Agassi non smette di recitare

Agassi non smette di recitare NELL'ULTIMA OCCASIONE UTILE VUOLE IL RISULTATO A SORPRESA PER USCIRE DI SCENA ENTRANDO NEL MITO Agassi non smette di recitare «Dove posso arrivare? Non so, non ho mai giocato qui a 35 anni e per la 20a volta» NEW YORK Il ragazzo invecchiato è nato a Las Vegas, da sempre sa come funzionano le cose nello showbiz. Un grande attore ha bisogno di un'ultima, grande recita, di un ultimo applauso, dell'inchino finale per uscire di scena come si deve. Come merita. Il vecchio Kid da giovane non sempre ha saputo maneggiare New York. «Qui la gente ha fretta - spiega oggi -. Se hai voglia di conquistarti la loro stima devi divertirli, ma senza perdere tempo. Non ero abituato a questo modo di pensare, quando sono arrivato qui la prima volta. Poi ho incominciato ad apprezzarlo». Andre Agassi è l'ultimo dinosauro rimasto in un tennis che sta cambiando pelle. Ha 35 anni, otto tornei dello Slam in bacheca, una moglie - Steffi Graf-, due figli. È arrivato in scena come un ribeUe, ora ci sta come un maestro zen. Un tempo aveva in garage due Corvette e un fuoristrada. Oggi ci tiene un SUV, con due carrozzine nel bagagliaio. Gh piacevano i jiunk, ora ascolta Barry Manilow, il biondone easy listening che piace tanto ai pensionati della Florida quando fissano il mare con un bicchiere di Martini in mano, lisciando con la memoria gh amori di un tempo. Il Kid aveva una coda di capelli mesciati, ora sembra un bonzo, o uno stilista molto cool. È invecchiato, ma ancora non si sente ancora antico. Non si sente finito. «Andre sa che deve fare qualcosa di grande a questi Open», dice Gii Reyes, il preparatore fisico grande come una colhna di medie dimensioni che da un decennio è l'ombra, il padrino, il consigliori, il miglior amico di Agassi. Andre ha chiamato Gii suo figlio, tanto per capire il tipo di affetto che lega la montagna umana al campioncino. Al Iloland Garros, nello scorso maggio. Agassi ha perso con Nieminen al primo turno. 6-0 al quarto set, e fitte cattive come murene al nervo sciatico. «A Parigi Andre ha aperto gh occhi. Ha capito che non aveva più tempo da perdere. Non so fra quanto finirà questa storia, se domani o fra qualche mese, ma di sicuro siamo alla fine di una grande camera». Dopo la ferita di Parigi Andre ha capito che senza infiltrazioni di cortisone alla schiena non avrebbe più potuto scendere in campo. E invece lui aveva voglia di un ultimo lampo, come quello del suo antico nemico Sampras: nel 2002, proprio qui a New York, dove Agassi ha già vinto due volte. Sceso dall'aereo Andre ha chiamato Reyes al telefono. Gh ha detto «Non sono finito. Gii. Possiamo giocarcela ancora». Ha saltato Wimbledon, cambiato programma in palestra. Meno pesi, più esercizi leggeri. «Però abbiamo lavorato più duramente che mai, più a lungo che mai - giura Gii la montagna - È più in forma adesso, che ha 35 anni, di quando ne aveva 23. Sa che stavolta deve dare tutto quello che ha». Ci sta provando, il campione. In estate, a Montreal, è arrivato a un respiro da battere Nadal la belva. Qui ha fatto fuori Sabau, poi il gigante Karlovic. PoiTomas Berdych, il ragazzino ceco che negli ultimi due anni sul cemento è stato capace di battere Federer e Nadal. Gh ha lasciato un set, il primo, poi gli ha tolto ritmo, spazio, speranza. Non ha un tabellone impossibile. Oggi gh tocca Malisse, se Jo battesse potrebbe incontrare Blake o Robredo, forse Gasquet o Coria in semifinale. Dall'altra parte del tabellone lo aspetta il sogno, infilato dentro la maghetta rossa di Roger Federer. «Dove posso arrivare? Lo scoprirò con voi - sorride -. Non ho mai avuto 35 anni, prima. Non ho mai giocato per la ventesima volta gli Us Open. È un territorio sconosciuto per me». Attorno ha la muta degli scudieri di Roddick, il nuovo eroe caduto: Blake e Ginepri. Ma il Kid è sicuro che i giovani di bottega possono aspettare. C'è un'ultima recita che aspetta il capocomico, e il vecchio ragazzo non vuole mancarla, [seme]

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