Tovaritch Litta

Tovaritch Litta GLI ITALIANI CHE HANNO AVUTO SUCCESSO ALL'ESTERO Tovaritch Litta Il re della vodka russa è un marchese italiano Ogni anno esporta oltre 670 mila bottiglie personaggio FRANCESCA SFORZA corrispondente da MOSCA Bisogna chiamarla marchese? «Marchese della vodka va benissimo, zar della vodka ancora meglio». Sorride Eugenio Litta, guardando a quello che è riuscito a fare in poco tempo e contro ogni previsione di mercato. Un italiano che produce vodka russa, e che nei mercati intemazionali ha scelto di associare il proprio nome al marchio «Tovaritch» - la vodka «Compagno» - a dimostrazione che la nobiltà non disdegna l'ironia, perché «l'importante è non bere mai da soli». L'avventura russa di Eugenio Litta, che oggi ha 38 anni, comincia nel 1993, all'epoca delle privatizzazioni di Boris Eltsin, nel pieno della turbolenta transizione dal modello dell'economia pianificata a quello di mercato. Anni d'oro per alcuni e di piombo per molti altri, quando si costruivano fortune nell'arco di una notte o si moriva per strada centrati da una pallottola per un pugno di dollari. «Ho cominciato a lavorare nel commercio di alcolici da quando avevo diciannove anni - ci racconta Eugenio Litta - e conoscevo bene i mercati asiatici per aver lavorato, prima ancora che in Russia, in Cina, Pakistan, Giappone e India. Ci occupavamo di ricostruzione industriale nel settore dell'alcol, ma con la crisi economica a metà degli Anni Novanta, il gruppo per cui lavoravo all'epoca - la multinazionale svizzera Alcotra - mi richiamò per offrirmi un posto a Dallas». Litta ci ha pensato un po', ma il richiamo russo ha vinto su quello americano; «Volevo restare a Mosca, e mi dovevo inventare qualcosa». Con un investimento iniziale di 600 mila euro - più o meno la liquidazione da manager presa dall'Alcotra - ha impiantato nel 1997 due stabilimenti di distillazione nella città di Lythkarino, a 30 chilometri da Mosca, e si è dedicato all'ideazione di un marchio originale: «Ho indetto un concorso tra giovani artisti russi, volevo un'etichetta che fosse tradizionalmente russa ma anche moderna, vitale, con un messaggio vincente». Cosi è nata la «Vodka Tovaritch!», con un design che strizza l'occhio all'avanguardia artistica degli anni Venti e alla retorica sovietica, ma senza indugiare sulla nostalgia. «Il nome mi è piaciuto subito, è una parola russa che ha fatto il giro del mondo, suona bene, funziona». All'inizio non è stato facile: «Ero molto concentrato sul mercato russo, che sembrava rispondere bene al prodotto», ma a un certo punto l'azienda si è trovata di fronte il problema del recupero crediti. «In altre parole - spiega Litta - il 40 per cento dei miei clienti non pagava e noi italiani in questo siamo diversi dai russi, non ci piace mandare la gente a riscuotere i soldi con le cattive, diciamo che abbiamo una diversa cultura del recupero crediti». Senza abbandonare il mercato russo la produzione si è stabilizzata sulle 200 mila bottiglie all'anno - Eugenio Litta ha cominciato a guardare verso altri mercati. «I risultati sono stati sorprendenti, nelle esportazioni siamo passati dalle 250 mila bottiglie dell'anno scorso alle 670 mila di quest'anno, e nel 2006 supereremo il milione di bottiglie». La vodka Tovaritch arriva oggi fino in Italia, Spagna, Francia, Germania, Belgio, Repubblica Ceca. «Presto saremo anche in i Polonia, e per noi è un grandissimo riconoscimento, vista la difficoltà con cui i prodotti russi raggiungono quel mercato». F^a breve entrerà in funzione anche un terzo stabilimento nella regione di San Pietroburgo, «perché in Russia la burocrazia è una cosa complicata e costosa - dice Litta - e preferisco non dipendere soltanto da Luzhkov (il potente sindaco di Mosca; ndr)». La Russia è nella storia di Eugenio Litta da tempi antichissimi. Uno dei suoi antenati, ufficiale al servizio della corte russa, fece dono allo zar della Madonna Litta disegnata da Leonardo da Vinci e oggi conservata al museo dell'Hermitage di San Pietroburgo. L'Unione Sovietica era lontana, e in fondo è lontana anche dalla prospettiva del giovane Litta, secondo cui la Russia non va più guardata con le lenti del comunismo, ma con quelle della trasformazione in senso occidentale. «E' un errore pensare ai nuovi ricchi russi come a dei cafoni arricchiti, lo stereotipo del russo incolto e pieno di soldi non corrisponde più alla realtà - ci dice -. Oggi sono in gamba, intelligenti, colti, prima fiiggivano all'estero, adesso tornano, e tornano preparati, con la voglia di dare un tocco intemazionale al loro paese». Resta ima società difficile e cinica, Litta lo riconosce, «ma le cose stanno migliorando, io ad esempio vivo senza guardie del corpo, e lavoro in uno dei settori a più alto tasso di criminalità». Uno dei mali della società russa è proprio la vodka, che fa più morti degli incidenti stradali e all'origine di tantissime malattie. Trasparente, senza anno di produzione, senza riserve speciali, né vecchia né giovane, è impossibile distinguerla dall'alcol denaturato. «Una vodka buona è fatta dalla qualità degli ingredienti, i cereali, e soprattutto l'acqua, che deve essere purissima - spiega il produttore della vodka italian style -. Per il resto, se una vodka è di quabtà si capisce solo il giorno dopo, quelle buone non danno alla testa». E poi i russi adorano gli italiani. «Per loro siamo un esempio, guardano molto al nostro stile di vita, cercano di imitarlo, sono dei bon vivant che hanno riscoperto il gusto delle cose belle. L'ho notato in più di un'occasione - dice Litta, che per i suoi 35 anni ha radunato nella capitale oltre duecento amici della nuova società moscovita - quando tomi a cena a casa loro si vede che qualcosa in più hanno capito...». A chi vede la Russia piegarsi sotto il peso della sproporzione tra ricchi e poveri, Eugenio Litta risponde con ima ventata di ottimismo: «Le differenze vanno riducendosi, perché le nuove generazioni stanno costruendo molto, io lavoro con ragazzi di 20-25 anni che hanno una gran voglia di imparare e di lavorare. In Russia sta nascendo una nuova borghesia, e noi tendiamo a sottovalutare i russi. Sono molto più veloci di quanto pensiamo». Con la liquidazione apre due stabilimenti nel'97 nella città di Lythkarino vicino a Mosca, Poi indice un concorso tra giovani russi per il marchio Sono stati i giovani moscoviti a disegnare il marchio della vodka «Tovaritch». In alto l'imprenditore Eugenio Litta