Se pretendi di definire che cos'è una persona diventi un ateo devoto di Gianni Vattimo

Se pretendi di definire che cos'è una persona diventi un ateo devoto DIBATTITO Se pretendi di definire che cos'è una persona diventi un ateo devoto Gianni Vattimo TRA le osservazioni di Franca D'Agostini nell'articolo dedicato al problema dell'ontologia filosofica {Tuttolibri ài sabato 23 luglio) ce n'è una su cui vale specialmente la pena tomare, perché potrebbe condurci a cambiare il senso stesso del suo articolo. Si tratta del fatto che, come D'Agostini osserva a ragione, rispetto ai problemi della bioetica il pensiero «laico» si rivela spesso come molto meno agguerrito e preparato di quanto lo siano le prospettive religiosamente ispirate, soprattutto di parte cattolica. In una tale superiorità sarebbe anche una delle cause (probabilmente una sola) del fallimento, per mancanza del numero legale, del recente referendum sulla fecondazione assistita. La filosofia laica (senza alcuna implicazione valutativa) secondo D'Agostini manca per l'appunto di una «ontologia», cioè di una teoria che ci dica «che cosa c'è» e che cosa è quello che c'è. Una ontologia intesa così dovrebbe dunque dirci anche qualcosa su quegli enti che chiamiamo embrioni e fornirci una parola chiarificatrice circa la questione se essi siamo o no persone titolari di quei diritti che gli antireferendari assegnano loro, identificandoli con persone umane a tutti gli effetti. La domanda è filosofica, certamente, almeno nella misura in cui, se ci si richiama alla metafìsica classica, essa chiede se un ente «in potenza» (l'embrione può diventare un essere umano a pieno titolo) debba senz'altro identificarsi con ciò che diverrà se niente interrompe il suo sviluppo. Ma le nozioni di potenza e atto sono diventate relativamente meno familiari alla filosofia moderna e contemporanea, hanno continuato a utilizzarle per lo più i filosofi che si richiamano al pensiero di Aristotele, e per esempio non pare che siano nozioni comunemente utilizzate nella dottrina giuridica: se uno uccide è stato certamente anche un assassino in potenza, ma chi lo condannasse prima che sia passato all'atto compirebbe un arbitrio di «giustizia preventiva» su cui pochi giuristi si dichiarerebbero d'accordo. Non ci sono, a quanto pare, concetti filosofici né scientifìcopositivi che dimostrino fidenti- tà (di diritto, per lo meno) tra l'ente in potenza e l'ente in atto. A parte ogni altra considerazione, si vede chiaramente che la scienza non ha argomenti sperimentali per una tale dimostrazione (sappiamo davvero che tutti gli embrioni diventano persone?); e la filosofia non fornisce informazioni descrittive neutrali, ma sempre letture orientate, o interpretazioni, del cosiddetto reale. E' forse qui che la domanda di ontologia si infrange contro uno scoglio che si potrebbe ignorare solo con una totale disattenzione al carattere storico di ogni filosofia. Non è forse un caso che l'ontologia, come Franca D'Agostini (sulle tracce di Varzi, nell'articolo citato) la intende, sia coltivata soprattutto in ambienti filosofici anglosassoni, molto meno sensibili di quelli continentali alla dimensione storico-culturale del discorso filosofico. Una filosofia che pretenda di dirci «che cosa è» una persona (o addirittura che cosa sia una persona in potenza o una persona in atto) presuppone un atteggiamento realistico, descrittivoobiettivo che suscita per lo meno qualche problema. Ciò che tutte le filosofie ci hanno sempre detto è al massimo «che cosa chiamiamo persona» nel nostro linguaggio e che diritti le riconosciamo nella nostra cultura, fatta di esperienze storiche, pregiudizi condivisi eccetera. Supporre che si possa fare una ontologia senza questa dimensione (quella che dopo Heidegger non si può ignorare senza peccare di una ingenuità non di rado colpevole) è forse possibile solo a chi creda che «c'è» un ordine degli enti garantito nella sua stabilità da un Dio creatore. Non per niente i bioeticisti cattolici, o religiosi in genere, ci appaiono sempre più ferrati, più sicuri, anche se non sempre più perBUasivi. Davvero se sapessimo più precisamente «che cosa c'è», o ' che cosa è una persona, sapremmo risòlvere meglio il problema dei diritti dell'embrione? Se il pensiero laico va in cerca di una ontologia «descrittiva» di questo tipo, senza riconoscersi sempre impegnata in un progetto storico, adotta, per nostalgia o disattenzione, le posizioni dogmatiche dei teologi, senza per altro credere in Dio. In perfetta armonia con gli atei devoti che oggi vanno per la maggiore anche in politica.

Persone citate: Agostini, D'agostini, Franca D'agostini, Heidegger

Luoghi citati: Varzi