Cremonesi ostaggio Un segnale dei duri al debole Abu Mazen di Fiamma Nirenstein

Cremonesi ostaggio Un segnale dei duri al debole Abu Mazen Cremonesi ostaggio Un segnale dei duri al debole Abu Mazen Fin dai primi minuti aperti i contatti tra i rapitori e la leadership palestinese w Fiamma Nirenstein GERUSALEMME Il rapimento dell'inviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi è stato per l'Autonomia Palestinese l'ultima goccia di una situazione di caos insostenibile, e ha procurato una particolare pressione. Forse la stessa l'òhe ha portato alla rapida liberazione, e si lasci la libertà alla cronista di tirare un profondo respiro di sollievo, del nostro Coraggioso collega. Chér si sia trattato dell'ultima goccia ce lo ha testimoniato, circa un'ora e mezzo prima della liberazione di Cremonesi dalle mani delle brigate di Al Aqsa, il ministro Sa'eb Erakat, uno dei personaggi più rappresentativi del governo Palestinese, responsabile 3er le trattative con Israele. Ci la detto agitatissimo che «è una vergogna, un orrore, è una figura incredibile di fronte all'Europa e in particolare di fronte all'Italia che è sempre stata uno dei più seri sostenitori dello Stato palestinese. È un gesto che va contro ogni nostro interesse. No, non ho idea delle motivazioni e di chi siano gli autori, ma condanniamo con tutte le nostre forze l'atto e faremo di tutto, ma proprio di tutto per liberare Cremonesi il prima possibile». Nel tono e nella concitazione dell'impegno il ministro Erakat tradiva l'ansia nata dopo l'assassinio di Mussa Arafat, segnale di un'invincibile anarchia della Striscia di Gaza alla vigilia del suo definitivo abbandono (oggi la cerimonia di consegna) da parte.degli israeliani, ^j avvertiva héllé sue parole l'angoscia di non riuscire a tenere le brighe del cavallo pazzo delle mihzie armate. Il rapimento di Cremonesi rappresentava una sconfitta non solo sul terreno nazionale, ma anche su quello intemazionale, un segno di biasimo proprio mentre l'Autonomia palestinese chiede al mondo aiuto e credito. Lo sforzo di intervento ufficiale deve essere stato grosso, e di fatto Erakat ci ha detto una verità che cominciava già a trapelare fra i palestinesi: fin dal primo istante, ci sono stati fitti contatti fra la polizia e i rapitori. È facile immaginare che si sia trattato di un misto di minacce e di offerte; si sostiene a Gaza che il gruppo dei rapitori era collegato o addirittura formato dalle stesse persone che avevano fatto irruzione negli uffici del portavoce del ministero degli Interni a Gaza, Taiwfik Abu Hussa, e armati e mascherati avevano chiesto lavoro nei ranghi dell'Autorità Palestinese. Un misto di disperazione e criminalità, proseguito con il rapimento di Cremonesi. Cremonesi è un collega che. non ha paura di niente, che è sempre ovunque si crei la notizia, è un ottimo esperto del Medio Oriente e ultimamente l'abbiamo incontrato sul campo in molte occasioni durante lo sgombero della Striscia di Gaza. La temperie in cui si è trovato ieri a svolgere il suo lavoro nella zona di Dir el Ballah è forse la più agitata del momento, perché si tratta della parte della Striscia attaccata alle zone ex occupate, che pullula di organizzazioni interessate al reclutamento di seguaci ma anche a gestire interessi privati. Hamas, Jihad Islamica, Brigate di al Aqsa mostrano i muscoli e le armi e esclamano di avere llllllWimilIlWIWWBlllllllll—IIIWIH—■IMM^^^—Il I II MIIHMIIIIIMIIIMWIMIIIIIIIMllll^WIlllMIII lllllllWlimilIlWIWWBlllllllll—IIIWIH—■IMM^^^—Ilr I l III MIIHMIIIIIMIIIMWIMIIIIIIIIIIMlllll^WIlllMIII Un anziano palestinese assiste a una conferenza stampa di alcuni membri delle Brigate di martiri di al-Aqsa, ieri a Gaza - tutto il-merito di quella che per loro è la «fuga di Israele», cercando di imporre all'Anp una condivisione del potere, specie ora che i posti di lavoro e il denaro crescono. Lorenzo si è trovato nel vortice dell'eccitamento dopo l'assassinio di Mussa Arafat, nella frenesia di riprendere possesso di Gaza, nell'ansia di conquistare ciascuno la propria piccola fetta di potere o anche solo di benessere e di usare per questo ogni mezzo. Ultimamente i rapimenti degli stranieri si sono fatti frequenti. Avi Asacarov, un famoso esperto di palestinesi, spiega che anche per l'ultimo caso, quello di un tecnico di suono della tv francese, si tratta di problemi privati risolti con i mezzi della violenza politica. Quella volta i rapitori chiesero in cambio della vita dell'ostaggio la liberazione di quattro loro sodali imprigionati nelle carceri palestinesi. E così è andata. Anche per i vari membri delle ONG o dipendenti dell'ONU rapiti negli anni dell'Intifada difficilmente si è trattato di questioni ideologiche. Rapire un giomahsta straniero è un segnale che non si intende ingaggiare nessuna gara con potentati interni. E tuttavia bisogna ricordare che organizzazioni antioccidentali come gli hezbollah e persino Al