In diecimila nell'arca della paura: «Qui crolla tutto»

In diecimila nell'arca della paura: «Qui crolla tutto» NEL PALAZZO DELLO SPORT HANNO TROVATO RIFUGIO POVERI E SENZATETTO. NONOSTANTE DUE SQUARCI, LA STRUTTURA HA TENUTO In diecimila nell'arca della paura: «Qui crolla tutto» NEW ORLEANS Le cinque del mattino, mezzogiomo in Italia. Il Superdome, lo stadio di New Orleans dove hanno trovato rifugio almeno diecimila persone, rimane al buio. Nell'arca di Noè di poveri, malati e senza tetto, fra chi non ha potuto o voluto lasciare la città, esplode il panico. I più impauriti sono i bambini, centinaia. Poi scattano i generatori di emergenza e il cuore può ricominciare a battere. «Niente paura: è l'edificio più sicuro della città», urla qualcuno, quasi a farsi forza. Fuori il rumore del vento è assordante. Si guarda con ansia al soffitto: «sembra solido, ma chissà» dice Paul Norton, 21 anni. Katrina, il mostro con il nome di donna, non si vuole ancora placare. Qualche istante e toma la luce, a bassa intensità. Ma l'aria è pesante, difficile da respirare: i generatori d'emergenza non bastano per l'impianto di condizionamento. Improvvisamente si sente un forte rumore metallico. Si sono aperti due squarci nel tetto curvo dello stadio indoor. Due aperture attraverso le quali è possibile scorgere il cielo. «Pensiamo che il vento si sia insinuato negli sfiatatoi fra la membrana impermeabile del tetto e le mattonelle di alluminio del soffitto», ipotizza Doug Thomton, un responsabile dell'azienda che amministra l'arena. Bassicura chi sta intorno dicendo che le fessure sono relativamente piccole («5 metri per due») e che «lo stadio è abbastanza grande per tutti. Basta spostarsi». Non tutti, però, sono tranquilli. «Sarei potuto rimanere a casa mia e vedere volare via il mio tetto - protesta Harald Johnson, 43 anni -. E invece sono venuto qui e ho visto cedere il tetto del Superdome: bell'affare- ho fatto». Intorno mugugni d'approvazione. Anche perché 1 acqua non entra solo dai due fori: si notano infiltrazioni in tutta la parte centrale della copertura. I rifugiati vengono spostati verso le ali dello stadio. «Lo facciamo per tenerli asciutti il più possibile - spiega Thomton - e per impedire che i detriti cadano loro addosso». Le rassicurazioni non bastano a placare gli animi. «Aiuto aiuto, qui crolla tutto» è il grido a più voci. Il Superdome, da arena della salvezza, si trasforma in stadio della paura. Ora nessuno pensa ai New Orleans Saints, gli eroi della locale squadra di football. Tutti si aggrappano a quegli uomini con im'altra divisa, più austera ma altrettanto rassicurante: queDa della Guardia Nazionale. Eppure molti si erano lamentati, la sera prima, quando gli stessi ufficiali li avevano perquisiti. «Prima di farci entrare allo stadio - borbotta un'an¬ ziana signora - hanno frugato un po' dappertutto. Cercavano armi o droga, credo». Qualcuno, cercando riparo, inciampa in una vecchia coperta. «Hanno dormito tutti qui la notte scorsa (domenica notte, ndr) - racconta Kevin Stephens, un medico che assiste i rifugiati - arrangiandosi come potevano. Ma non ci sono stati grossi problemi». «Certo ora, senza condizionatori e con pozze d'acqua dappertutto - aggiunge Thomton - non si sta tanto bene: ma almeno questo è un posto sicuro». Morris Bivens è un pittore di 53 anni. È venuto al rifugio con la moglie, la figlia e cinque nipotini. Quando sono state aperte le porte dello stadio, verso le ore 19 di domenica, è stato fra i primi ad entrare. «Son qui per loro, non certo per me - spiega -. So che non avrei potuto salvare questi bambini se fosse successo qualcosa». Già, ma c'è anche chi si preoccupa del dopo-Katrina, della propria casa in balia dell'uragano. «Se la diga del fiume (il Mississippi, ndr) cederà come hanno preannunciato - si lamenta Merrill Rice, 64 anni sicuramente la mia vecchia casa non resterà in piedi. Non può reggere». Sono trascorse un paio d'ore, nel Superdome, ed fl peggio è passato. Molti si chiedono quando potranno tornare ad una vita normale. «Possiamo tenere qui dentro 77 mila persone (la capienza massima dello stadio, ndr) e fai- loro trascorrere quattro ore felici - afferma Thorar ton - ma non possiamo ospitarne ventimila per otto giorni». Gli sfollati ai Superdome

Persone citate: Doug Thomton, Harald Johnson, Kevin Stephens, Merrill Rice, Morris Bivens, Noè, Paul Norton

Luoghi citati: Italia, New Orleans