Gelata estiva per la produzione industriale

Gelata estiva per la produzione industriale COLPITO IL MADE IN ITALY. CROLLANO SCARPE E ABBIGLIAMENTO. IN CONTROTENDENZA L'ALIMENTARE Gelata estiva per la produzione industriale n 12 mesi un calo del 3 per cento. E' il peggior dato dal '99 P ffaello Wlasci ROMA Dopo i prezzi in ripresa, il turismo in calo e le esportazioni in ribasso, l'Istat, nei suoi freddi e routinari conteggi, ha rilevato un'altra falla nel nostro trend economico: la produzione industriale ha perso il 307o in un anno, di questo, quasi il 20Zo (1,9 per l'esattezza) negli ultimi sei mesi, lo 0,70Zo solo a giugno rispetto a maggio. Il dato congiunturale è il peggiore da dicembre scorso e per trovarne un altro tendenziale simile occorre andare indietro al '99. L'economia del nostro Paese ha subito un colpo tanto più grave in quanto ha interessato un settore da sempre considerato di punta e di eccellenza: il made in Italy, l'abbigliamento, le scarpe, le beUe auto. Un dato balza agli occhi: in un anno, da giugno a giugno, le calzature hanno perso il 1407o. Dato terribile eppure, secondo gli anahsti, non inatteso: la concorrenza asiatica si è fatta sentire. I cinesi non faranno scarpe beUe come i mastri calzolai delle Marche o del varesotto, ma ne fanno di buona qualità a prezzi altamente concorrenziah. E poi il «tessile-abbigliamento», che vuol dire moda, «itahan style», bellezza, tessuti di qualità: meno 5,50zà, nonostante gh accordi con i cinesi in sede Uè per evitare l'invasione delle T-shirt a un euro. Gli apparecchi elettrici e di precisione hanno registrato un crollo dell'8,1%. Approda poi alla rilevazione dell'Istat un altro settore strategico per il nostro Paese: l'auto. Alla voce «mezzi di trasporto», la tabella dell'Istituto di statistica riporta la cifra -7,70/). A completare il quadro c'è poi tutta una serie di settori meno appariscenti ma altrettanto boccheggianti: daUa produzione della gomma (-907o) e quella cartacea (-6,907o) a quella dei beni durevoli (elettrodomestici e simili) -2,407o. Poi, si capisce, qualche cosa va pure bene: estraiamo più minerali (in ragione di un più 7,8I!'4), produciamo più generi alimentari (-l-3,307o) e raffiniamo più petrolio (5,807o), ma questo dato - visti i prezzi del prodotto non si sa come classificarlo. I numeri - ovviamente - sono quelli che sono e non c'è stato alcun commento che non fosse ireoccupato, al punto che anche e invettive più brusche contro il governo, si sono poi concluse in assunzioni di responsabihtà. Così il sindacato, se è molto preoccupato per quello che una situazione simile comporta per i contratti e il costo della vita, sollecita - attraverso la Cisl di Savino Pezzetta - una ripresa del confronto sui temi della «competitività». La Uil, con Adriano Musi, ha molto criticato la politica del governo, ma ha anche proposto una seria discussione costruttiva. Perfino Marigia Maulucci della Cgil, dopo una serie di invettive contro la linea seguita dal governo va economia e nelle relazioni industriali, auspica un confronto serio in vista della Finanziaria, dato che «il Dpef così com'è è totalmente superato». In effetti la preoccupazione per una Finanziaria che dia una mano al paese per uscire dalla crisi è neUe corde di molti, anche nell'opposizione. Per esempio, il coordinatore deUa segreteria dei tìs Vannino Chiti, dopo aver messo in relazione i dati Istat con le valutazioni di Standard and Poor's, ricorda come sarebbe stato più opportuno andare al voto dopo le regionah piuttosto che languire in questa agonia e, tuttavia, «è indispensabile che già nella prossima Finanziaria il centrosinistra indichi prospettive di sviluppo in grado di restituire fiducia agli italiani» Per il governo ha parlato il viceministro per le Attività produttive (e delegato al Commercio estero: due settori in forte difficoltà) Adolfo Urso: «I dati negativi non vanno sottaciuti ha commentato - ma valutati con serietà e responsabihtà proprio per approntare una finanziaria adeguata, che punti sul rilancio industriale, con una riforma dell'Irap che favorisca le imprese esportatrici». E comunque, ha ricordato Urso, «i numeri negativi registrati dal settore tessile e calzaturiero sono determinati dalla concorrenza sleale». In particolare, «per il tessile va evidenziato l'accordo con la Cina, entrato in vigore proprio a metà lugho e che rappresenta un forte e concreto argine rispetto all'invasione di prodotti sul mercato europeo». Un provvedimento, questo, che «stiamo cercando di adoperare anche per il settore calzaturiero». CHI SALE, CHI SCENDE Variazione percentuale delia produzione annua degli indici Istat per ciascun settore di attività economica a giugno 2005 (dati corretti per giorni lavorativi) Estrazione di minerali Raffinerie petrolio Alimentari e tabacco. Carta, stampa, editoria Metallo e prodotti in metallo Minerali non metalliferi Produzione elettricità, gas, acqua Macchine e apparecchi meccanici Prodotti legno esclusi mobili Prodotti chimici e fibre sintetiche Attività manifatturiere Articoli in gomma e plastica . Apparecchi elettrici precisione Tessile e abbigliamento Pelli e calzature Mezzi di trasporto 47,B

Persone citate: Adolfo Urso, Adriano Musi, Marigia Maulucci, Metallo, Pelli, Savino Pezzetta, Urso, Vannino Chiti

Luoghi citati: Cina, Marche, Roma