Anche Averroè è una radice dell'Europa di Elena Loewenthal

Anche Averroè è una radice dell'Europa TERRE PROMESSE . Elena Loewenthal Anche Averroè è una radice dell'Europa UN conto è parlare di storia, un conto è parlare dì coloro che l'hanno fatta: uomini, voci. Allora, tutto diventa in fondo più concreto, tangibile se non con le mani almeno con gli occhi e la memoria. Se non fosse che più sì toma indietro nel passato e più le vite di coloro che l'hanno costruito diventano sfuggenti, inafferrabili. Dì Rashì, ad esempio, si sa non molto. Certo molto meno dì quello che vorremmo, per una figura come questa: non solo un grande erudito, un commentatore illustre, un appr.csionato e geniale conoscitore' del testo bìbUco. Egli è in qualche modo l'emblema stesso della tradizione ebraica, dal Medioevo in poi. Le sue glosse al testo talmudico, i suoi responsi, i suoi commenti alla parola sacra, sono quanto di più "normativo" conosca una tradizione sostanzialmente anarchica come quella d'Israele: sempre disposta, cioè, a rimettere in gioco i propri presupposti. A tornare sul già detto, un po' per ricredersi un po' per approfondire. Di Rashì si è celebrato nel 1990 il novecentocinquantesimo anniversario della nascita. Venne infatti al mondo a Troyes, nella regione francese dello Champagne, nel 1040. Qui morì, sessantaquattro anni dopo. Si chiamava Gershom ben Yehudah, ma divenne famoso con l'acronimo di Rabbenu ("nostro maestro") Gershom. Che ha persino dato il nome a un tipo di grafìa ebraica, una sorta di corsivo che compare nei commenti a margine. A Rashì, alla sua vita di cui poco sappiamo, al suo ruolo fondamentale nella cultura ebraica - ma non solo: alcune sue glosse, ad esempio, sono preziose per conoscere l'antico francese - è dedicata una sintetica ma esauriente biografìa di Simon Schwarzfuchs, professore emerito all'Università Bar Ilan di Tel Aviv: Rashi. Il maestro del Talmud (presentazione dì Patrìzio Al, borghetti, traduzione dì Antonio Tombolinì, Jaca Book, pp. 123, «14). Da Rashi ad Averroè il passo è dawero breve. Prima di tutto perché in contemporanea esce nella stessa collana anche una biografia di questo grande dell'Islam, scritta da Maurice Ruben Hayoun (scrittore, filosofo, esperto di ebraismo) e Alain de Libera (storico di teologìa): Averroè e l'averroismo. Ma non sono solo ragioni strettamente editoriali. Averroè nasce infatti a Cordova nel 1126. Non è un esegeta, piuttosto un filosofo nel senso più ampio che si possa dare aUa parola. E' soprattutto, una figura emblematica, al pari di Rashì. E' uno dei "padri spirituali deU'Europa" con la sua fondamentale funzione di mediatore culturale nel tempo e neUo spazio: fra il pensiero classico e quello medioevale (e moderno). Fra civiltà diverse che in lui s'incontrano e generano cultura. Perché Averroè non fu soltanto il traghettatore di Aristotele dall'antichità al futuro. Fu anche e soprattutto l'inventore di una certa modernità fatta di incontri e non dì conflitti, di scambi e non dì esclusioni. Questa biografia a quattro mani ci svela che Averroè, cioè Ibn Rushd, «è stato letto, studiato e tradotto in tre lingue: in arabo, in ebraico e in latino; il suo pensiero ha affondato le sue radici in tre comunità religiose: islamica, ebraica e cristiana». Esplora l'uomo e la sua opera, ma anche l'influenza che egli ha esercitato in più direzioni: l'averroismo, cioè, in ambiente cristiano, ebrdco. Nella cultura latina e nella scolastica, fino al Rinascimento. Anche di questo, eccome, è fatta la nostra Europa. Maurice Ruben Hayoun - Alain de Libera Averroè e l'averroismo trad. di Costanza Maspero JacaBook,pp. 126,613

Persone citate: Alain De Libera, Antonio Tombolinì, Cordova, Costanza Maspero Jacabook, Ibn Rushd, Jaca Book, Maurice Ruben, Maurice Ruben Hayoun, Simon Schwarzfuchs

Luoghi citati: Europa, Israele, Rashì, Tel Aviv