Prodi: subito una legge per cambiare Bankitalia In forse il voto bipartisan

Prodi: subito una legge per cambiare Bankitalia In forse il voto bipartisan DOPO IL CICR IL CENTROSINISTRA ACCENDE IL DIBATTITO SULLE NUOVE REGOLE Prodi: subito una legge per cambiare Bankitalia In forse il voto bipartisan Più debole Tipotesi di Brunetta e della Margherita per ima mozione snU'autoriforma in via Nazionale ROMA «Sulla vicenda Bankitalia il governo si deve assumere le proprie responsabilità. L'Unione su questo tema è compatta». Romano Prodi tenta di spegnere le voci di dissidi intemi all'opposizione su come sciogliere il nodo Fazio, boccia la relazione del governatore al Cicr e dice: «Chiedo che il Senato venga convocato immediatamente per decidere sulla nuova legge sul risparmio. Ne abbiamo bisogno immediatamente senza attendere settimane o mesi». Le parole del leader dell'Unione, intervistato dal Tg3, ribadiscono quanto già chiesto sabato, e di nuovo ieri, dai capigruppo diesse di Camera e Senato Gavino Angius e Luciano Violante. I due sono contrari alla richiesta formulata dalla Margherita e dal consigliere del premier Brunetta di votare ima mozione parlamentare che obblighi Bankitalia a riformare il proprio Statuto e introdurre il mandato a termine per il governatore e il principio della collegialità nelle decisioni di quest'ultimo. «La mozione può trasfor¬ marsi in un alibi jDer il governo», hanno scritto ieri in una nota, «il problema Bankitalia va affrontato in Parlamento subito, in modo definitivo e trasparente inserendo nel provvedimento sul risparmio le norme su mandato a termine e attribuzione all'Antitrust del controllo sulla concorrenza bancaria». Il percorso su come cambiare le regole è il vero nodo. Perché c'è chi è convinto che la strada della mozione parlamentare sia blanda, e che non vincolerebbe davvero Bankitalia all'autoriforma. Per di più non potrebbe toccare né il nodo dell'Antitrust, né quello dell'assetto azionario di Via Nazionale. Ma c'è anche chi pensa il contrario, e cioè che mettere mano alla legge in discussione al Senato potrebbe rivelarsi il modo perfetto per rimandare tutto, perché la riforma potrebbe non essere approvata entro la fine della legislatura. Da qui il sospetto diffuso che dietro alla posizione diesse ci siano ragioni speculari a quelle del premier: meglio rimandare il cambio della guardia a Palazzo Koch a dopo le elezioni. Il primo potrebbe contare su un governatore debole in campagna elettorale, i secondi potrebbero scegbeme uno di proprio gradimento dopo aver vinto (come molti prevedono) le politiche di primavera. Comunque già ieri dalla Margherita sono arrivati segnali di disponibilità ai diesse sulla strada da intraprendere. Il responsabile economico del partito Enrico Letta dice che è «solo una questione di strumenti. Auspico che al più presto si decida la strada da intraprendere». Getta acqua sul fuoco anche il collega di partito Roberto Pinza. «Se il Parlamento fosse aperto si riunirebbero i capigruppo e la questione la risolveremmo in mezz'ora». Pinza sollecita comunque il governo a fare da sé: «Faccia un decreto di due righe e si capirà che ha espresso un giudizio politico sul governatore. Se non lo fa, allora l'iniziativa parlamentare la prenderemo noi per chiamare il governo a rispondere delle sue omissioni». In realtà l'ipotesi del decreto nella maggioranza non è proprio preso in considerazione, e non per ragioni politiche. Se anche il governo fosse compatto nel decidere (la Lega ribadisce la sua difesa d'ufficio per il governatore) una modifica di questa portata non potrebbe che passare dall'iniziativa del parlamento. L'Udo Baccini però non esclude nulla; «Tutte le strade sono aperte». Nell'opposizione c'è comunque chi è convinto si possa intervenire con una mozione bipartisan: «Da qualche settimana c'è n'è una depositata alla Camera e firmata da deputati di maggioranza e opposizione», ricorda il diesse Sergio Gambini, in passato relatore di una riforma che attende di essere approvata da quasi due anni. «Una mozione che affronta tutti i nodi di cui si sta parlando: governance, passaggio all'Antitrust delle competenze in materia di concorrenza e assetto proprietario di Bankitalia». Prudente, e in attesa del Consiglio dei ministri del 2 settembre, Ignazio La Russa. «Si deve chiudere in tempi brevi ma con grande equilibrio e intelhgenza», dice l'esponente di An. «Prima Fazio era intoccabile, ora se ne fa quasi un caso personale. Non bisogna mettere a repentaglio l'immagine intemazionale dell'Italia, ma neanche scaricare tutto sul govematore». [a.ba.] Il metodo Enrico Letta: è soltanto un problema di strumenti. Si decida al più presto quale strada intraprendere Pinza: l'esecutivo vari un decreto di due righe e faccia capire dove sta I timori di An «Si deve chiudere in tempi brevi ma con grande equilibrio e intelligenza Non possiamo mettere a repentaglio la nostra immagine internazionale» Non si placa la polemica sulla Banca d'Italia. Il governatore Antonio Fazio (foto Lapresse)

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