Le «Pantere Nere» tornano a ruggire di M. Mol.

Le «Pantere Nere» tornano a ruggire LA QUESTIONE AFROARflERICAMA L'URAGANO RILANCIA LA CONTRAPPOSIZIONE BIANCHI-NERI. I POLITICI CORTEGGIANO MILIONI DI VOTI Le «Pantere Nere» tornano a ruggire dal corrispondente da NEW YORK Rabbia, dolore e lutti dei rifugiati di New Orleans porteranno alla nascita di ima riedizione del movimento di protesta delle Pantere Nere oppure ad una maggiore volontà di integrazione nella classe media nazionale? La domanda tiene banco fra leader, attivisti e studiosi della comunità afroamericana in considerazione del forte impatto avuto dalle devastazioni causate dall'uragano Katrina sui ceti più poveri di Louisiana, Alabama e Mississippi. A scommettere su ima radicalizzazione della protesta dei rifugiati fino al punto da emulare il separatismo delle Pantere Nere è l'attore Kayne West figlio di uno dei fondatori di quel movimento - protagonista di un'improvvisa arringa in diretta tv din-ante una maratona musicale di sohdarietà con i rifugiati: ((A Bush non frega niente dei neri e i media chiamano saccheggiatore chi cerca cibo per i propri figli, a soffrire sono i neri e ad essere disprezzati sono sempre i neri». Pur senza spingersi fino ad usare simili toni, i politici afroa¬ mericani che più hanno dato voce a questi sentimenti di rabbia sono stati il reverendo Jesse Jackson, che ha definito il Superdome uno «scafo per schiavi», ed il sindaco democratico di New Orleans Ray Nagin, tenendo banco sui network a colpi di dichiarazioni disseminate di improperi in cui diceva di «averne abbastanza» degli errori del governo. «Queste espressioni di irritazione non porteranno ad una nuova stagione delle Pantere Nere - osserva Joan Bryant, docente di etnicità al dipartimento di studi afroamericani alla Brandeis University - ma ad una maggiore sensibilità degli afroamericani per i temi sociali che li riguardano da vicino perché questa gente è stanca di essere il fondo del barile della società e di essere definita "rifugiati" anziché "cittadini"». Il legame fra catastrofe, povertà ed etnicità é «un dato di fatto in America - aggiunge Roger Wilkins, storico della George Mason University - e le devastazioni di New Orleans hanno risvegliato l'America sull'esistenza di profonde dise- gueglianze al proprio intemo, di una segregazione de fact». Non tutti ritengono tuttavia che il risvegho-shock della comunità afroamericana - quaranta milioni di persone, il secondo gruppo etnico nazionale dopo gli ispanici - porti inevitabilmente a radicalizzazioni politiche. È questo il caso del reverendo Jesse Lee Peterson - fondatore del gruppo conservatore «Brotherhood Organization of New Destiny» - secondo cui sventolare l'accusa del razzismo contro il presidente George W. Bush ed il governo è un «grave errore» in quanto «la gente é morta per l'eccessiva dipendenza dallo Stato e per l'incompetenza del sindaco Nagin e del governatore Kathleen Bianco». Se Kayne West, Jesse Jackson e numerosi membri afroamericani del Congresso imputano all'assenza di Stato sociale la povertà delle vittime di New Orleans per i leader afroamericani conservatori é vero l'opposto. «Questa gente é stata abituata dai liberal a vivere di sussidi ed a non prendere il destino nelle sue mani», accusa il reverendo Peterson. Forse proprio per invertire questa tendenza il governo ha inviato in Texas il maggior numero di rifugiati, affidando un ruolo di primo piano alla città di Houston dove il sindaco Bill White ha aperto le porte a 245 mila rifugiati, accogliendone 20 mila in un Astrodome che sta svuotando a ritmo accelerato spostando le famiglie in case vere e proprie, offrendo educazione ai figli e lavoro ai genitori, aprendo la strada ad un'integrazione di medio termine nel segno della nota operosità locale. «Fra gli afroamericani da tempo la tendenza non è a imitare le Pantere Nere ma ad andare da chi offre migliori servizi, cibo, educazione e lavoro - osserva Rosano - e ciò ha portato alla creazione di un solido ceto medio» che l'insediamento in Texas potrebbe andare a rafforzare. Tanto Rosano che Bryant prevedono che l'impatto di Katrina porterà ad una maggiore affluenza alle urne degli afroamericani in occasione delle elezioni del novembre 2006 per il rinnovo parziale del Congresso ma saranno i prossimi mesi a dire chi ne trarrà più giovamento. «I democratici sono posizionati meglio per prendere questi voti» dice Rosano. «Ma a prescindere da come voteranno l'aumento della popolazione in Texas garantirà a questo Stato più deputati e quindi favorita i repubblicani» obietta Bryant. [m. mol.]