Rispunta il condono, Siniscalco s'oppone

Rispunta il condono, Siniscalco s'oppone IL BILANCIO 2006 BALDASSARRI: FAVOREVOLE A ENTRATE UNA TANTUM PER INVESTIMENTI UNA TANTUM. LA CDL INSISTE PER UNA FINANZIARIA «RIGOROSA E DI RIFORME» Rispunta il condono, Siniscalco s'oppone Brunetta sposa la «fiat tax» di Martino e attacca il ministro: i tecnici facciano i direttori generali Raffaello Masci RoMA Nonostante il Tesoro smentisca che ci sia aria di sanatorie in vista della Finanziaria, il grande ma timido partito del condono toma alla carica. La misura-si sa - non piace, anzi suscita anche una certa vergogna, perché è uno strumento che premia l'illegalità «ex post». Ma tra il 2003 e il 2004 ha fruttato quasi 20 miliardi di gettito. E se, in generale, «pecu- nia non olet», il detto vale soprat- tutto in questo momenti in cui si vuole fare una finanziaria forte ma i soldi non ci sono. E allora ecco che, a fronte di imo «scettici- smo» del ministro Baccini (Udo), per il condono «sia pur mirato» si schierano sia il viceministro del- l'Economia Mario Baldassarri (An) che l'ex relatore della Finan- ziaria Guido Crosetto (Fi). «Non sono contrario ad entrate una tantum se finalizzate a finanzia- re spese una tantum - ha detto Baldassarri - come per esempio quelle perle infrastrutture». Guido Crosetto ha ricordato che la riapertura dei termini per il condono porterebbe almeno 3 miliardi in Finanziaria «e servirebbe a chiudere con il sistema fiscale passato e a ripartire con il nuovo». L'idea è quella di introdurre l'argomento «sanatorie» non tanto nella Finanziaria, ma piuttosto con un emendamento in sede di discussione parlamentare. Bisogna tuttavia tenere conto dell'opinione tranchant del viceministro Giuseppe Vegas, db . alla Finanziaria sta lavorando' «La stagione dei condoni è finita». Vedremo. Ma quanto servirà per far quadrare i conti? «Non ci vuole una manovra finanziaria minimalista, ci vuole una finanziaria coraggiosa, di rigore e di riforma, che non serva solo a vincere le elezioni ma che punti anche alla ripresa economica del Paese». Insomma, tosta, grintosa. Così la vuole Palazzo Chigi, o almeno così la descrive il consigliere eco- nemico Renato Brunetta, che non teme di smarcarsi dal ministro dell'Economia Domenico Siniscalco, anzi lo snobba: «[ tecnici (cioè Sùdscalco - ndr) devono farà i direttori generali e non i ministri». H professor Brunetta è il capofila efi un partito di duri e liberisti che vogliono un severo taglio aUa spesa corrente «cattiva», nessun intervento sulle rendite, riduzione dell'Irap e - in prospettiva anche ima «fiat tax» (tassa ad aliquota unica del l907o) che premi chi è capace di produrre di più e meglio. A questo schieramento appartengono il vicepremier Giulio Tremonti, i ministri Antonio Martino e Roberto Maroni, il sottosegretario Maurizio Sacconi ma anche l'ala liberista di An rappresentata da Stefano Saglia (e osteggiata da Gianni Alemanno). «Non penso - ha detto Brunetta - che si possa puntare a tagliare l'Irap finanziandola con l'aumento di altre tasse. Intanto dovremmo tagliare la cattiva spesa corrènte e poi stimolare la crescita dell'economia)). Peraltro non ha senso affidarsi.alla tassazione delle rendite che è incapace di dare «un gettito certo, dal momento che il capitale è mobile». Secondo Saglia, peraltro, un eventuale stretta sul capital gain non coprirebbe neppure il taglio dell'Irap. Sarebbe dunque «ima proposta meramente demagogica», secondo il parere del sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi in totale sintonia con il suo ministro Roberto Maroni. Anche sulla fiat tax il partito dei duri è concorde: «Martino ha ragione - ha sentenziato Brunetta schierandosi con il ministro della Difesa - può essere un obiettivo di medio periodo e l'Europa si sta muovendo in questa direzione». E, aggiunge il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani, «non si capisce il muro di opposizioni che l'aliquota unica suscita in Italia». Di orientamento diametralmente opposto è lo schieramento social-cattolico e di sinistra, che vuole - invece - una stretta sulle rendite e non ama la fiat tax. Ne f armo parte da sempre i sindacati (Pezzotta in primis), ma anche i responsabili economici dei ds (Pierluigi Bersani) e della Margherita (Enrico Letta), l'ecologista Ermete Realacci, ma anche uomini della destra sociale come il ministro Gianni Alemanno. «Una cosa è investire i soldi in attività produttive - ha sintetizzato l'economista della Margherita Enrico Letta - altro immobilizzarli e aspettare che fruttino». «Noi diciamo da sempre come sia un'assurdità - ha aggiunto Bersani - che le rendite finanziarie vengano tassate meno del lavoro d'impresa». Di opinione distinta ma analoga. Alemanno, il quale condivide anche l'opposizione alla fiat tax: «E' un'idea liberista totalmente contraria a tutti i meccanismi fiscali esistenti nell'occidente industrializzato». E Pezzotta gli dà manforte: «Io sono per il rispetto della Costituzione che prevede la progressività». Vegas frena: «La stagionedelle sanatorie è finita» Mal' irloa ò ni idh I Vld I lUSd 6 queild diintrodurledopoJIvaro con un emendamento Il sottosegretario all'Economia Vegas "Carichi di ruolo pregressi jrcWusMrap^teiya r TOTALE 10.91 B B.95S few*' «afr f-w-'"'-rrr,:t:??r -'-<'r't*S6r•—iftfr* St&r—l«P»,«a! La riapertura dei termini porterebbe nelle casse almeno 3 miliardi di euro Renato Brunetta Non penso che si possa tagliare Tlrap finanziandola con l'aumento di altre tasse Enrico Letta Una cosa è investire i soldi in attività produttive, altro è immobilizzarli e aspettare che fruttino

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma