«La musica è il mio pane»

«La musica è il mio pane» GLI ITALIANI CHE HANNO AVUTO SUCCESSO ALL'ESTERO «La musica è il mio pane» Paolo Carignani dirige il Teatro dell'Opera di Francoforte personaggio SANDRO CAPPELLETTO SAN GINESIO (Macerata) FARE musica senza sentirti legato a un qualche evento particolare. La musica come il pane quotidiano, parte dei bisogni e dei piaceri essenziali, irrinunciabib di una coUettività. Questo anzitutto mi è piaciuto e mi ha convinto». Paolo Carignani, milanese, quarantatre anni, è il Generalmusikdirektor del Teatro d'Opera di Francoforte: l'incarico significa che, oltre ad esercitare il mestiere di direttore d'orchestra, ha ogni responsabibtà per quanto riguarda le scelte artistiche; naturalmente, risponde dei risultati raggiunti. Lo hanno chiamato nel 1997 per provarne le quabtà in due opere molto diverse: prima la «Luisa Miller» di Verdi, poi «Il franco cacciatore» di Cari Maria von Weber; . due anni dopo gb hanno offerto un contratto di cinque anni, poi rinnovato tino al 2008. «Allora penso che me ne andrò: avrò diretto oltre venti titob operistici, moltissimi concerti sinfonici. Dopo dieci anni viene il tempo di cambiare e bisogna trovare il coraggio di andarsene; è meglio per il direttore, per l'orchestra, per il teatro, così si evitano situazioni pesanti, come quelle che si sono create aUa Scala». Carignani non è l'unico musicista italiano ad aver scelto di proseguire la propria carriera all'estero, dove la curiosità del pubblico, l'intraprendenza dei sovrintendenti che decidono i contratti, l'amore per la musica nettamente più forte dell'idolatria per il divo, rendono la crescita professionale più possibile, meno bloccata. Così è stato per Riccardo ChaiUy, chiamato giovanissimo al Concertgebouw di Amsterdam ed ora al Gewandhaus di Lipsia, così per Daniele Gatti che oggi, mentre dirige il Teatro Comunale di Bologna, mantiene la direzione della Philharmonia di Londra. In questi giomi Carignani è in vacanza con la mogbe Franziska a San Ginesio, uno splendido paese sulle colline marchigiane. «Studio partiture, soprattutto quelle che non ho ancora in programma, per il piacere di scoprirle, senza l'ansia di doverle eseguire». E' un direttore coraggioso: anni fa, molto giovane, chiamato a dirigere «Tosca» al Teatro di Cagliari, protestò il soprano che gli era stato proposto, e imposto, dalla direzione del Teatro su suggerimento di un politico melomane; la decisione non gli semplificò la vita, ma i risultati artistici gli dettero ragione. Dopo numerose presenze alla stagione estiva deUo Sferisterio di Macerata, è ritornato in Itaba per un «Rigoletto» a Palermo, con la regia di Graham Vick. I sei anni a Francoforte gb hanno addolcito il carattere: ha trovato la sua strada, sta bene dove sta. «Certo che ho nostalgie e desideri italiani, ma i motivi per cui ho accettato l'invito di Francoforte rimangono tutti va- bdi: il modo in cui si lavora in teatro è eccellente, appagante. Una serietà condivisa da tutti, la consapevolezza che stiamo rendendo un servizio aba comu- nità, che ci paga per questo, Altrimenti non sarebbe stato possibile, anche in questi anni così difficib per la Germania, che ogni città, anche una picco- la città, mantenesse la propria orchestra e il proprio coro stabi- li». Giuseppe Smopob, che lavo- rò a lungo prima a Berlino poi a Dresda, ricordava spesso come la «Germania abbia scelto la musica come luogo primo deba propria identità». Del resto, ap-pena finita la guerra, nelle cittàtedesche polverizzate dai bom-bardamenti, le case e le stradenuove sorgevano assieme anuovi auditorium, ai nuovi tea-tri. «Per un direttore - prosegueCarignani - qui c'è la possibilitàdi sviluppare unrepertorio am-pio, anche al di là dei titob edegli autori più noti. Di lavora-re a fondo con i registi, prenden- do dei rischi, ma sapendo che una regia d'opera è qualcosa d diverso daU'arredamento di un salotto. Il pubblico partecipa, s divide, vive lo spettacolo». Guardiamo insieme il sito mtemet del teatro, scorriamo nomi dei cantanti che fanno parte deUa compagnia stabile scritturati e a disposizione per tutta la stagione. «E'il sistema tedesco, che punta sui nuov talenti, in un rapporto recipro- camente vantaggioso». Da questa scuderia di giova- ni sono usciti, solo negb ultimi due anni. Diana Damrau, che ha cantato diretta da Riccardo Mu- ti neU' «Europa riconosciuta» di Saberi aba Scala, Elina Garan- cha, protagonista nel «Wer- ther» di Massenet a Vienna, Zebjko Lucie, baritono ora scrit- turato dal Metropolitan di New York e dal Covent Garden di Londra. «Crescere e far cresce- re: la filosofìa artistica del tea- tro è questa». Ma in sei anni, ormai, di lavoro continuo ci saranno pur state deUe situazioni roventi, deUe discussioni artistiche, del- le conflittuabtà sindacab? «A differenza debltaba, nei teatri tedeschi non ci sono molte cate- gorie sindacab e di queste que- stioni non si occupa il direttore principale: comunque, visto'il clima di lavoro, i nostri dipen denti devono essere soddisfatti. Coni rappresentanti dei lavora tori discutiamo di come lavora re per ottenere i migbori risulta ti artistici, naturalmente tenen do conto dei diritti sindacali in fatto di orario e di riposi. Preva le sempre uno spirito costrutti vo, mai corporativo. Credo co munque, pensando al momento difficile che stanno vivendo i teatri itabani, che i problemi vengano dab'alto, mai daba ba se». Già: quando la rotta è incer- ta, l'impatto con lo scogbo è più probabile, e il malumore deb equipaggio evidente. «La Ger- mama ha scelto la musica»: ha scelto di rispettarla e dunque di amarla, di servirla. Milanese, 43 anni, da sei ai Veftid del COmpieSSO «Un Hirpttn nìtrPVPnti titoli 6 prOITlOSSO ITIOItO giovani ricchi di talento» «Un nnctalnip o HptdHpri italiani ma in Germania COITie dJSSe SinOpoli /^SKMK/BBK^^^^K^^^SSM •;..;:u\,' ;- -JÉS^ V- •'4S&. 'H B M! i B 'il1! ^ l^^/ ''JÉÉ iÉiir ^li ^;è^^^fèÌB xima. ^ff!^""*^ xÌRIIÌI i WmmÈ^-fi' M ^"^ completodef3 nuovoTeatr? c^"anid^i9emVdltadì'60 ededmo anr,0■ ^o"^3 con la moglie