Banditi braccati, fallito il sequestro lampo di Pierangelo Sapegno

Banditi braccati, fallito il sequestro lampo SARDEGNA È STATO LIBERATO NEL POMERIGGIO DAVIDE ARRA, 17 ANNI, FIGLIO DI UN DIRETTORE DI BANCA DI TORTOLI Banditi braccati, fallito il sequestro lampo Abbandonano il ragazzo legato a un albero, il padre fermato mentre andava a pagare il mini riscatto Pierangelo Sapegno inviato a TORTOLÌ (Nuoro) Gli fanno l'applauso, come capitava quando tornavano a casa dopo un pezzo di vita da prigionieri. Il suo sequestro, invece, è durato neanche un giorno. Davide Arra, 17 anni, figlio di Giampietro, direttore del Banco di Sardegna a Tortoli, Nuoro, uno che non deve avere grandi patrimoni. Ma i rapimenti lampo vanno così, pochi puliti e subito. Vanno anche storti, qualche volta, come questo. Davide Arra ha una maglietta bianca e blu a strisce orizzontali, i jeans appena sgualciti che gli ballano un po', i capelli neri a spazzola, gli occhi chiari. Si guarda attorno frastornato senza sapere dove andare, prima che il colonnello dei carabinieri Salvatore Favarolo e il capitano Vincenzo Barbanera lo sospingano verso il commissariato e l'applauso degli amici che hanno fatto grappolo sulle scale. Fanno tempo a chiedergli come va? in quella piccola mischia, e lui a rispondere «sto bene». Ore 16,40, è tutto finito. Ed era finito anche prima, alle due del pomeriggio, quando Davide aveva bussato a un casolare di Jerzu, con quei jeans che gli cascano larghi come un pigiama e gli occhi ancora pieni di spavento: «Sono il ragazzo che hanno sequestrato». La donna s'era fatta da parte sull'uscio. «Entra», gli aveva detto. «Vuoi un caffè?». Lui s'era accasciato sulla sedia della cucina, «posso fare una telefonata?», aveva chiesto. La Sardegna e il suo cuore primitivo dell'Oghastra ci hanno messo giusto il tempo di spaventare la sua gente e i suoi turisti ricchi con il solito sequestro di persona. Dieci ore, dicono. Forse qualcosa di più. In ogni caso non è durato molto. Rapimento lampo, lo chiamano. «Il quinto dal 1998», precisa il questore di Nuoro, Salvatore Mulas, per dire che la piaga dell'Anonima è stata sconfitta, ma non ancora estirpata. «E neir820Zo dei reati i colpevoli sono trovati e puniti». Se questi, che hanno portato via Davide Arra nelle boscaglie di Jerzu e Tertenia per 50 mila euro, stiano per essere presi, è ancora presto per dirlo. Tutto lascia pensare, però, che abbiano le ore contate. Dal sorriso di Salvatore Mulas: «Speriamo di darvi buone notizie». Alle sequenze del rapimento, con i quattro banditi che prima non riescono a cambiare la prigione nei boschi di Tertenia e poi spariscono, abbandonando il ragazzo legato a un albero, come se avessero deciso di rinunciare. Nei loro piani forse doveva essere un colpo grosso, come quello messo a segno sei anni fa, quando 4 malviventi colpirono Martino Mulas, che era direttore del Banco di Sardegna a Tortoli: presero la moglie e i due figli del funzionario, e lo costrinsero a prelevare 600 milioni di lire dalla cassaforte della filiale. Ieri è andata un po' diversamente. Nella piccola casa di Marina di Cardedu, dove Davide era in vacanza, a 50 metri dalla villa dello zio, alle 4 di notte sono entrati quattro uomini mascherati con i passamontagna. Il ragazzo dormiva da solo. L'hanno svegliato e portato via, su un'Alfa 33 rossa che 7 giorni prima avevano rubato nel cortile della cartiera di Arbatax all'operaio Serafino Piras. Alle sette uno di loro è tornato indietro, ha chiamato lo zio, gli ha detto del sequestro e gli ha chiesto il riscatto: «Avvisa suo padre». Prima versione: quell'emissario per