della task force al lavoro nelle zone colpite lungo la Costa del Golfo del Messico. «Abbiamo schierato 90 mila uomini della Guardia Nazionale sui 400 mila disponibili dice il generale - abbiamo le capacità di terra, mare ed aria per svolgere la missione e Il sindaco di New Orleans a colloquio con il presidente Bush stiamo facendo il nostro lavo-, ro». Affinché il messaggio sia inequivocabile il presidente aggiunge: «Il livello delle truppe in Iraq lo decidono i comandanti». Ovvero, ci sono forze a sufficienza tanto per combattere gli insorti di Abu Musab al-Zarqawi che che fronteggiare il dopo-Katrina. Per il resto poca attenzione per i sondaggi perché «guardandoli non si prendono decisioni difficili» e basso profUo sulla Fema anche perché appena Bush lascia New Orleans da Washington il direttore Mike Brown annuncia le dimissioni «nell'interesse della nazione». Principale imputato dei ritardi nei soccorsi Brown è stato finora il tallone d'Achille del governo se fosse rimasto al suo posto avrebbe continuato a causare imbarazzo. Sulla ricostruzione Bush si limita a parlare di «primi progressi» ma un miglioramento inizia ad essere essere visibile perché le zone sott'acqua sono state ridotte del 50 per cento, è stato accertato che il liquido non è nocivo, le salme recuperate superano di poco le 200, le squadre civili ritirano i detriti, i tecnici provano la riattivazione di acqua ed elettricità ed il miliardario T. Boone Pickens, finanziatore dei Bush, ha versato il necessario per trasferire con un ponte aereo in la California un centinaio di cani rimasti senza padrone. La scommessa della Casa Bianca è su una ricostruzione a tempo record per rovesciare a favore dell'amministrazione l'effetto-Katrina. Ma al Congres- so l'opposizione democratica resta sulle barricate, trovando ascolto anche fra le fila repubblicane, unendo le critiche alla Fema ad un nuovo fronte di accusa: gli appalti per la ricostruzione vengono assegnate senza gara ad aziende vicine all'amministrazione, come la Halliburton e il gruppo Bechtel. «Si tratta delle stesse imprese a cui sono andate le principali commesse della ricostruzione in Iraq - ha scritto il Wall Street Journal - ed anche in quel caso l'assegnazione fu senza gare».