La magia, incubo per la madre assassina di Paolo Colonnello

La magia, incubo per la madre assassina MERANO TROVATO UN DIARIO: CERCAVA NEI LIBRI DI ESOTERISMO LA RISPOSTA ALLE VOCI CHE LA STAVANO TORMENTANDO La magia, incubo per la madre assassina Paolo Colonnello inviato a MERANO E' rimasto in piedi a guardarla per dieci minuti. Gli occhi asciutti, le labbra serrate. Nessun gesto, nessun muscolo in movimento. Fiorenzo Delladio, così alto, massiccio, sembrava un gigante pietrificato nella sala della rianimazione dell' ospedale di Bolzano. Dopo una giornata di disperazione, passata in casa di un fratello («è una tragedia di cui ancora non riesco a capacitarmi»), alle cinque di sera ha deciso che voleva vedere di nuovo sua moglie, la madre dei suoi due figli sopravvissuti, l'assassina impazzita del piccolo Julian. Christine, che dopo aver raccontato la sua follia, l'altro pomeriggio si è gettata dalla finestra del commissariato, fracassandosi braccia, gambe e spina dorsale e adesso sta tra la vita e la morte in coma farmacologico nel reparto di terapia intensiva e rischia di rimanere paralizzata. Fiorenzo ci ha pensato su a lungo. Poi ha chiesto un permesso al pm Giancarlo Bramante, e alle 18 si è presentato al secondo piano dell'ospedale assieme al magistrato. Lei, gli occhi chiusi, i tubi in gola, sollevava il petto con quel ritmo regolare che danno le macchine per la respirazione artificiale. Nessun contatto tra i coniugi, nessun dito sfiorato, nessun fremito: ma Fiorenzo almeno è stata l'unica persona che ha avuto il coraggio di andarla a trovare. Per il resto Christine è rimasta sola tutta il giorno, perduta nel nirvana chimico dei farmaci, dal quale chissà quando si risveglierà. Mentre le indagini fanno il loro corso e la procura ha aperto anche un'inchiesta per accertare come sia stato possibile che la donna sia risucita a lanciarsi da una stanza del commissariato di Merano dopo che, sembra, avesse già manifestato l'intenzione di farla finita. , . . Ma la sua venta Christine l'ha affidata a una serie di manoscritti, un diario su fogli sparsi che ieri pomeriggio gli inquirenti hanno ritrovato fru- gando tra le pareti della piccola casa di via Wolkestein. E' il racconto del suo calvario, della follia dalla quale pare che negli ultimi tempi avesse cercato scampo rifugiandosi nell'esoterismo, nella magia: i libri che con sempre più frequenza la donna si era messa a leggere. Perchè voleva scoprire da dove venivano quelle voci che ormai non la facevano più dormi¬ re e che giovedì mattina, dopo che Julian, in tedesco, le aveva risposto bruscamente, le avevano ordinato di ucciderlo. Manoscritti e libri che adesso i magistrati vagheranno attentamente ma che a prima vista sembrano completare la cornice di un quadro purtroppo ormai noto è che aveva fatto scivolare Christine dalla depressione alla schizofrenia. Segnali che nessuno evidentemente aveva colto: «Davanti al suo medico curanls - spiegano gli inquirenti - la donna si presentava sempre in ordine, perfettamente lucida». Impossibile, forse, scoprire il mostro che la stava divorando. O forse sì. Difficile capire come stanno le cose da queste parti, dove la discrezione, il rispetto della privacy sono regole sacre e infrangibili. Così un piccolo mazzo di fiori appoggiato al cancello delle case popolari di via Wolkestein, lasciato a scolorire sotto la pioggia triste di Merano, è tutto ciò che rimane della tragedia del piccolo Julian e di sua mamma Christine. Tragedia greca nell'anfiteatro dei monti altoatesini. Un paradosso se non fosse che la sofferenza in questa famiglia adesso si tocca con mano e ha distrutto ben più di una piccola vita. D. il fratellino di 6 anni che ha assistito alla parte finale del delitto, è seguito da una psicologa e non si vuole allontanare dal papà. R., il piccolino di un anno, è rimasto dalla zia: ovviamente non sa nulla e si spera che capisca il più tardi possibile. Ma lo sgomento è totale. Sorelle e fratelli, amici e parenti, si chiudono in un mutismo assoluto. A Sinigo, a Lana, frazioni di Merano dove l'Italia svanisce nelle atmosfere austriache e dove vivono i fratelli di Christine, nessuno ricorda più nulla. Solo un maresciallo dei carabinieri in pensione ha bene in mente il viso dolce di quella donna che incontrava sempre sull'autobus con i suoi tre bambini: «Gentile, educata, sempre così silenziosa. Un po' troppo». Nelle abitazioni si piange, ma chi era davvero Christine, i parenti lo tengono per sé. Così non si può che immaginare una mamma felice, in giro per la bella Merano con i suoi tre tesori. Fin quando il mostro di Medea l'ha ghermita nell'anima per colpire sei volte con un coltello da cucina il suo piccolo Julian. Ha la spina dorsale •:ratturata e rischia di rimanere paralizzata Ieri il marito le ha fatto visita in ospedale La procura ha aperto un'inchiesta per capire come abbia potuto lanciarsi dalla finestra L'appartatnento di Merano dove la madre ha ucciso il figlio di 4 anni

Persone citate: Fiorenzo Delladio, Giancarlo Bramante

Luoghi citati: Italia, Medea, Merano, Sinigo