Le signore imam da Mao a Maometto

Le signore imam da Mao a Maometto Le signore imam da Mao a Maometto Moschee fenumnili, parità dei sessi il paradiso in Cina delle donne musulmane reportage BRUNO PHILIP ZHENGZHOU(Henan,Cina) /Ifenanè la provincia più povera e più popolosa della Cina: 100 milioni di abitanti, soprattutto Lbh nelle campagne, tagliate fuori dal boom economico della costa del Pacifico. Ma, come da altre parti, il capoluogo provinciale offre ai visitatori appena arrivati i segni esteriori di una modernità spesso artificiale: la periferia di Zhengzhou è punteggiata da grattacieli per la maggior parte vuoti o ancora m costruzione. Viene da chiedersi quando si sgonfierà questa «bolla» immobiliare che ingrassa i mediatori e i quadri di partito. A parte la «vetrina» dello sviluppo, non c'è granché da dire sul resto della città se non che, come il resto della Cina del XXI secolo, è un continuo rinnovarsi di brutture. Ma la tappa a Zhengzhou non ha come obiettivo disquisire sull'estetica disgraziata dell'urbanistica locale, bensì quello di incontrare i musulmani che qui formano un'importante minoranza. La nostra esplorazione comincia in una strada quieta, un po' decentrata, dove sorgono le due principali moschee della città. Qui si entra in un altro universo, quello degli Hui, una fra le principab comunità dell'Islam cinese. Lo stile delle moschee non è sfuggito all'influenza architettonica locale e i luoghi di preghiera dei discepoh del profeta sono pagode dai tetti ricurvi; solo i versi del Corano all'ingresso testimoniano che non si sta entrando in un tempio dell'Asia orientale. Per strada s'incrociano donne avvolte nell'hijab e uomini con il capo coperto dal caratteristico zucchetto. Gli Hui formano una minoranza di una decina di milioni di persone, distribuite in più province. Soprattutto nell'Henan, dove sono circa 900 mila, nel Gansu - una regione del NordOvest - ma anche nella provincia che Pechino ha creato per loro, la regione autonoma Hui di Ningxia, verso Nord, dove sono un milione e mezzo. Gli Hui sarebbero oggi una comunità sunnita fra le altre, solo un po' esotica rispetto all'universo islamico mediorientale, se non fosse per il perpetuarsi di una tradizione quasi inedita fra i musulmani; l'istituzione delle moschee femminili inusi) e lo status di imam per le donne. Una tradizione relativamente recente perché la prime nusi risalgono al XIX secolo, al tempo della dinastia Quing. Prima della rivoluzione e della presa di potere dei comunisti se ne contavano esattamente 32 in tutte il paese, secondo un censimento del 1997 non ne restano che 29. Erette o ricostruite dopo la dolorosa parentesi della rivoluzione culturale e l'avvio della demaoizzazione che ha sancito il risveglio rehgioso. La moschea femminile di Zhengzhou, costruita nel 1912, è più di un edificio sacro, è un ritrovo dove decine di cinesi, per lo più assai anziane, si incontrano in un'atmosfera conviviale. Queste donne non escludono gli uomini, che peraltro hanno, proprio lì a fianco, la propria moschea: possono entrare liberamente tranne che al momento delle cinque preghiere quotidiane. Ci presentano le due responsabili, circondate da una trentina di fedeli che discutono animatamente. Sono la signora Du, una nonna di 80 anni che svolge la funzione di ahrom (imam) e la signora Dan, che si occupa dell'amministrazione. Occupano una grande stanza ingombra di vecchi mobili, affac¬ ciata su un cortile intemo pieno di piante in vaso che conduce allo spazio della preghiera. La signora Du, il capo cinto da un velo nero che le arriva alle spalle, è piegata dall'età ma vivace e attenta. «Fin dalla più tenera età - racconta - mi sono consacrata allo studio del Corano. A 9 anni studiavo in una madrassa; i miei genitori non si sono mai opposti al mio desiderio di diventare imam». Ricorda i disordini della rivoluzione culturale quando le guar-, die rosse «bruciavano i libri», anche se, concede, «alcuni di loro nonostante tutto hanno protetto le moschee». Al suo fianco una ricercatrice di scienze sociali di etnia hui, Sbui Jingjun, offre una spiegazione del perché furono creati luoghi di culto riservati alle donne. «È molto imbarazzante per gli uomini insegnare il Corano a ima donna e da qui è nata l'idea di scuole dedicate solo a loro. Tanto più che qui, nell'altipiano centrale, il sentimento religioso era piuttosto debole e in questo modo si incoraggiavano le giovani a praticare la fede con più assiduità».. E aggiunge: «Bisogna avere chiaro in mente che noi musulmani cinesi siamo una goccia d'acqua nell'oceano degU han (l'etnia a cui appartie¬ ne la maggioranza dei cinesi). L'istituzione delle scuole femminili va considerata come un altro fattore di sopravvivenza, la risposta più naturale da parte di una minoranza». La signora Du e la sua collega Dan sorridono e precisano: «Diciamo che le donne sono più organizzate degli uomini e questo vale anche perle moschee». A questo punto s'impone una visita in un luogo dove gli hui non siano più una «goccia d'acqua» nel grande oceano cinese: abbiamo deciso di andare a Sanpo, un villaggio a due ore di auto da Zhengzhou, nella grande pianura irrigata dallo Huang Ze, il Fiume Giallo, che ha la particolarità di essere abitato quasi esclusivamente da gente hui. Quattromila abitanti, tutti musulmani, vivono in questo piccolo borgo impregnato dall'odore tenace delle concerie di pelli di montone, che ne rappresentano la maggior risorsa economica. Le relazioni fra hui e han non sono sempre chiare e i musulmani hanno visto riconosciuto fin dal 1953 il loro status di minoranza (in Cina ce ne sono 56), tuttavia a volte sono oggetto di scorrerie da parte della maggioranza. L'autunno scorso, non lontano da qui, un

Persone citate: Bruno Philip Zhengzhou, Huang Ze, Mao, Maometto Moschee

Luoghi citati: Asia, Cina, Pechino