«Non si aiutano gli assassini»

«Non si aiutano gli assassini» PETER SECCHIA EX AMBASCIATORE USA A ROMA: «RIVELAZIONI TRISTI, MA L'INTESA BUSH-BERLUSCONI E SOLIDA» «Non si aiutano gli assassini» intervista PAOLO MASTROLILLI New York «Se fosse vero, sarebbe una cosa molto triste, perché nessuno dovrebbe aiutare quegli assassini. Però dobbiamo anche tenere presente che tutti i paesi hanno il loro interesse nazionale, e in questo caso la priorità dell'Italia era salvare i suoi cittadini». Peter Secchia cerca di trovare un difficile punto di equilibrio, commentando le rivelazioni fatte a «La Stampa» dall'ex commissario della Croce Rossa Maurizio SceUi, sui negoziati per la liberazione degli ostaggi italiani in Iraq. Secchia è stato l'ambasciatore americano in Italia durante l'amministrazione di Bush padre, e resta molto legato alla famiglia dell'attuale presidente. «Nello stesso tem¬ po, però, guido una Maserati, ascolto la musica di Andrea Bocelli, e appena posso vado nel vostro paese, dove vive mio figlio». Cominciamo dall'accusa più grave di Scelli: aver curato quattro potenziali terroristi, in cambio della liberazione di Simona Pari é Simona Torretta. Come la giudica? «Molto seria, naturalmente. I membri dell'insurrezione sono assassini, che ammazzano a sangue freddo donne e bambini. Nessuno dovrebbe essere disponibile ad aiutarli, per qualunque ragione. Oltretutto trattare con i rapitori, offrendo soldi o sostegno di qualsiasi genere, li incoraggia a continuare i sequestri, tanto se la motivazione è politica, quanto se è economica». La seconda rivelazione è che gli americani non dovevano assolutamente essere informati di quanto stava succedendo. ((Anche questo è un punto importante, nel rapporto fra due alleati. Gli Stati Uniti hanno una politica molto ferma riguardo i rapimenti, e qui sta la ragione per cui l'Italia non voleva tenerli informati». Questa linea, se fosse provata, confermerebbe anche la versione sul caso Calipari degli americani, che sostengono di essere rimasti all'oscuro di tutto : fino all'ultimo momento. ((È vero, sarebbe logico pensarlo». Però? «Però ci sono un paio di altri elementi da tenere in considerazione. Primo, il governo italiano ha smentito di essere stato coinvolto direttamente nelle trattative di Scelli, e dobbiamo credergli fino a prova contraria, perché nessuno di noi stava nella stanza dove il presidente del Consiglio Berlusconi prendeva le decisioni. Questo è un elemento importante, perché la Croce Rossa è un'organizzazione umanitaria indipendente, e in certe situazioni può prendere iniziative autonome che agli stati non sono permesse. Secondo, bisogna tenere presente l'interesse nazionale. Gli Stati Uniti e l'Italia hanno lavorato molto bene insieme dopo 1' 11 settembre, tanto in Iraq, quanto in Afghanistan, e credo che continueranno a farlo. In quel momento, però, la priorità di Roma era salvare.la vita dei propri cittadini. È così per tutte le nazioni, e anche se questo elemento non giustifica qualsiasi comportamento, non possiamo dimenticarlo mentre esprimiamo i nostri giudizi». Quali effetti avranno queste rivelazioni sulla missione internazionale in Iraq? «Spero nessuno, perché in fondo si tratta di questioni superate del passato. Gli italiani conoscono la nostra politica sui rapimenti, che resta ferma, e quindi non possiamo accettare trattative tanto per ragioni di principio, quanto per questioni pratiche. Ma gli interessi che accomunano la nostra azione contro il terrorismo, e in favore della stabilizzazione democratica dell'Iraq, sono più forti di questi problemi». Dunque non prevede ripercussioni neanche sulle relazioni bilaterali? «Per esperienza personale, posso garantirvi che il presidente Bush e il premier Berlusconi hanno un rapporto molto amichevole, franco e onesto. Sono sicuro che hanno parlato apertamente di queste vicende, quando sono avvenute e dopo. Non penso proprio che le ultime rivelazioni riusciranno a spezzare questo legame politico e personale». «Abbiamo una linea ferma sui sequestri e qui sta la ragione per cui l'Italia non voleva tenerci informati» L'ambasciatore Peter Secchia