Fassino «Agli alleati dico non potete darci lezioni»

Fassino «Agli alleati dico non potete darci lezioni» IL SEGRETARIO DS «ACCUSE IMMOTIVATE, VOGLIONO METTERCI SOTTO PROCESSO» Fassino «Agli alleati dico non potete darci lezioni» intervista Umberto La Rocca ROMA «Ora si è passato davvero il segno. Si cerca di mettere sotto processo la sinistra, in un Paese devastato dal conflitto di interessi del Presidente del Consiglio, dalle leggi ad personam e dallo spoil system feroce del centrodestra. Si lanciano accuse immotivate, come quella di un presunto imbarazzo dei Ds che proprio non esiste. Francamente, inviterei Parisi, Mastella e altri nostri amici ad avere più rispetto». Piero Fassino negh ultimi giorni era rimasto in silenzio, aveva delegato il compito di rappresentare la posizione della Quercia sulle scalate alle banche, su Fazio, sulla "nuova questione morale" a Vannino Chiti, il coordinatore della segreteria. Troppa confusione e approssimazione nel dibattito, aveva pensato il leader dei Ds, troppo scarto tra la gravità del problema e la serietà con la quale il mondo politico lo sta affrontando. Poi, di fronte alle bordate alle quali è stato sottoposto il suo partito, la decisione di passare al contrattacco. Segretario, la crìtica principale che vi si muove è quella di essere stati «reticenti»... «Reticenti su cosa? La verità è che c'è una debolezza del sistema creditizio itahano e ancor più delle autorità di vigilanza. Nel giro di un decennio abbiamo vissuto giganteschi cambiamenti: l'Euro, la privatizzazione delle banche, il mercato unico e la libera circolazione dei capitali che ci espongono alla concorrenza straniera. A fronte di tutto ciò, le regole e le norme che abbiamo, a partire dai poteri della Banca d'Italia, sono rimaste quelle di vent'annifa». Riconoscere il problema non è però una risposta. «E' la premessa per ricordare che l'esistenza di questa contraddizione noi non l'abbiamo scoperta oggi. Dopo lo scandalo Parinalat, siamo stati il primo partito ad avanzare la proposta di una nuova legge sul risparmio. Per mesi siamo rimasti da soli a sostenere la battaglia per abolire il mandato a vita del governatore della banca d'Italia, per il trasferimento della vigilanza sulla concorrenza all'Antitrust, il rafforzamento dei poteri ispettivi della Consob, il superamento dell'Isvap, l'organismo di controllo sulle assicurazioni le cui competenze proponiamo che passino anch'esse ad Antitrust e a Consob. Oggi fa comodo dimenticare che quando riuscimmo a far approvare questi emendamenti in Commissione, si scatenò ima durissima reazione conservatrice». Guidata da chi? «Il primo a muoversi fu Fazio che chiamò in soccorso Berlusconi. Il presidente del ConsigUo raccolse l'appello e impose alla sua maggioranza di votare la soppressione di quelle modifiche. Non solo. Anche esponenti del mondo industriale e finanziario si schierarono a difesa dell'intangibilità del mandato e dei poteri del governatore. Perciò, chi allora si oppose alla riforma abbia almeno il pudore di stare zitto, di non lanciare accuse contro di noi. E dimostri con i fatti quello che vuole davvero». Vale a dire? «Contribuisca ad approvare subito, alla ripresa dei lavori parlamentari, la legge sul risparmio con quelle modifiche che ora tutti sembrano ritenere necessarie. E' questo l'unico modo per restituire alla Banca d'Italia quella credibilità che ha perso nelle ultime settimane, dinante le quali l'arbitro è sceso in campo a fianco di uno dei giocatori, suggerendogli i comportamenti e avallandone le mosse». . Però è stato contestato ai Ds proprio di non aver chiesto con forza sufficiente le dimissioni di questo «arbitro giocatore», perchè vi avrebbe frenato un certo imbarazzo sulla scalata di Unipol a Eni E le crìtiche non sono arrìvate dal centrodestra, ma da alleati come Rutelli e Parisi... «Questa è una sciocchezza, non abbiamo nessun imbarazzo. La nostra posizione, fin dal primo momento, è stata quella di dire: il ruolo della Banca d'Italia è cosi delicato che deve essere chi ne ha la guida ad avere la sensibilità di chiedersi se è nelle condizioni di esercitare le sue funzioni con l'imparzialità, il credito e l'autorevolezza necessari. E' un modo civile e responsabile, ma anche chiaro, di chiedere a Fazio di fare un passo indietro». Quanto