Galanda

Galanda Galanda «La Nba preferisce lo spettacolo ma il basket italiano è più tecnico» intervista Giorgio Viberti GIACOMO «Jack» Galanda, 30 anni, originario di Udine, è l'unico giocatore italiano ad aver vinto tre scudetti in tre squadre diverse: Varese '99, Fortitudo Bologna 2000, Siena 2004. Ed è il capitano della Nazionale nella quale entrò dieci anni fa, appena ventenne, per risultare prezioso, se non addirittura decisivo, nella conquista di quattro medaglie: argento europeo a Barcellona '97, oro europeo a Parigi '99, bronzo europeo a Stoccolma 2003, infine argento olimpico ad Atene 2004. Dopo l'uscita di scena dalla nostra Nazionale di Carlton Myers, diventato il desaparecido del basket itabano. Jack ha ereditato i gradi di capitano e il ruolo di leader azzurro di un gruppo diventato forse più povero tecnicamente - dopo gh addii di Myers, Fucka, Andrea Meneghin, Pittis - ma cresciuto straordinariamente nel carattere e nel gioco di squadra tanto da centrare un anno fa la finale olimpica. E adesso, fra un mese, bisognerà cercare una conferma agh Europei in Jugoslavia. ' Galanda, la sua ultima stagione a Siena non è stata esaltante: finito il suo periodo nero? «Credo di sì. Sono stato coinvolto nel momento, negativo di Siena. Infortuni, problemi di squadra, qualche incompatìbilitài anche un po' di sfiga e abbiamo perso partite già vinte. A Siena è finito un ciclo». E lei se n'è andato a Milano. «La Montepaschi voleva cambiare, molti giocatori del resto erano in scadenza di contratto, poi si avvertiva un clima di ricambio...». Perché ha scelto l'Armani? «Perché ha un ottimo progetto. Soldi? Per me non sono mai stati al primo posto, tanto è vero che ho firmato solo per un anno, un rischio alla mia età. Avevo anche altre offerte più vantaggiose, ma questa mi intrigava anche perché da bambino tifavo Olimpia». Milano è reduce dalla finale scudetto persa contro Bolopia. Con lei l'Armani potrebje fare un altro salto di qualità e darle magari il 40 scudetto in 4 squadre diverse. «Non ci penso, ma sono certo che Milano farà molto bene. Mi piace il clima, l'organizzazione del club, e poi Lino Lardo è un grande allenatore. Non manca proprio nulla». Non ha mai pensato di emigrare all'estero come Basile, Marconato, Pozzecco e prima ancora Abbio, Fucka, Myers, C arraretto, Radulovic? «Ho preferito l'offerta di Milano». Ma perché quest'anno tanti suoi colleghi italiani, e anche un coach di vertice come Ettore Messina, se ne sono andati? «Perché in Spagna si sta bene, c'è grande professionalità e girano parecchi soldi. Come del resto in Russia, dove sono finiti non solo Poz e Messina, ma anche stranieri forti come Smodis e Douglas». Invece nessun cestista italiano è stato scelto dalla Nba: siamo davvero cosi scarsi? «Ma no! Forse nel nostro basket non ci sono veri e propri fenomeni, ma il livello è più che buono e non così lontano da quello americano. Certo, i talenti statunitensi non si discutono. Ma io non cambierei il nostro basket più tecnico con il loro che è soprattutto spettacolo». Anche nel basket italiano, come nel calcio, non ci sono più i giocatori bandiera di una società. Nostalgia del passato? «Erano altre epoche, oggi i tempi sono più veloci, i contratti più elastici e tagliabili. Di sicuro non biasimo Basile e Marconato che sono andati al Barcellona, anche se tutti noi giocatori vorremmo diventare il simbolo di una squadra». E lei si sente più la bandiera di Verona, dove giocò per 3 anni, Varese, Bologna o Siena? «Io mi sento il capitano azzurro e ne vado fierissimo. Abbiamo riportato affetto ed entusiasmo intomo alla Nazionale, diventata un obiettivo ambito per quasi tutti i giocatori. La maglia azzurra non è più un peso, tutti la inseguono e fanno sacrifici per raggiungerla. E poi abbiamo dimostrato che il nostro gioco non teme confronti con nessun'altra scuola. Siamo diventati un esempio nel mondo». Ci sono dei futuri Galanda fra i giovani azzurri? «Mi piacciono molto GigU, Mancinelli e anche Ress, che sono già nel nostro gruppo in raduno per gh Europei. Ma sono il primo sponsor anche di Belinelb e Bargnani. Cre- do che si possa essere ottimisti sul futuro della Nazionale». Jack, sia sincero: l'argento olimpico 2004 dell'Italia è l'espressione reale del nostro movimento o il frutto di contingenze favorevoli? «Nei grandi appuntamenti internazionali spesso sono decisivi anche gh episodi, come capitò a noi in negativo agh Europei di Istanbul 2001, quando ci fu fatale un canestro della Grecia a fil di sirena. Ma 4 medaghe negli ultimi 10 anni non possono essere state casuah». Come vede questi Europei? cS-tuno in un girone durissimo, con due favorite come Germania e Russia, più l'Ucraina. Inoltre non ci sono più squadre materasso e molte schierano giocatori della Nba. Contro di noi tutti vorranno battere i vicecampioni olimpici e la prima squadra europea ai Giochi. Sarà un Europeo molto difficile». Le Nazionali favorite? «Dico Germania, Russia e Turchia, oltre alla Serbia che gioca in casa. Sulla carta, poi, la Slovenia è spaventosa, anche se spesso non rende per quanto vale. Ma per il podio, contateci, ci siamo anche noi». Il capitano degli azzurri in dieci anni di Nazionale ha vinto 4 medaglie «È la dimostrazione che da noi la pallacanestro non è inferiore a quella di Argentina o Serbia» «Non preoccupiamoci se mancano nostri giocatori fra i prò Usa L'argento alle Olimpiadi non è stato un episodio: vi stupiremo ancora» «I tempi sono cambiati e non posso biasimare Basile e Marconato che sono emigrati all'estero Ho scelto Milano per il suo progetto. E poi da bimbo tifavo Olimpia»