Lo scrittore vota il critico di Mirella Serri

Lo scrittore vota il critico StAMBIO DI RUOLI TRA-NARRATORI E RECENSORI AL «FESTIVALETTERATURA» Lo scrittore vota il critico Mirella Serri A ciascuno il suo: ai critici tocca affinare le anni e pungolare, agli scrittori soggiacere e ingoiare. Ma semel in anno... si può anche cambiare. A capovolgere i ruoli tradizionali ci hanno pensato a Mantova, in occasione della tradizionale kermesse letteraria che si svolgerà dal 7 all'I 1 settembre. Al frequentatissimo e ormai collaudato appuntaménto del Festivaletteratura è stata ideata una «Zona critica» nella quale i romanzieri, muniti di penna rossa e blu e di frustino, intervengono e fustigano errori e défaillances dei critici. Ci abbiamo provato anche noi a ribaltare la situazione e a'far salire in cattedra dieci scrittori chiedendo di valutare i loro giudici. Una volta tanto si realizza l'input gramsciano con l'educato che educa l'educatore ed emerge anche un sondaggio sui critici italiani più gettonati (nel bene e nel male). Carlo Lucarelli: i giallisti figli di un dio minore Siamo stati per anni veramente figli di un dio minore. I giallisti, gli autori di noir erano ima vii razza commerciale da non prendere in considerazione. Ci mancavano i quarti di nobiltà per entrare nel consesso della letteratura "alta". Ogni tanto su Repubblica appariva un colonnino in cui si esaminavano con curiosità e attenzione, per esempio, le opere di Loriano Macchiavelh o di Marcello Fois o le mie. Oggi che non c'è più sentiamo molto la mancanza dello straordinario Edmondo Dietrich, talent scout del genere più letto. D contrario di Antonio D'Orrico, critico letterario del Corriere della Séra-Magazine, che stila i suoi giudizi condendoli con un pizzico di malizia. Il massimo giallista è per lui Giorgio Paletti. Poi aggiunge che il peggiore è il sottoscritto. Mi vendico? Certamente. In Un giorno dopo l'altro c'è un killer che è tutto il suo ritratto. Sebastiano Vassalli: detesto gli acidi Ecco l'identikit del critico che detesto. Ha circa trenta-quaranta anni. Ma può averne anche di più dal momento che raramente riesce a far carriera e si trasforma con il passare del tempo in un critico acido e attempato. Non che da giovane sia più realizzato: è uno che usa gli autori come punchingball per farsi bello. Critico ideale, viceversa, è quello che elabora un complesso sistema di pensiero. Anche sbagliando. Per esempio Benedetto Croce, che ancora oggi è uno dei fondamentali punti di riferimento, nella critica militante ha preso delle grandi cantonate. Capaci di guizzi e di impennate sono stati Carlo Bo e Geno Pampaloni. Non rimpiango il passato: ottimo lettore odierno è Giovanni Tesio di UL. In generale è poi vero che i narratori italiani sono migliori dei loro critici. Clara Sereni: mi mettono sempre fra gli «extra» Un accurato esegeta dei miei libri lo devo ancora incontrare. Intanto le mie opere vengono sempre catalogate collocandole fuori dall'ambito letterario. Di CasaKnghitudine si diceva che non era un romanzo ma un saggio. Mi chiamavano Madre Coraggio dopo aver letto il mio Manicomio primavera, registrato sotto la voce "handicap". Passami il sale è stato incasellato come critica alla pohtica e II gioco dei regni è stato stimato soprattutto dagli storici. Una personalità della levatura di Gaetano Baldacci sul Corriere della Sera lo ha usato come pretesto per ribadire il suo anticomunismo. Però ci sono anche interpreti raffinati della nostra letteratura, come Tesio. Alessandro Pipemo: pessimo chi fa il sunto H compito di un critico è indica¬ re allettore se un'opera è da leggere oppure da evitare. Funzionano eoa i grandi panegirici e le grandi stroncature. Per Con lepeggiorì intenzioni a schierarsi a favore è stato, coraggiosamente, Antonio D'Orrico. Si è dichiarato contro invece Aldo Nove che ha diffidato dall'acquisto del mio romanzo. Laureo a pieni voti Franco Cordelli per i suoi excursus sui libri non itahani sul Corriere della Sera. Di Emanuele Trevi amo lo stile critico-saggistico. Ma sono anche dei veri talenti Massimo Raffaelli del Manifesto e Ftanco Marcoaldi di Repubblica. Non apprezzo poi i critici accademi- \ ci quando si esercitano sui contemporanei usando il misurino per le parti che funzionano e per quelle da depennare. Pessimi i più furbi che si esercitano nel riassunto dell' opera: evitano di prendersi la responsabilità di dire se un racconto è indigesto. Isabella Bossi Fedrigotti: giudicare con II cuore Cinque in scrittura, tre in attualità, sei in trama: va benissimo il critico-maestrino. Ma un professionista vero deve poi buttare a mare l'elenco dei voti e giudicare con il cuore. Vorrei per il lettore un vero assaggiatore. Come