Nella chiesa di Econe tra i fedeli di Lefebvre

Nella chiesa di Econe tra i fedeli di Lefebvre OGGI L'INCONTRO PER LA RICONCILIAZIONE VOLUTO DA BENEDETTO XVI Nella chiesa di Econe tra i fedeli di Lefebvre reportage PIERANGELO SAPEGNO inviato a ECONE (Svizzera) «Domine Jesu Christe». Facciamo il segno della croce entrando in chiesa. La signora dietro di noi, appena varcata la soglia, s'inginocchia. Anche un vecchietto si piega per terra, e i bambini che vengono dopo. «Oratio: Deus, qui beatum ArchangelumTobiae...». Aguardarsi intomo, uno ritrova le stesse facce die vede per strada, sotto casa, in una folla, in una Chiesa, e questi ragazzi che s'inginocchiano hanno gli stessi jeans slabbrati, le stesse scarpe da ginnastica, le stesse magliette dei loro coetanei che stanno andando a una partita, a un bar con i videogiochi, che stanno cercando una moto da correre. Eppure ci dev'essere qualcosa che li porta qui, in questa domenica d'agosto, ad ascoltare le preghiere e i canti in latino, anche se padre Benoit De Joma dice che non c'è niente da capire, che è l'educazione, la famiglia, la fede, che «sono le stesse cose che hanno portato da sempre la gente a pregare Dio», che non vogliamo capire la storia cbe si ripete, i figli che fanno come i padri, e i loro figli che faranno come loro, perché altri ne verranno e questa è la volontà del Signore. Solo che è il mondo fuori che è cambiato, che non è più lo stesso. Allora, padre Benoit, con la sua tonaca tutta nera che arriva a strisciare sulle scarpe nere, dice: «Le nostre vocazioni non sono diminuite. Sono uguali da sempre. Come Nostro Signore. E' lo stesso da sempre». Lo dice parlando di quelli come lui, dei seguaci di Lefebvre. Una Chiesa nella Chiesa, anche se per adesso ne stanno ancora fuori. Oggi per loro dovrebbe essere un giorno particolare. C'è l'incontro con Papa Benedetto XVI, dopo la scomunica di Giovanni Paolo IL Econe è^ la radice della loro comunità. È nient'altro che una chiesa che vedi dalla strada, senza guglie, senza arcate né orpelli trionfali, solo un campanile sopra una salita, in cima a questa stradina grigia che tagba le vigne e porta li davanti. Anche il posto sembra antico. E a guardare da qui il mondo, avrà ragione il dottor Jordan, uno dei fedeli di Econe, com'è tutto lo stesso, come tutto ritoma uguale: qui potrebbe anche capitare di vedere qualcuno arrivare su un biroccio per questi bricchi traversando la vigna, come si faceva un tempo. All'ora della seconda Messa, quella delle 10, qui non c'è quell'odore forte delle vecchie chiese, incenso e cera, non c'è la penombra, ma la luce di una casa, o di un ufficio. Le panche, tutte nuove, modello Ikea, sono gremite. Neanche un vuoto: 450 persone. Medici, ingegneri, contadini, professori, qualche pensionato, ma soprattutto tantissimi giovani. Le donne sono vestite da paese, con vestiti non firmati, gonne Standa mai troppo corte, ma non hanno l'aria da bigotte. Tutti fanno la comunione. Per un'ora e mezza, quanto dura la Messa, padre De Joma e don Jean Michel Gleize non smettono mai un attimo di confessare i fedeli. Padre Benoit spiega che qui ci sono due chiese della Fraternità San Pio X, questa di Econe e quella di Sion: «Tutte le altre fanno la Messa modema, però noi siamo sempre pieni». Alla fine si fa come si faceva nei paesi, a tirar chiacchiere che si stendono fino ai coltivi delle vigne, che sono lì sotto, lungo la salita, mentre i bambini corrono e le mamme tengono il pacchetto delle paste in mano, per festeggiare la domenica. Padre Benoit, che li guarda dal terrazzo, dice: «Lo vede quanti figli hanno? Quei due, sono padre e madre. Sette bimbi. Sono tutti loro. Anche questa è tradizione. I figli si fanno». Spiega che ci sono tutte le classi sociali. «Molta borghesia», confessa. Borghesia di paese, pensiamo, (di vada a sentire», fa lui. In fondo, la gente ne dice tante. E spiegano che «la nostrea identità è fondata sulla dottrina tradizionale della Chieca/,, che «noi non siamo scismatici. Rompere con chi ha rotto con la tradizione non è scisma, ma fedeltà», che essere fedeli al passato non è mai stato scritto dalla sacra parola che sia un delitto. H dottor Jordan con il suo bimbo in braccio, così piccolo che lo tiene con una mano sola, dice: «Speriamo che lo Spirito Santo illumini Benedetto XVI». Ma gli uomini che ascoltano il cronista, le mamme che sorridono, i vecchi che guardano, possono solo spiegare che loro hanno scelto «questa Messa e questa Chiesa perché questa è l'unica Chiesa», perché gliemanno insegnato, «e unhravo cristiano sa dividere il bene dal male, sa capire che cosa è giusto e che cosa no». perché questa è la parola del Signore «e conservare è un dono di Dio», come dice Madame Renée, citando Monsignor Lefebvre: «Gardez la Messe de toujours», e voi vedrete la religione cristiana rifiorire. Sta scritto in un libro su Giovanni Paolo II, in fila sugli scaffali della piccola libreria, nascosta sotto la Chiesa, affacciata sul chiostro: «Aussi je vous dis», scrive il monsignore, «per la gloria della Santissima Trinità, per l'amore di Nostro Signore Gesù Cristo, per la devozione alla Santissima Vergine Maria, per la salvezza del mondo, conservate il Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo, conservate la Messa di sempre...». La libreria non ha tante cose, un piccolo volume sulla crociata di Monsignor Lefebvre, «la nostra crociata», qualche testo sulla religione del passato, sulla grandezza della Chiesa, su Pio X, (d'ultimo Papa di riferimento da un punto di vista dottrinale», come spiega il padre di famiglia con la barca di una settimana, mentre tiene a bada i pargoli che scivolano da un tavolo all'altro e dice che quella di Wojtyla in fondo è stata una sanzione ad personam, contro Lefebvre, non contro la comunità. E che quindi oggi si potrebbe risolvere tutto. Ma i giornalisti non hanno mai la faccia di uno da convertire. E allora si ferma: «Pazienza», fa, come se chiedesse scusa. Padre Benoit, invece, adesso ha solo fretta di andare, (do sono entrato in seminario a 26 anni. Perché amo la tradizione», dice. Ma davvero la tradizione è così importante? In fondo, che cos'è? Sono solo regole del passato. «Però la Chiesa forte è quella del passato», fa lui. «E noi vogliamo una Chiesa forte». Mons. Bernard Fellay, Superiore della Fraternità di San Pio X, il gruppo scismatico dei lefebvriani, verrà ricevuto in udienza da Benedetto XVI stamattina a Castel Gandolfo. La notizia dell'incontro ha suscitato scalpore perché, nonostante i tentativi di riawicinamento, le posizioni fra gli ultraconservatori seguaci del vescovo Lefebvre e la Santa Sede rimanevano inconciliabili. Benedetto XVI chiederà al leader della Fraternità di rientrare nell'alveo della Chiesa rispettando la disciplina e l'autorità di Roma. : 1 j m i rti Una messa celebrata da mons. Lefebvre nel 1989

Luoghi citati: Castel Gandolfo, Roma, San Pio, Svizzera