Anche Powell contro Bush «Troppi errori nei soccorsi»

Anche Powell contro Bush «Troppi errori nei soccorsi» IL DOPO-URAGANO SPINGE LA POPOLARITÀ DELLA CASA BIANCA Al SUOI MINIMI STORICI Anche Powell contro Bush «Troppi errori nei soccorsi» H presidente, sotto tiro, silura il capo della protezione civile dal corrispondente a NEW YORK Assediato dal Congresso, bersagliato dai giornali, alle prese con sondaggi negativi e criticato anche dall'ex Segretario di Stato Colin Powell per la gestione dei soccorsi nelle aree colpite dall'uragano Katrina, il presidente americano George W. Bush compie un passo indietro e rimuove dalla organizzazione degli aiuti il capo della protezione civile Michael Brown, che finora sembrava essere intoccabile. Era stata l'opposizione democratica la prima ad invocare con forza la rimozione di Brown, facendo proprie le proteste dei rifugiati per i quattro giorni di ritardi nei soccorsi. Il capo dei deputati Nancy Pelosi lo aveva definito «incompetente e resposabile dei ritardi» mentre «Time» aveva svelato che pur di ottenere la nomina alla «Fema» Brown manipolò il proprio curriculum, attestando di avere un'esperienza di gestione di emergenze civili che invece non possedeva e nascondendo che il suo incarico più recente era stato giudicare cavalli in concorsi ippici. Il «Washington Post» aveva invece ricostruito come Brown ed i suoi stretti collaboratori fossero stati designati da Bush in base ai legami con il partito repubblicano e tali indiscrezioni avevano già creato un crescente imbaraz¬ zo alla Casa Bianca. Ma poi è entrato in campo l'ex Segretario di Stato Colin Powell che - in un'intervista a Barbara Walters sulla tv Abc ha usato parole dure: «Durante i soccorsi vi sono stati molti errori a livello locale, statale e federale, non è stato fatto abbastanza sebbene gli allarmi sui rischi per New Orleans vi fossero stati da tempo». Da quando lasciò il Dipartimento di Stato, alla fine del 2004, è la prima volta che Powell critica aperta- mente l'amministrazione Bush e nel farlo ha aggiunto anche un mea culpa sull'intervento che pronunciò al Consiglio di Sicurezza dell'Orni nel 2003 per sostenere che Saddam Hus- sein possedeva armi di distruzione di massa che non sono poi state trovate: «E' una macchia che resterà sulla mia reputazione, aver detto quelle cose ancora mi rattrista, fu l'intero sistema dell'intelligence che non funzionò come doveva». La discesa in campo di Powell tradisce il forte scontento che serpeggia dentro lo stesso partito repubblicano, confermato dal fatto che il deputato del Connecticut Christopher Shays paragona Bush a Richard Nixon per «l'arroganza di ritenere che non ammettere gli errori conta più della verità». Nel tentativo di rompere l'assedio Bush ha dato luce verde al ministro della Sicurezza Interna, Michael Chertoff, sulla decisione di richiamare a Washington Michael Brown togliendogli la gestione degli aiuti del dopouragano che vengono affidati all'ammiraglio Thad Alien, che già di fatto aveva assunto questi compiti. Saputa la notizia Brown ha tradito nervosismo: «Resto direttore della Fema, vado a Washington a correggere ciò che non ha funzionato, sono stato rimosso dalla gestione degli aiuti e trattato come un capro espiato¬ rio non per volontà del presidente ma su pressione dei mezzi di comunicazione». Finora Bush aveva tentato di difendere Brown ma i sondaggi unanimi nel dire che 2 americani su 3 bocciano l'amministrazione lo hanno obbligato a cambiare rotta. Se è vero che per Gallup solo il 13 per cento degli americani assegna al presidente la responsabilità diretta degli errori (il 18 indica le agenzie federali ed il 25 i poteri locali) secondo il Pew Research Center ben il 67 per cento riene che «avrebbe dovuto fare di più» per soccorrere le vittime di Katrina e questo dato spiega il calo verticale di popolarità, scesa quasi sotto la critica soglia del 40 percento. A fianco di George W. resta invece la moglia Laura, protagonista di una dura polemica nei confronti del presidente del partito democratico Howard Dean che aveva imputato al «razzismo» i ritardi nei soccorsi e quindi la morte di numerose persone. «Quanto detto da Dean è disgustoso, il presidente si cura di ogni americano, la realtà è che i poveri sono stati più vulnerabili all' uragano» ha sottolineato la First Lady. Anche Powell all' Abc ha rifiutato la matrice del razzismo per spiegare le sofferenze delle comunità afroamericana di New Orleans: «Non c'entra nulla, le cause sono da ricercarsi nell'economia, nella povertà». [m. me] Democratici e media da giorni chiedevano la testa di Brown «Un incompetente messo lì dal partito» Critiche anche dalle file repubblicane «Pure Nixon non riconosceva mai di avere sbagliato» | Tony Miller, 58 anni, piange davanti alla sua casa di New Orleans mentre si prepara a lasciare la città dichiarata inabitabile dalla protezione civile

Luoghi citati: Connecticut, New Orleans, New York, Washington