quello che un tempo avevano i re. Un modo per non avvelenare il povero finitore. D'Orrico è il critico che dopo averla compilata strappa la scheda di valutazione e presta attenzione alle emozioni. Giulio Ferroni, storico della letteratura, è all'opposto. Una volta mi ha affibbiato un due. Almeno un quattro però forse lo meritavo. Giuseppe Conte: diffido dei faziosi ' Come Dike, dea della giustizia: grazie, ne faccio a meno dell'analista con la. bilancia in mano. Il critico deve saper cogliere in un romanzo una tendenza, una prospettiva. Esemplare in questo il teorico Luciano Anceschi. Oggi in grado anche di capacità di scrittura nell'esercizio critico è Gioreio Picara. Medio diffidare invece dei faziosi. Di chi parte da un pregiudizio e lavora con paraocchi ideologici. Esponente della categoria dell'assoluto preesistente è Angelo Guglielmi, critico del partito preso. Sandra Petrìgnani: - . detesto la ferocia Preferisco gli scrittori-critici: sono più intuitivi e generosi. Tra i critici cosiddetti "puri" solido, affidabile e preparato sugli autori è Massimo Onofri di Diario. Pollice verso nei confronti di tutti coloro che proiettano se stessi nell'oggetto di cui parlano e sono tanti (Pietro Citati ha fatto scuola anche se nessun allievo mi sembra all'altezza del maestro). Detesto la ferocia di cui è capace Alfonso Berardinellì e mi delude ogni giorno di più la posizione preconcetta e populista di Goffredo lofi. Di Carla Benedetti apprezzo i discorsi teorici. Provo simpatia, che so totalmente non ricambiata, per D'Orrico. È irrazionale, infantile, disarmante nella sua sincerità umorale. Ma almeno è imprevedibile. Una boccata d'aria frescain un giornalismo tutto dominato dagli interessi editoriali. Antonio Scurati: i romanzi non sono una merce La letteratura come il Viakal, oggetto da supermercato. Niente di più sbagliato. Il vero critico non deve considerare il romanzo una merce ma commisurarsi con la cosiddetta "autonomia dell'estetico" e pensare che la letteratura occupa una propria sfera di valori. Sergio Pent di ttL è un colto saggista che non incappa nell'errore di valutare unjomanzo per il suo impatto giornalistico o commerciale. Cordelli è un intellettuale che opera anche lui in questa direzione, come Mario Lavagetto che però non pratica critica sui contemporanei ma possiede un elaborato sapere teorico. La Benedetti anche se accademica ha una visione militante. D'Orrico è invece un vero "customer service": ha introiettato il punto di vista del consumatore. Rappresenta il nuovo, l'interprete chic che pratica uno snobismo al quadrato in cui dialoga con il lettore divenuto cliente. Silvia Ballestra: si sente la mancanza di una donna Desidero critici-parenti, che facciano parte della mia stessa famiglia, che mi siano vicini per motivi anagrafici e leggano i libri mescolando competenze letterarie, musicali, cinematografiche. Lo sono Tommaso Ottonieri, Tiziano Scarpa, Filippo La Porta, Andrea Cortellessa. Ma anche Guglielmi, che appartiene a una diversa generazione. Si sente la mancanza di un critico donna come lo è stata Grazia Cherchi. Poi c'è chi fa della provocazione la propria cifra. Come D'Orrico, per esempio. Luca Doninelii: hanno assassinato i «custodi» L'assassinio nella cattedrale della critica letteraria è statò compiuto. I custodi del .culto sono stati eliminati: non esistono quasi più critici di riferimento. Salgo in metropohtana e mi compiaccio. Finalmente si legge. Cosa? Il Codice da Vinci. In quale abisso siamo dunque finiti dal momento che non esiste più un critico capace di tirare un affondo su questo pateràcchio? Di veri lettori-specialisti ne sono rimasti pochi. Ci sono Ermanno Paccagnini e D'Orrico che hanno saputo conquistarsi un loro pubblico. Ma non apprezzo chi, co-' me Guglielmi o Vassalli, da tempo predica la morte della letteratura. Critici e scrittori devono far proprio l'assunto del campione di ciclismo, Indurain. A chi gli chiedeva se detestava i suoi avversari obiettava: «Come faccio a odiare qualcuno che come me sta sputando l'anima?». E' una delle iniziative in programma a Mantova dal 7 all'11 settembre. Anticipiamo il confronto: ecco 10 «pagelle» d'autore, un sondaggio con nomi e cognomi è Zouania e ingaanabche si StAMBIO DI RUOLI TRA-NARRATORI E RECENSORI AL «FESTIVALETTERATURA» In alto, Geno Pampaloni e Grazia Cherchi due «modelli» della critica letteraria di cui si sente ia mancanza. Al centro, illlustrazione di Matteo Pericoli perttL. Lo scrittore vota il critico In alto, Geno Pampaloni e Grazia Cherchi due «modelli» della critica letteraria di cui si sente ia mancanza. Al centro, illlustrazione di Matteo Pericoli perttL.

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