Tfr, accorcio vicino ma mancano ancora le risorse di Luigi Grassia

Tfr, accorcio vicino ma mancano ancora le risorse LA NUOVA LIQUIDAZIOlSiE NON È RISOLUTIVO L'INCONTRO CON LE PARTI SOCIALI Tfr, accorcio vicino ma mancano ancora le risorse Maroni dà appuntamento a venerdì 9 Difficile finanziare il fondo di garanzia Luigi Grassia Ieri è stato il giorno del penultimo atto per il Tfr da trasferire alla previdenza complementare: il ministro del Welfare Maroni ha sentito le parti sociali e ha dato appuntamento a venerdì della prossima settimana, 9 settembre (l'S porta male) per sottoporre alla firma il testo definitivo; le voci prospettano una trattativa a oltranza durante il weekend mentre suona un po' ottimistico il commento del ministro secondo cui «il 950Zo del lavoro è stato fatto». Il provvedimento finale, ha spiegato lo stesso Maroni, dovrebbe «accogliere quasi integralmente» le novità del cosiddetto avviso comune di sindacati e Confindustria, che integra e in diversi punti innova rispetto alla bozza di decreto che il governo aveva messo insieme sulla base della delega parlamentare; questo lascia aperto il problema delle banche e delle assicurazioni, che non vogliono sentir parlare di modifiche allo schema della delega riguardo al meccanismo delle compensazioni alle imprese (l'Abi) e alla possibilità di alternative ai fondi collettivi (l'Ania). Soprattutto le riserve di chi controlla i rubinetti del credito potrebbero rendere difficile il funzionamento dell'intero sistema. Questo ha spinto Adriano Musi della Uil a un commento guardingo se non duro: «Maroni è stato di una genericità estrema perché evidentemente Siniscalco (il responsabile del Tesoro, incontrato l'altroieri, nda) non ha risposto a tutti i chiarimenti sulle compensazioni». Tuttavia la nota concordata alla fine fra tutti i sindacati, Uil inclusa, suonava più distesa: «Esprimiamo apprezzamento, perché Maroni ha detto che intende accogliere i punti nodali delle nostre proposte: sul rapporto tra le parti sociali, sul silenzio/assenso e sul ruolo della contrattazione. Ci siamo riservati di poter leggere e commentare un testo e non soltanto delle dichiarazioni, perché abbiamo imparato che le affermazioni verbali possono cambiare». Oltre a Musi erano presenti Pierpaolo Baretta per la Cisl (che ha parlato a nome di tutti), Morena Piccinini per la Cgil e Renata Polverini per l'Ugl. Quella che si vuole realizzare è una previdenza complementare rispetto a quella ordinaria per la quale i lavoratori pagano i contributi (destinata a offrire assegni via via sempre più magri con l'invecchiamento della popolazione) ma distinta anche dalla previdenza individuale nella quale ognuno cerca di costruirsi una rendita fai-da-te; l'integrazione del reddito dei futuri pensionati andrebbe cercata attraverso fondi collettivi finanziata con l'attuale trattamento di fine rapporto, che in parole povere nel settore privato si chiama liquidazione e nel pubbhco impiego buonuscita. Molti restano i problemi da risolvere, dalle contestazioni radicali di chi parla di «scippo del Tfr» alla questione del finanziamento delle aziende, che finora trattenevano in busta paga e accantonavano per il Tfr (e nel frattempo usavano) quei soldi sui quali non potranno più fare assegnamento. Il decreto sulla previdenza complementare resta dunque appeso al nodo delle compensazioni alle aziende, per il quale la soluzione non appare vicina. In precedenza Maroni aveva perorato la causa deDa automaticità nella concessione del credito alle aziende che perdono il Tfr mentre ieri ha fatto una parziale retromarcia (da qui i dubbi dei sindacati) accennando a «una sorta di automatismo ridotto» (la delega non prevede concessioni automatiche ma parla di facilitazioni nell'accesso al credito). Una posizione apprezzata dal direttore generale dell'Abi, Giuseppe Zadra, che ha detto: «L'automatismo è tecnicamente sbagliato. Il credito non è un'attività esercitabile in modo vincolante». Tuttavia Zadra ha aggiunto che «il lavoro che abbiamo preparato può garantire una facUitazione all'accesso al credito come previsto dalla legge delega». Il credito compensativo sarà garantito da un fondo pubbhco per il quale si vocifera (per ora) una dotazione di 100-200 milio¬ ni di euro: molto bassa se si pensa che dovrà garantire finanziamenti sostitutivi fino ai 10 miliardi di euro di Tfr che potrebbero essere conferiti ai fondi collettivi. Per Confindustria il direttore generale Maurizio Peretta ha «ribadito che non deve esserci alcmia penalizzazione per le imprese»; lo stesso Peretta ha avuto personale assicurazione da Maroni che «se non ci sarà ima soluzione positiva e di assoluta soddisfazione per le imprese, il provvedimento non verrà varato». LE DUE IPOTESI A CONFRONTO In caso di silenzio-assenso Quando il lavoratore si espirme Le compensazioni alle imprese i I dipendenti 1 pubblici LA BOZZA DEL DECRETO Sul destino del Tfr decìdeil datore di lavoro Il lavoratore destina il i syo Tfr al tipo di investimento che vuole -Vi provvederanno le banche sostenute da un fondo di garanzia finanziato dal governo LA PROPOSTA DELLE PARTI SOCIALI Il Tfr viene destinato autornaticamente a un'~"~^ fondo negoziale "Netta distin2:ione" tra previdenza complementare collettiva e individuale Le banche si impegnino a fornire con certezza i fondi del Tfr che le imprese perderanno