Iraq, la Lega Araba dice no «E' il caos»

Iraq, la Lega Araba dice no «E' il caos» SUNNITI IN PI AZZA A TIKRIT Iraq, la Lega Araba dice no «E' il caos» Maurizio Molinarì corrispondente da NEW YORK I sunniti scendono in piazza a Tikrit, città natale di Saddam Hussein, per protestare contro la nuova Costituzione irachena e raccolgono il sostegno di Arar Moussa, segretario generale della Lega Araba, secondo cui il testo appena approvato è niente altro che una «ricetta per il caos». Ad organizzare la manifestazione a Tikrit sono stati alcuni dei gruppi religiosi sunniti che si sono rifiutati di firmare la Costituzione e fra gli oltre duemila manifestanti molti innalzavano immagini del deposto dittatore ed anche dei due leader sciiti Moqtada al-Sadr e Jawad al-Khalisi - che si sono detti contrari al testo. Uno degli organizzatori della manifestazione, lo sceicco Yahya Ibrahim al-Batawi, ha letto un documento nel quale si definisce la Costituzione in maniera sprezzante come «ebraica» per via del fatto che «il suo scopo è dividere l'Iraq lungo linee etnie e settarie». «L'unico intento della Costituzione è dividere gli iracheni» ha aggiunto Saleh al-Mutlaq, capo-negoziatore dei sunniti. Il segretario generale della Lega Araba ha espresso opiniom molto simili in un'intervista alla Bbc spiegando di «condividere la preoccupazione di molti iracheni per la mancanza di consenso su una Costituzione il cui testo nega l'identità araba dell'Iraq)). «Non credo nella divisione fra sciiti e sunniti, fra musulmani e cristiani, fra arabi e curdi - ha aggiunto l'egiziano Amr Mussa - non credo che possa essere fatta e la ritengo una vera ricetta per il caos, probabilmente per la catastrofe tanto in Iraq che nell'intera regione». Nel mirino delle obiezioni tanto del segretario generale della Lega Araba che dei manifestanti di Tikrit c'è il paragrafo della Costituzione nel quale si afferma che l'Iraq è ((parte del mondo islamico ed i suoi cittadini arabi fanno parte della nazione araba» con una formulazione varata per andare incontro alle richieste dei curdi - la seconda etnia del Paese - e delle altre minoranze non-arabe che vivono in Iraq. Attorno a questa definitone curdi e sciiti hanno costruito un modello istituzionale ispirato al federalismo che i sunniti rifiutano ritenendolo destinato a penalizzare i loro diritti, a cominciare da quelli relativi alla suddivisione delle entrate petrolifere per resportazione di greggio estratto in prevalenza nelle regioni curde e sciite. Durante l'ultima fase dei negoziati i rappresentanti sunniti chiesero a più riprese di modificare la frase contestata in (d'intero Iraq fa parte del mondo arabo» andando tuttavia incontro al veto dei curdi, per il quali il panarabismo di Saddam Hussein ha significato quasi trenta anni di persecuzioni, eccidi e pulizia etnica. A sostegno della Costituzione sono invece scesi in piazza a Baghdad diverse migliaia di sciiti ed il presidente Jalal Talabani ha detto di augurarsi che la maggioranza dei cittadini voti a favore del doaunento in occasione del referendum previsto per il 15 ottobre. ((Nessun libro è perfetto eccetto il Corano» ha detto Talabani per rispondere alle critiche dei sunniti. Per bocciare la Costituzione è sufficiente il voto contrario di due terzi dell'elettorato di tre province irachene e gli abitanti di al-Anbar, Mosul e Salhaeddin - dove i sunniti sono maggioranza assoluto - si stanno registando in massa. La Casa Bianca getta acqua sul fuoco tentando di calmare gli animi e scommettendo sull'approvazione del referendum ma l'ambasciatore Usa a Baghdad, Zalmay Khalizad, ha ammesso che l'opposizione dei sunniti «pone dei rischi per il futuro».

Persone citate: Amr Mussa, Jalal Talabani, Khalizad, Maurizio Molinarì, Moqtada Al-sadr, Saddam Hussein, Saleh, Talabani, Yahya Ibrahim