Notte dai i I sull'Intercity pieno di zecche di Marco Accossato

Notte dai i I sull'Intercity pieno di zecche IL REGGIO CALABRIA-TORINO L'ATTO D'ACCUSA D118 PASSEGGERI Notte dai i I sull'Intercity pieno di zecche Il treno è partito nonostante le proteste «Carrozza infestata, siamo stati punti» Marco Accossato TORINO Sono partiti da Reggio Calabria alle 18,30: Intercity Notte 768, carrozza 5, cuccette di seconda classe. Sono amvati a Porta Nuova 16 ore dopo, su un autobus, infestati di zecche, isolati e respinti da tutti, come in una specie di quarantena. Appena giunti in stazione a Torino sono stati accompagnati in taxi all'ospedale più vicino: zecche sulla pelle, zecche sugli abiti, zecche annidate anche sulle valigie rimaste in stazione. E' l'allucinante cronaca del rientro a casa di numerosi viaggiatori che, nella notte fra mercoledì e giovedì scorsi, hanno attraversato l'Italia da Sud a Nord dopo una vacanza lungo le coste trasparenti della Calabria. Buon viaggio con Trenitalia: 90 euro con prenotazione delle cuccette. «Un viaggio in una condizione da carro bestiame», sbottano. Al punto che 18 dei 60 passeggeri su quella carrozza hanno minacciato, quasi alle porte di Roma Ostiense, di bloccare il treno, tirando il freno d'emeigenza, se non fossero riusciti a parlare con il capotreno: di fronte all'esplicita minaccia e ai suoi occhi increduli, il capotreno ha contattato immediatamente un funzionario a Roma, dove la carrozza delle zecche è stata svuotata, sigillata, e parte dei passeggeri in rivolta fatta salire su un pullman per proseguire il viaggio verso Pisa, Genova, Alessandria o Torino. Ma sul treno 768 le zecche forse si sono diffuse, portate dai tanti che non hanno voluto scendere per proseguire in autobus e hanno accettato solo di passare da scompartimento a scompartimento, da una carrozza all'altra. Valeria lelo è uno dei passeggeri finita all'ospedale con morsi di zecca: «Appena saliti - racconta ci siamo resi conto dell'immensa sporcizia. Una vergogna. Ma il treno era al completo, impossibile cercare un altro posto. Su uno dei sedili c'erano due animaletti morti. L'abbiamo fatto notare al personale delle ferrovie, che ha risposto: "Saranno due insetti, buttateli a terra. E comunque altri scompartimenti liberi non ci sono"». Poi il treno è partito: «A quel punto non avevamo alternativa: abbiamo steso dei giornali come cuscini e ci siamo seduti sui giornali per evitare il contatto diretto coi sedili luridi». E' mezzanotte, il treno viaggia veloce, con il sonno la rassegnazione sembra placare le proteste. Invece è solo l'inizio: «Pochi minuti dopo aver spento la luce dello scompartimento per dormire prosegue Valeria lelo - ho iniziato a sentire un formicolio strano lungo le braccia e sulle gambe. Ho riacceso la luce, le zecche mi camminavano addosso». Un grido. Si cerca di nuovo il capotreno, che, vista la situazione, prega i passeggeri di non spargere la voce: «Siete in 60, su questa carrozza - spiega -: non facciamo scoppiare il panico. Troveremo una soluzione». Partono all'istante telefonate dal treno a Roma Ostiense e da Roma Ostiense al treno. La luce nello scompartimento di Valeria lelo e di altri cinque passeggeri inorriditi resta accesa, altri animaletti vagano sui sedili e per terra. I passeggeri sono e restano in corri- dolo. «LA dentro non torniamo», dicono chiaro al capotreno. Alla stazione Ostiense c'è la polizia ad attendere il treno. I passeggeri della carrozza 5 prote- stano: «Vogliamo un medico, o pensate di arrestare le zecche?». Battute per stemperare la tensio- ne. Medici non se ne vedono, ma arriva un autobus pronto a carica- re 18 passeggeri, quelli che si rifiutano categoricamente di prò- seguire in tah condizioni. Il trenoriparte, la voce, per fortvma, nonsispaige. «E'stato un viaggio tremendo», raccontano Antonella Candito, Marco Reale, Luca Circosta, altri viaggiatori sul treno da Reggio Calabria. «Alcuni di noi non finiva no di grattarsi, l'autista dell'auto bus ci'.a detto di stare attenti che avevamo i bagagli pieni di anima letti- C:i sentivamo ^S^ appesta ti», n calvario finisce a Porta Nuo- va' ma non s^ Pu^ ancora tornare a casa: il servizio accoglienza del- le Ferrovie schiera cinque taxi per portare all'ospedale Mauriziano sette persone. Sulle braccia hanno i minuscoli ma pericolosi segni dei morsi. Dall'ospedale, sempre in taxi, e a spese delle Ferrovie, si toma in stazione. Nell'ufficio dove sono stati lasciati i bagagli sono disperati: «Adesso dovremo disinfestare tutto...». Anche la carrozza 5 è stata disinfestata. «Niente più traccia di zecche», garantisce Trenitalia, che si scusa: «Regaleremo un viaggio a titolo di risarcimento». Dalle valigie, però, gli animaletti hanno invaso la casa di alcuni dei passeggeri dell'Intercity. Le zecche sono passate dai sedili del treno ai sofà dei salotti. Uannn ^jnarriafn ndl II KJ l im IdLUdLU ^j tirare il fr^nn "' Lllal" Il llcllU H'pmeirnonTa npr « "'''^'9"''^c'r"-' ^nnwìnrprp irranotrpno LUIIVIIK-Clc II LdpULIci 1U "'" fprmarc;i o Rorna ^ 1 eli 1 Idi il d rvUI Ila /^ncrri hannn Hatn ^v.Lol u 1 Idi 11 UJ UdLU i in ni lilrnan^ Poi UI1 (JUIII1 Idi I». rUI 'iiTj^v/Qr^ U MLUVfc;lU,dl Uno dei passeggeri: Valeria lelo con la bottiglietta che racchiude le zecche trovate sul suo corpo

Persone citate: Luca Circosta, Marco Reale