La memoria dei ghiacciai fa riemergere i misteri del passato

La memoria dei ghiacciai fa riemergere i misteri del passato CON L'AUMENTO DELLE TEMPERATURE LA MONTAGNA RESTITUISCE LE SUE VITTIME La memoria dei ghiacciai fa riemergere i misteri del passato la storia ENRICO MARTINE! AOSTA La storia del pianeta e quella dell'uomo: i ghiacciai ne cu- stodiscono la memoria. Quan- do si ritirano svelano perfino misteri. I ghiacci dell'Adamel- lo hanno restituito i resti del conte Vittorio Roberti di Castelvero e con essi una risposta alla scomparsa del giovane nobile nel 1945. E in Himalaya quelli del versante Diamir del Nanga Parbat hanno offerto la verità sulla morte di Guenther Messner travolto da una valanga nel 1970 mentre scendeva dall'Ottomila con il fratello Reinhold, accu- sato a torto di averlo abbandonato. Ghiacciai come libri, anzi come sentenze. E' soltan- to una questione di tempo. L'aumento della temperatura ha provocato negh ultimi an- ni consistenti arretramenti dei fronti glaciali e cosi afflo- reno vicende anche di miglia- ia d'anni fa, come quella di Otzi, la «mummia del Similaun», ghiacciaio tra Alto Adige e Austria. I misteri più recenti sono legati all'alpinismo e alle sciagure aeree. Due piccozze e una radio trovati a 8000 metri sull'himalaiano Kan- chenjunga sono gli indizi di una morte senza i corpi delle vittime e senza un perché; una treccia bionda lunga due metri emersa dal ghiacciaio della Brenva, ai piedi del Monte Bianco, è ciò che resta di una sciagura aerea dei primi Anni 70, che è ancora avvolta da mille interrogati- vi. Quelle due piccozze trova- te sulla terza montagna più alta sono la prova che il «principe dell'Himalaya», co- me i francesi chiamavano l'alpinista Benoit Chamoux, raggiunse il compagno Pierre Royer in quell'autunno del 1995? Come morirono i due francesi? Scegliendo due iti- nerari oppure lo stesso? I loro corpi potrebbero dare una risposta, ma non sono mai stati trovati. Il «principe» e il suo amico fotografo sono nei ghiacci. Chamoux era al suo ultimo 8000, il quattordicesimo. Fu visto dal campo base dopo una notte trascorsa a 8000 metri, lontano dall'amico che era sceso più in basso già il giorno prima. Un concitato dialogo via radio, il suo vagare alla ricerca di una via d'uscita, poi il nulla. C'è un'altra risposta che lo scioglimento del ghiaccio potrebbe dare: la vetta dell'Everest fu raggiunta nel 1924 da Mallory e Irvine, oppure la prima salita è quella di sir Edmund Hillary con lo sherpa Tenzing nel 1953? Il corpo di George Mallory è stato ritrovato nel 1999 in ima grande spedizione organizzata proprio per ricostruire la spedizione dei due inglesi che ha dell'incredibile. I resti di Mallory affioravano a circa 8200 metri, 600 più in basso della vetta dell'Everest. I due rientravano dalla conquista quando sono morti, oppure avevano rinunciato all'impresa? Sono state fatte finora soltanto supposizioni, ma per poter imboccare la strada della verità occorrerebbe anche il corpo di Andrew Irvine che aveva con sé la macchina fotografica. Il ghiaccio potreb¬ be aver conservato alla perfe- zione anche la pellicola. Il ghiaccio del Monte Bian- co trattiene ancora i resti di due sciagure aeree. La prima sul finire degli Anni 60. Era d'inverno e un aereo di linea indiano si schiantò durante una tempesta di neve a poche centinaia di metri dalla vetta. sul versante italiano. Soccor- si impossibili per il tempo. La tempesta durò una settimana e il vento rapì alla stiva disintegrata decine e decine di lettere che scesero su Cha- monix con i fiocchi di neve, L'estate successiva i'primi alpinisti che raggiunsero il punto dello schianto trovaro- no una gabbia intatta con all'interno il corpo di una scimmietta. Qualche parte d'ala e nuli'altro. Tutto in- ghiottito dai crepacci. Qual- che anno dopo un altro aereo indiano precipitò sul Bianco, Si favoleggiò di un tesoro di un marajà che il velivolo avrebbe trasportato e si scate- nò una caccia alle pietre pre- ziose. Ma soltanto nel 1989 affiorarono i primi resti: la treccia bionda, due cappelli, dì una hostess e di un capita- no e un brevetto da pilota, Quell'estate un alpinista ita- liano pensò di essere preda di un incubo da fatica quando piantando un piolet-traction nel ghiaccio vide la silhouette di una danzatrice del ventre, In realtà era la coda del velivolo con il simbolo della compagnia ((Air India», In quell'anno cominciò un'altra ricerca sul Lhotse, gigante himalayano, quella di Reinhard Karl, fotografo-alpi- nista austriaco scomparso sul- la montagna senza lasciar alcuna traccia. Le ricerche ^s0sn^eesè-LchTKaJ0sia S0nS^ Z^SS testimone. Soltanto il ghiac- ciò può offrire le prove di quanto accaduto. Tre anni prima una gigantesca massa g. neve st.rappò dalla paj-ete Est dell'Everest due grandi alpinisti inglesi che tentava no di raggiungere la vetta attraverso l'inviolato itinera rio. Di Joe Tasker e Peter Boardman non fu mai più trovato nulla, Proprio la neve del K2, seconda montagna del mon do, offrì nella terribile estate del 1986 a Kurt Diemberger la prova di una sciagura. Una valanga portò fino ai suoi piedi una teiera, era il segno che ì campi alti degli alpini sti erano stati spazzati via. Fu l'anno più tragico per l'alpinismo sul K2: morirono in 13, tra cui la moglie di Diemberger e l'itahano Rena to Casarotto che il ghiacciaio del Baltoro ha restituito lo scorso anno. Il Monte Bianco trattiene ancora i resti rii r\, io inrirlanti aoroi .9.!..—..ffir®.[]IIL^^.! e il segreto di un tesoro appartenuto al marajà Sull'Everest sarebbe conservata la pellicola rho ricr» v/orcihhQ Cne r,S9 VereDDe i ni^iin I yidllU Cie a prima SpeaiZIOne Il conte Vittorio Roberti di Castelvero è scomparso sull'Adamello nell'agosto del 1945 l ghiaccialo «Orde Maudit»: sullo sfondo il versante Brenva del Bianco

Luoghi citati: Aosta, Austria, India