Erano vere le stelle descritte da Nicola Lisi

Erano vere le stelle descritte da Nicola Lisi TRENI'ANNI FA LA SCOMPARSA DELLO SCRITTORE TOSCANO Erano vere le stelle descritte da Nicola Lisi ABBIAMO VERIFICATO LE ANNOTAZIONI SUL CIELO CHE COMPAIONO NEL SUO «DIARIO»: SONO TUTTE ESATTE Franco Gàbici (*) NICOLA Lisi, scomparso trent'armi fa, non avrebbe certo immaginato che sarebbe finito su «Tuttoscienze» e invece la lettura del suo "Diario di un parroco di campagna" ha incuriosito l'appassionato di astronomia, che si è preso la briga di andare a verificare alcune descrizioni annotate dal "parroco". All'inizio del "Diario", neba sezione "L'anno del freddo", nel giorno di San Pietro martire (aprile) si legge di "due astri in simmetria": b fa notare al parroco b camerlengo. Il parroco crede in un primo tempo "che b scambiasse con sempbci lumi in lontananza" e invece si tratta proprio di due astri. La steba più grande, annota b parroco, "sembrava fiaccolasse neba continuata resistenza al chiarore deba luna, mentre l'altra viveva ai nostri occhi per l'effetto di una sua intema luce porporina". Il "Diario" fti scritto nel 1942: le due "stebe" sono in realtà i pianeti Giove e Marte, che neb'aprile di quell'anno erano ben visibib dopo b tramonto neba costellazione del Toro. Aba fine deb"'Anno del freddo" si legge dell'apparizione di una cometa: "E' scritto sui giornab d'una cometa, in queba parte di cielo che sopravanza la Calvana...". Il parroco, annota che cercò di osservarla, ma senza successo, e mentre, deluso, chiudeva la finestra pensava "come fosse probabbe che gb astronomi, neb'entusiasmo che segue a una scoperta, avessero attribuito agb occhi umani la stessa potenza debe lenti". In effetti aba fine del 1942 si annunciò una cometa ma questa, come a volte succede, non si fece vedere. Il 13 dicembre era stata scoperta una cometa ("ancora del tutto telescopica") e le cronache annunciavano che avrebbe potuto essere visibbe ad occhio nudo. Forse bastò questo ai giornali per diramare la notizia che una cometa sarebbe apparsa a Natale, anche se le riviste scientifiche scrivevano che la cometa non avrebbe potuto assumere "proporzioni cospicue". Il "parroco" di Lisi, sempre attento ai fenomeni naturab, acquista anche uno strumento per osservare b cielo e la sua scelta cade sul binocolo, "perché i cannocchiali a un tubo sola¬ mente, che si abungano neb' aria, mi sembrano di compbcata appbcazione". Ma quasi subito lo abbandona perché si accorge che lo strumento non lo aiuta granché neba sua curiosità astronomica. Affascinato dal mondo degb uccelli, è febee quando per la prima volta ascolta il canto del cuculo e si smarrisce invece quando sperimenta b mutamento di colore debe penne di un merlo dal nero al bianco. Qualcosa del genere aveva letto in un libro quando frequentava il seminano. Ma le deviazioni daba norma lo turbavano: "mi ritrassi dubitoso dal labirinto a cui talvolta conducono le scienze e tomai ai suggerimenti deba saggezza elementare". Il parroco di Lisi non sarebbe mai diventato uno scienziato. (*) Planetario di Ravenna

Persone citate: Franco Gàbici, Lisi, Nicola Lisi

Luoghi citati: Ravenna