Il sogno americano cantiere sempre aperto di Ruggero Bianchi

Il sogno americano cantiere sempre aperto Il sogno americano cantiere sempre aperto Ruggero Bianchi NON vi è forse nel Novecento narratore d'oltre Atlantico che non abbia tentato di scrivere the Great American Novel, il Grande Romanzo Americano. Il protagonista eponimo di Edwin Mullhouse: vita e morte di uno scrittore americano di Steven Millhauser, che per diciotto mesi si isola in studi matti e disperatissimi per partorire Cartoons, pietra miliare della moderna letteratura, non costituisce dunque un'eccezione. Eccezionale è semmai il fatto che Edwin, nato il I" agosto 1943 e morto (per una sua scelta più letteraria che esistenziale) il 1 ' agosto 1954, è un bambino di nemmeno undici anni. E che tutti i personaggi che a vario titolo entrano nella storia (genitori e insegnanti a parte) sono suoi coetanei e compagni di i classe: da Edward Penn, cartoonist precoce, ad Arnold Hasselstrom, rude armaiolo e armigero di frontiera, a Rose Dom, selvatico suo primo e unico amore, a Jeffrey Cartwright, suo biografo ufficiale, a Walter Logan White (destinato in seguito a una carriera accademica), scopritore tardivo del suo genio e curatore per caso della sua biografia literaria. Superfluo annotare che anche Millhauser, già noto ai lettori italiani per lo splendido e paradossale Martin Dressler, è nato come Mullhouse nel 1943. Ci sono dunque a prima vista tutte le premesse perché Edwin Mullhouse s'iscriva nella tradizione "dei romanzi di formazione nella sua accezione più ampia: le allusioni in tal senso abbondano in ogni direzione, dalle avventure di Huck Finn alle fantasie di Alice, in un clima tra il realistico e il surreale, il magico e il paranoico, l'umoristico e il grottesco, l'onirico e lo schizofrenico, ma con numerose differenze di fondo, a cominciare dalla sorte beffardamente tragica e drammaticamente misteriosa cui molti dei giovani personaggi vanno incontro. Edwin muore suicida per trasformarsi in leggenda letteraria, Rose in un incendio, Edward di malattia, Arnold in uno scontro a fuoco stile westem o hardboiled school. Quanto a Jeffrey, sempheemente scompare senza lasciare traccia. Manca insomma nello sviluppo e nell'esito dell'intreccio qualsiasi fiducia nel pensiero positivo: un pensiero positivo che tuttavia anima prepotentemente, a vario titolo, le esperienze e le divagazioni fisiche e mentali di questo adulto mondo infantile. Il fatto è che il romanzo di Millhauser è a modo suo una complessa e intricata metafora di quel gigantesco teatro che è l'America, una metafora minuziosissima e inafferrabile non meno inquietante e sconsolante di quella architettata in Martin Dressler. Se là il narratore voleva misurarsi con il mito della città ideale (e delTimprenditore/impresario visionario che la munagina e tenta di realizzarla), qui si confronta invece con l'utopia dell'arte, di un prodotto artistico che è tutt'uno con l'operare e il respirare dell'artista. Ancora una volta, insomma, penetriamo nel cantiere di quellvlmerican Dream che da secoli viene ogni gior- no costruito e smantellato. E' sintomatico al riguardo che ai lettori venga offerto non già il romanzo di Mullhouse ma la biografia del suo autore. Abilissimo gioco critico da parte di Millhauser, naturalmente, che se ne vale con ironia per mettere alla berlina gh sproloqui dei suoi colleghi (insegna allo Skidmore CoUege di Saratoga Springs, New York), dimostrando con pungente umorismo che, se si conoscono le regole del gioco, si può trasformare una Liala in un Manzoni. Ma anche e soprattutto ambigua presa d'atto che è forse più importante saper leggere che saper scrivere e dunque scoprire più che creare. Il mondo di Cartoons (del quale, quasi in chiusura, Jeffrey si decide finalmente a stilare uno stupendo riassunto) è a prima vista quello delle fiabe infantili e dei cartoni animati di That's Ali Folks. Ma appunto per questo è vero, ben più di quello quotidiano nel quale siamo immersi e che, alla resa dei conti, vediamo come ce lo voghono far vedere. E' un mondo non filtrato, frutto di una doppia distorsione che finisce per annullare ogni condizionamento e ogni schermo, restituendoci un'assurda e imprevedibile autenticità. Il mondo come lo vedono i bambini prima di essere persuasi e costretti dalla scuola, dalla famigha e dalle istituzioni a colorarlo di rosa: un territorio ignoto abitato da mostri e fantasmi, orchi e streghe, orrori e terrori, dove però nel bene e nel male tutto può accadere. Come nei cartoni animati. Come nella vita. In «Edwin Mullhouse», il nuovo romanzo di Steven Millhauser, il mondo visto dai bambini come un cartone animato II romanzo di Millhauser racconta un'America surreale e grottesca J* i ..^" Steven Millhauser Edwin Mullhouse: vita e morte di uno scrittore americano trad. di B. Draghi Fanuccì,pp.437.G16 ROMANZO - ^-^- --•'—;—•---1 a Mii«»f»iir.fctfi r-u ii» w

Luoghi citati: America, New York