il rilascio di Davide avrebbe voluto «50 mila euro in banconote non segnate», da consegnare in un punto preciso della statale per Tertenia. Seconda versione: il padre, Giampietro Arra, è stato avvertito dal figho, una pistola alla tempia e la voce tremante, che l'ha svegliato alle sette per dirgli che era stato rapito e doveva pagare un riscatto. Piccolezze. In ogni caso, gli inve- stigatori confermano solo la prima. E anche lo zio Angelo, che racconta ai giornalisti d'essere stato lui a informare il padre dopo essere stato tirato giù dal letto dal telefonista di quest'Anonima dà strapazzo. La cosa strana è che da qui in avanti la storia si riempie di qualche ombra. Ufficialmente, nessuno della famiglia avvisa di qualcos.-i la polizia, perché i sequestri lampo vanno così, che uno paga in fretta e furia, il prigioniero toma a casa e nessuno sa niente. Però, la polizia e i carabinieri qualcosa sanno e qualcuno deve averli avvertiti, se cominciano dal mattino a presto a pattugliare le strade e presidiare i paesi e i cieli, ronzando con gli elicotteri so- pra le boscaglie. I banditi sono nascosti in una radura, nelle campagne fra Tertenia, Barisardou e Jerzu, e non riescono più a muoversi. Giampietro Arra invece va alla sua banca, apre il conto corrente, preleva i soldi che servono e li infila nel borsone. Gli agenti lo fermano all'uscita, gli notificano il blocco dei beni disposto dai magistrati e cercano di convincerlo a collaborare con loro. Sono le 10,30.1 cronisti vedono entrare Giampietro Arra. Ha i lineamenti tesi, lo sguardo disperato. Non sembra molto convinto. E dev'essere ancora così, quando poco dopo le due del pomeriggio gli telefona il figlio: «Papà sono libero, sono in una casa di Jerzu. Venite a prendermi, papà». La donna che ha aperto la porta a Davide e gli ha preparato il caffè, ha già telefonato al 112.1 carabinieri arrivano che non sono ancora le due e mezzo, il colonnello Favarola e il capitano Barbanera. «Il ragazzo è scosso, ma sta bene», dicono. Si fanno portare da lui sul luogo del sequestro. Sta 700 metri più su, vicino alla strada militare che collega Tertenia a Perdasdefogu, terra secca, cespugli e alberi. Ne indica uno, con sicurezza: «Sono stato legato lì», dice. Aveva piedi e mani stretti da un nastro adesivo. A un certo punto i banditi, sempre gli stessi quattro che l'avevano sequestrato, sono andati via. Lui s'è liberato in fretta, è salito in cima al crinale e ha guardato in basso. Gli sembrava di vedere una casa giù. E' sceso e ha bussato. Ecco com'è andata, dice. Domanda: ma davvero non è stato pagato un riscatto? Risposta: nessuna. Alle 4,30 lo portano in commissariato. Alle 22 è ancora dentro. E' un giorno lungo, ma è solo un giorno, per fortuna. Poche ore di angoscia poi alle 14 telefona il giovane: «Sono libero, venite a prendermi» L'attesa davanti al commissariato di polizia di Tortoli, nel Nuorese I casi celebri FAROUK KASSAM « * * 10 luglio '92, il pìccolo Farouk Kassam è libero, il mediatore è stato Graziano Mesina, l'ex bandito. Il ragazzino riabbraccia i genitori nella questura di Nuoro: era prigioniero da 177 giorni. GIULIO DEANGELIS o.. 31 ottobre'88, il costruttore romano Giulio De Angelis, padre del pilota di FI, è liberato dopo 142 giorni e un riscatto di 5 miliardi. I banditi l'hanno rapito nella villa in' Costa Smeralda, in agosto gli mozzano il lobo di un orecchio. FABRIZIO DEANDRÉ DORI GHEZZI • ••22 dicembre '79, i cantanti Fabrizio De André e Pori Ghezzi sono liberati dopo il pagamento di un riscatto di 500 milioni Erano stati rapiti il 27 agosto '79 nella loro tenuta a Tempio Pausania.