La stampa rosa ha lasciato il Cavaliere di Klaus Davi

La stampa rosa ha lasciato il Cavaliere CAMBIA LA LINEA POLITICA SUI SETTIMANALI FEMMINILI: NON PASSA LA DESTRA «TEO-CON» La stampa rosa ha lasciato il Cavaliere Klaus Davi Se c'è un fronte che vede il Berlusconi in formato «teo con» già in difficoltà, è quello dei settimanah popolari e dei cosiddetti «familiari». Sotto l'ombrellone, infatti, questo tipo di riviste arriva a toccare la quota di ben 10 milioni tra elettrici ed elettori (fonte Ads, l'auditel dei giornah): dal rizzohano Anna a VanitY Fair, da Oggi a Gente, da Chi a Io donna, la corazzata è ben fornita. E sembra già suonare le campane a morto per quella tanto celebrata nouvelle droite berlusconiana-ratzingeriana. Lanciando chiari messaggi a Prodi e compagni. Si tratta di una gigantesca rivoluzione d'opinione ignorata dal dibattito pubbhco. A torto. Ma soprattutto ignorata dal grande popolo di sinistra, dalla upper dass radicai chic, indaffarata a parlare di Ricucci, di Consorte e dell'Unipol. Eppure, un Ipotetico Stratega Unionista oggi se ne infischierebbe di questo stupido brodo autoreferenziale in cui - siamo alle solite bolhsce la salottiera comunicazione ex uh vista. Per cominciare: cercherebbe di intercettare questo forte movimento d'opinione veicolato non a caso dai settimanah popolari, sostenuto per lo più dalle responsabili d'acquisto, cioè quelle centinaia di migliaia di donne che nel 2001 guidarono la riscossa di Berlusconi perché tradite da una sinistra innamorata di feste, di miope politicismo, di volgare attrazione per il binomio «ricchi e famosi», e di un deleterio supinaggio ai Poteri Forti. Cercando poi di sfruttare questa «silenziosa» svolta dei settimanah. Come? Ad esempio sfoghando Anna, che da un po' di tempo si schiera. Tipo sulla fecondazione, dove il settimanale sposa in toto la linea Fassino-Pollastrini (che. però si occupa dei problemi della vip Sabrina Ferilli...), mentre sulle questioni della guerra dà spazio a Lilly Gruber che accusa l'Occidente di miopia nei suoi rapporti con l'Islam. Oppure sfruttando il caso di Alberto di Monaco per mettere in luce la farraginosità della legislazione italiana sul tema delle adozioni, in piena sintonia con i progetti di legge della combattiva Anna Serafini. E che dire di Graziai Proprio: la berlusconiana Grazia, diretta dalla Anne Wintour italiana, Carla Vanni, pohticamente attenta a non propendere da una parte o dall'altra finché zac! Ecco che nell'ultimo numero tira una stoccata alle ideologie neocon, lanciandosi in un bel servizio sull'ingiustizia della legge itahana che non consente ai transessuah non operati il diritto di scrivere il proprio nome al femminile. Come se il pene fosse ormai la discriminante per chi vuo¬ le sentirsi donna! Ma il fatto è che lo scrive Grazia, mica Zer», la rivista dei gay, militarmente schierata con le battaghe di Zapatero. Non basta. Nell'anno in cui il tema della sicurezza la fa da padrona, ecco schierarsi anche la supermoderata Gioia di Vera Montanari. E con coraggio. Sfidando la codardia di certe posizioni ultra leghiste, Gioia esorta le sue lettrici ad andare in vacanza, a non farsi frenare da Bin laden, a non abbandonare il Terzo Mondo, a rompere le barriere delTincomunicabilità.- Prima ancora che le stesse parole fossero pronunciate da un certo Tony Blair... Insomma non male. E che dire invece del mondadoriano Flair, die se d fosse la versione femminile del Riformista, ne sarebbe il più perfetto interprete? Senza peli sulla lingua, infatti, «Flair» si schiera contro la guerre palesando il proprio interesse per le operatrid umanitarie che operano nei Paesi colpiti (volontarie cui guarda con simpatia anche Grazia), dando coipo a un'antipatia strisdante verso quelle posizioni più guerrafondaie incarnate da George Bush. Certo, il fronte neocon non demorde e può contare su una corazzata benfomita. Come Chi, sicuramente non insensibile alla comunicazione della famiglia Berlusconi, anche se non sempre in accordo con Forza Italia su temi dei diritti civili. La potente lobby dei gay nel mondo dello show business, difatti, è costantemente celebrata dal settimanale mondadoriano che ne narra feste, eventi e gossip. Vidni al Cavahere sì, ma senza trascurare quanto accade di interessante a sinistra. Come il profilarsi delle nuove First lady uliviste, dalla signora Fassino alla signora Mastella descritte con simpatia e con toni tutt'altro che polemid. Naturalmente non mancano i pasdaran al femminile, come ad esempio Donna Moderna, che non si tira indietro sui temi forti. E se parla di prostituzione lo fa dal punto di vista cattolico, della punizione dei chenti; se parla della chiusura delle frontiere come misura di prevenzione al terrorismo lo fa con una foga che sembra quasi una informativa del Viminale. E se parla di Zapatero lo fa per criticare il suo relativismo. Ma la sensazione di scenario è che la stampa popolare e femminile non simpatizzi granché con l'ideologia neocon tanto in voga anche in Italia e semmai prepari 3 terreno ad un profondo cambiamento di umore del Paese. Perché se da un lato 0 settimanale Di Più, nel descrivere l'emergenza stupri lo fa in maniera populistica, alla Libero per intendersi, in sintonia con un pubblico che guarda naturaliter a destra, dall'altro il Mondadoriano Tu, sullo stesso argomento, mette in guardia dal razzismo di ritorno contro gh extracomunitari tout court, segnalando come la violenza contro le donne sia la punta di un iceberg che affonda nell'identità spesso malata della famiglia. Morale: è come se sotto l'ombrellone si stesse consumando una spede di grande regolamento di conti. I vettori decisivi di questa operazione sembrano essere, appunto, i femminili, E chi da settembre, all'avvio della lunga campagna elettorale 2006, sarà in grado di cavalcare questi sentimenti, per ora embriohali, si ritroverà in cassa, un bel pacco di voti. Probabilmente quelli decisivi.

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