La leggerezza, della scoperta

La leggerezza, della scoperta LA RASSEGNA PRENDE IL VIA SABATO 3 CON «LA VEDOVA ALLEGRA»: UN RICCO CARTELLONE FINO AL 26 La leggerezza, della scoperta PARLARE come se nulla fosse di quello che ci è costato tanto impegno nel mio caso il cartellone di Settembre Musica è un fatto che merita qualche riflessione. Nel passaggio dalla fatica alla leggerezza possiamo coghere infatti una delle più belle costanti dell'operare umano, quasi una conferma psicologica del fatto di aver lavorato come si deve: pensate ai più grandi musicisti che ci incantano con le loro superbe interpretazioni; quella somma bravura ci comunica l'impressione di una grande spontaneità, come se giunto al culmine, l'impegno più arduo desiderasse indossare l'abito della massima semplicità. Come simbolo di una leggerezza che nasce da un'applicazione assidua Settembre Musica inalbera quest'anno il vessillo della «viennesità»: viennese è l'inizio con «La vedova allegra» di Lehar e viennese è anche il concerto di fchiusura in cui l'orchestra dei Wiener Philharmoniker, diretta da Pierre Boulez, eseguirà «La notte trasfigurata» di Schoenberg e la settima sinfonia di Bruckner. Con queste benefiche garanzie di leggerezza e di profondità potrete, dal 3 al 26 settembre, concedervi ogni sorta di avventure musicah. La varietà dei programmi è infatti l'accorgimento migliore per renderci conto che il mondo della musica è infinitamente più esteso di quello nel quale ci muoviamo abitualmente. La mattina di domenica 11 provate a recarvi alla chiesa del Santo Spìrito; avrete occasione di ascoltare la «Missa sine nomine» del fiammingo Guillaume Dufay che in pieno medioevo scriveva dei capolavori in cui il movimento angelico delle voci suggerisce immagini sublimi di trascendenza. Sono sicuro che uscirete dal concerto stupefatti, ma se qualcuno avesse la sensazione di essere approdato in una dimensione troppo estranea, si rassicuri: in serata potrà ritrovare gli approdi più amati con Uto Ughi. Un'altra occasione per sperimentare poco conosciute bellezze musicah l'abbiamo coi quattro concerti dedicati alla musica di Dutilleux. Anche in questo caso, qualora vi sentiste un po' stressati dall'impegno profuso, sappiate che il giorno dopo vi aspettano i fado cantati dalla deliziosa Dulce Pontes. H ritmo del Festival non consiste in ima dialettica di cose note e meno note; alla base c'è la sorpresa che nasce da una bellezza che si rivela all'improvviso. Pollini con un «tutto Chopin» ci mostrerà come esperienza e riflessione abbiano approfondito 1 interpretazione di un autore che ha accompagnato tutta la sua vita artistica, perché il senso della musica, arte della ripetizione per eccellenza, sta nel tornare a inteipretare le opere somme, conquistando un frammento in più di quel territorio che un po' ingenuamente avevamo pensato ci appartenesse definitivamente. Per praticare questa reinterpretazione continua ci sono sostanzialmente due possibilità: ima è quella dei grandi interpreti che ci offrono il frutto di un travaglio interpretativo ininterrotto, l'altra consiste nella conoscenza di nuove musiche che accrescono la nostra capacità di rapportarci col mondo dei suoni. I canti dei bardi del Turkmenistan e dell'Azerbaigian, la cerimonia mistica dei curdi, le oscillazioni minimaliste di Philip Class e di Terry Riley, un quartetto di Beethoven raccontato da Sciarrino, qualche pagina inedita di Mendelssohn e di Debussy e i componimenti pianistici di Pierre Boulez dovrebbero, intrecciandosi al Mozart di Murray Perahia, al Vivaldi di Salvatore Accardo, al Wagner della Staatskapelle di Weimar e al Ravel di Lorin Maazel, riuscire una volta di più a trasformare settembre a Torino in una delle occasioni musicah più apprezzate del mondo. Enzo Restagno direttore artistico L'immagine-simbolo di Settembre Musica, che accompagnerà per un mese il pubblico lungo i tanti percorsi del Festival, tra grandi interpreti e preziose riscoperte, con un cartellone che dalle grandi pagine dassiche arriverà al punk e ai suoni etnici

Luoghi citati: Azerbaigian, Torino, Weimar