«Guai agli Usa se ci attaccano» di Maurizio Molinari

«Guai agli Usa se ci attaccano» TUTTI FALCHI NEL NUOVO GOVERNO DI AHMADINEJAD «Guai agli Usa se ci attaccano» Teheran risponde a Washington: abbiamo più opzioni Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad forma un governo con molti falchi della Repubblica Islamica ed ammonisce la Casa Bianca a non usare la forza «perché noi disponiamo di più opzioni militari rispetto a voi». I volti di spicco del nuovo esecutivo iraniano, che dovrà essere approvato dal Parlamento di Teheran, sono il ministro degli Esteri Manouchehr Mottaki, deciso sostenitore del programma nucleare e della ripresa dell'arricchimento dell'uranio, il ministro della Difesa Mostafa Mohammad Najjar, con alle spalle 25 anni nelle unità scelte dei pasdaran nonché già comandante dal Libano delle operazioni in tutto Medio Oriente, il segretario del consiglio per la sicurezza nazionale Ali Larijani, che ha finora guidato il negoziato nucleare con l'Unione Europea, il capo dell'intelligence Gholamhossein Mohseni-Ejei, già procuratore e considerato dai dissidenti un nemico giurato, ed il ministro del Petrolio Ali Saeedlou, ex braccio destro di Ahmadinejad durante la campagna elettorale ma senza una consolidata esperienza nel settore energetico. L'annuncio dei nomi dei ministri è arrivato in contemporanea con una dichiarazione del ministero degli Esteri di Teheran rivolta agli Stati Uniti a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal presidente americano George W. Bush in merito ad un possibile ricorso alla forza contro il programma nucleare iraniano. «Credo che Bush dovrebbe sapere che le nostre opzioni militari sono più numerose di quelle che lui dispone - ha affermato un portavoce - se gli Stati Uniti compiono un tale enorme errore sarà l'Iran ad avere di maggiori possibilità di difendersi». Pur non elaborando di quali «opzioni» si tratti, Teheran ha voluto così ammonire Washington a non tentare la via militare per risolvere il braccio di ferro sulla sorte del programma nucleare, sviluppato in segreto negli ultimi 18 anni ed ora oggetto di trattative con Germania, Gran Bretagna e Francia. In merito a tale negoziato il vicedirettore dell'Organizzazione per l'energia atomica in Iran, Mohammad Saeedi, ha fatto sapere ai tre Passi europei che Teheran è disposta a tornare al negoziato ma a patto di considerare «chiusa» la vicenda della riapertura dell'impian¬ to di Isfahan per la conversione dell'uranio, di cui l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Alea) ha chiesto venerdì di ripristinare il blocco. Ciò su cui Saeedi ha detto di voler «negoziare» con gli europei è la sorte dell'impianto di Natanz, ovvero l'installazione nucleare dove i gas di uranio prodotti a Isfahan sono destinati ad essere arricchiti per creare combustibile nucleare. Natanz è l'impianto di cui si è avuta notizia solo grazie all'opposizione e che l'ex presidente Mohammed Khatami accettò diciotto mesi fa di bloccare assieme a Isfahan. Ora le parole di Saaedi fanno trapelare l'intenzione di togliere i sigilli anche qui. Uno studente vicino al regime lancia sassi contro l'ambasciata britannica a Teheran