Beslan, un anno di lutto e misteri Il cremlino diserta le cerimonie

Beslan, un anno di lutto e misteri Il cremlino diserta le cerimonie LE MADRI DELLE VITTIME OGGI A MOSCA: VOGLIAMO GUARDARE PUTIN NEGLI OCCHI Beslan, un anno di lutto e misteri Il cremlino diserta le cerimonie reportage FRANCESCA SFORZA inviataaBESUN ss^rsss* degli uomini. Sono stati i primi a cadere, erano nella stanza dove si è fatta esplodere la donna kamika- ze, i loro cadaveri sono stati gettati dalle finestre. Dall'altra le foto deUe donne e dei bambini, intorno a cui si raccolgono ilamen- ti più acuti, le grida di strazio, i pianti più disperati. Le volontarie della Croce Rossa si fanno largo in quell'angolo della scuola con dei bicchieri d'acqua e pasticche di calmanti. Una mamma sviene, la portano via di corsa. «Le hanno ammazzato tutti, è rimasta sola», dice un uomo levandosi il cappello al suo passaggio. Nell'angolo oppo- sto, disertato dalla maggior parte dei visitatori che ieri hanno riem- pito la scuola di Beslan per comme- morare le 331 vittime dell'attenta- to più brutale nella storia della Russia, ci sono le fotografie degh undici spetsnaz che hanno perso la vita nello scontro con i terrori- sti. «Poveri ragazzi, in fondo sono morti anche loro», dice un'anzia- na signora, sfilando dal suo mazzo di garofani rossi un fiore per le teste di cuoio. Qualcuno, due giorni fa, ha tappezzato le pareti di ciò che resta della scuola di Beslan con striscioni bianchi, rossi e neri. Ci hanno scritto i nomi di altre città funestate da violenze vecchie e nuove - Madrid, New York, Danzi- ca, Londra, Dresda - e quelli dei bambini vittime di altri e più lontani attentati, dall'Argentina al Nicaragua, dalla Somalia al Darf ur. Larissa Kokova, professo ressa, dice che forse sono stati i ragazzi di tuia delle tante associa zioni pacifiste che hanno lavorato a Beslan durante lo scorso anno. Ma secondo Alexandr, studente di informatica, «sono stati quelli dei l'Fsb (il servizio segreto russo), perché gh fa comodo fare di ogni erba un fascio, Beslan come Ma drid, come New York, come tutto il resto del mondo». «Invece quello che è successo a Beslan è una cosa diversa - aggiunge - ma tanto la verità non ce la diranno mai», Arredata come un centro socia le, e stordita dagh altoparlanti che trasmettevano a getto continuo le note del Dies Irae e dell'Ave Ma ria, Beslan si è difesa ieri dall'as salto delle telecamere e dei curiosi con le uniche armi a sua disposizione: il dolore per i propri morti, e la rabbia per chi li ha fatti morire. Una celebrazione con rito ortodosso ha segnato l'inizio delle commemorazioni. Molte delle vittime erano musulmane, «Ma c'erano troppi musulmani tra i terroristi per consentire lo svolgimento di un rito islamico», dice la portavoce del presidente Mamsurov. Poi sono arrivate le autorità locali e Dmitri Kozak, rappresentante del presidente nel distretto del Sud. Da Mosca non è venuto nessuno. «Putin doveva venire dice ancora la professoressa Kokova - perché la gente ha bisogno di essere rassicurata sul fatto che i responsabili verranno trovati, ma io credo che verrà domani, o forse il 3». «Sta in vacanza - le dice una sua collega, Zveta Zilova, che nell'attentato è rimasta ferita e ha perso sua figlia - Figurati che gh importa di noi». I risultati deUe inchieste - quella federale e quella condotta dalla procura osseta - non sono ancora stati resi pubblici. Il presidente della Commissione parlamentare Torshin ha dichiarato che «ci sono ancora molte incongruenze» e che «bisogna avere pazienza e lavorare senza cedere alle emozioni». Nel frattempo a Beslan il clima si avvelena: i soldi caduti a pioggia sulla città non sono stati distribuiti in parti uguali, c'è chi non ha ricevuto neanche un rublo solo perché in casa non c'era il morto, «Ma mio figho ha visto morire il suo migliore amico - dice Valentina Zimaeva - e da allora ha gh incubi tutte le notti». In assenza di altri nomi, e di una giustizia 'if-uale per tutti, alcune madri hanno chiesto asilo pohtico a «qualunque Paese che rispetti i diritti umani»: «Non possiamo e non voghamo più vivere in Russia, dove la vita umana non vale nulla». E la folla di Beslan si scaglia contro la direttrice della scuola, che arriva alla commemorazione vestita di nero, con i capelli corvini raccolti sulla testa e accompagnata da due nipoti. «Assassina, assassina!», le urlano. La signora è costretta a fuggire scortata dai ragazzi per evitare lo scontro con un gruppo di donne infuriate. «La accusano perché è stata lei a dare l'appalto agh operai che hanno fatto i lavori di ristrutturazione nella scuola, - dice Tatiana Rubaeva, sua figlia era nella scuola e non hanno neanche trovato il corpo - e molti credono che gli operai hanno aiutato i terroristi a mettere cumuli di armi nella scuola. Ma io l'ho conosciuta come una brava direttrice, anche se l'accusano io non ci credo». Susanna Dudieva, presidente del Comitato deUe madri di Beslan, andrà al Cremlino con una delegazione di 8 persone scelte dal presidente Mamsurov: «Putin l'abbiamo cercato per tutto l'anno e non ci ha mai risposto, ma io ci vado perchè lui mi deve guardare negli occhi - dice sforzandosi di non piangere - Hanno svenduto i nostri figli, hanno ignorato le trattative e consentito quello scempio. Forse per loro i bambini caucasici valgono meno degh altri bambini?» «Bisogna pensare ai bambini che sono rimasti - dice il maestro di ginnastica Pavel Kischinetz - A lezione, se chiedo loro di correre in libertà, molti di loro si guardano le spalle, altri si spaventano se batto le mani all'improvviso, altri ancora scoppiano a piangere». Le scuole a Beslan e in tutta l'Ossezia cominceranno il 5 settembre. Il potente sindaco di Mosca Yuri Luzhkov ha donato alla città una scuola gigantesca, con una piscina olimpionica, una palestra con gh attrezzi, una sala da ballo, un'aula da concerto, i laboratori linguistici, la bibhoteca, un giardino d'inverno, il parco giochi e uno stadio ancora in costruzione. Accanto alle cartine geografiche, qualche istruzione per l'uso: come riconoscere una bomba, come disinnescarla, come individuare una donna kamikaze, come comportarsi se un lanciafiamme invade il corridoio. Molti aspettano ancora l'arrivo del presidente Ma non Zveta, ex ostaggio «P in vacanza. Figurati che gli importa di noi» Alcune femiglie disperate hanno chiesto ieri asilo politico all'estero «In questo Paese la ^ta umana non vale nulla» Le lacrime delle mamme di Beslan tra le rovine della scuola maledetta, diventate una sorta di monumento alle vittime della strage