alla scalata di Unipol? «La vicenda Bnl è molto diversa dalla scalata alla Antonveneta, perchè Unipol non sta facendo nessuna speculazione. Non ha comprato azioni della Bnl per rivenderle tra qualche mese e lucrare plusvalenze. Si è data un obbiettivo di sviluppo delle proprie attività, è la terza compagnia assicurativa del paese, è già impegnata nel settore bancario attraverso Unipol banca, ritiene di dover rafforzare la sua presenza nel settore anche in considerazione della sempre maggiore integrazione tra banche e assicurazioni, e perciò ha lanciato un'offerta sostenuta per una parte con soldi suoi e del movimento coope¬ rativo e per im'altra con prestiti ottenuti da istituì di credito ai quali li restituirà a tassi di mercato. E' un'operazione del tutto legittima, francamente non capisco che cosa gh si possa rimproverare». Resta il fatto che alcuni degli immobiliaristi coinvolti nella scalata della Antonveneta hanno avuto un ruolo anche in quella della Bnl. «I cosiddetti immobiliaristi erano in possesso di azioni Bnl da molto tempo e in ogni caso l'Unipol le ha comprate allo stesso prezzo al quale le avrebbero pagate i concorrenti spagnoli. E comunque, vale anche per Unipol l'obbligo all'assoluto rispetto delle leggi e delle regole del mercato». Nel caso di Unipol è stata contestata ai Ds una commistione indebita fra politica e affari. Avete appoggiato la scalata alla Bnl? «E' del tutto naturale che noi guar- diamo con simpatia a Unipol, perchè appartiene al movimento cooperativo. Ma non abbiamo interferito in nessun modo e in nessun momento con le loro scelte né abbiamo compiuto alcun atto che influenzasse la vicenda Bnl. E, viceversa, siamo così poco condizionati che, come le dicevo, nella legge sul risparmio abbiamo cercato di inserire la soppressione dell'Isvap, proposta criticata da tutte le compagnie assicurative Unipol compresa». Quindi i banchieri che, a proposito della scalata a Bnl, dicono "io sto con D'Alema e Fassino", millantano? «Senta: io credo che i banchieri rispondano ai loro azionisti così come i leader di partito rispondono ai loro elettori. Punto». Dunque, la "nuova questione morale" non tocca la sinistra? «No, per quanto riguarda i Ds non c'è nessuna "nuova questione morale". E io sono indignato che vengano sollevati certi dubbi nei nostri confronti. In questi mesi, come ogni anno, stiamo organizzando in tutta Italia quattromila feste dell'Unità costruite e gestite con il lavoro volontario e la passione di migliaia e migliaia di persone. Si guardi allo stile dei nostri dirigenti e si vedrà che, nella generalità dei casi, hanno imo tenore di vita del tutto normale. Questo è il nostro modo di concepire la pohtica. Per noi Berlinguer non è una icona. Noi siamo gh eredi di Berlinguer e ci ispiriamo ogni giorno nei nostri comportamenti concreti al suo lascito morale e politico. Al tempo stesso, proprio a causa di questa tensione etica, sentiamo il dovere di non abbassare la guardia». Sarebbe a dire? «Sarebbe a dire che siamo consapevoli del fatto che le leggi da sole non bastano. E che chi ha responsabilità pubbliche e istituzionali deve ispirare i suoi comportamenti anche a principi morali. Robert Nozick usa una bella formula: "Il fiume della pohtica scorre nell'alveo dell'etica". E così deve essere. Perciò, faccio una proposta concreta». Quale? ((Alla ripresa dei lavori le Camere si diano un codice deontologico del parlamentare che, ad esempio, vieti i rapporti privati con esponenti di aziende interessate da provvedimenti legislativi in corso di elaborazione; che impedisca di accettare regali se non di valore minimo; che dissuada dall'accettare inviti e frequentazioni pubbliche che possano indurre il sospetto di rapporti privilegiati; che imponga un rendiconto periodico delle spese sostenute per la propria attività e dei fondi con le quali vengono coperte. E un codice simile dovrebbero darselo anche i partiti. Non sono stranezze: sono regole in vigore in grandi democrazie come gh Stati Uniti, la Francia e la Spagna». Segretario, questo per il futuro. Ma restando al presente, visto che le giudica infondate, come spiega le crìtiche contro la Quercia? «Le critiche che ci vengono da destra hanno una spiegazione molto semplice: si cerca di andare alle elezioni dimostrando che tutti i partiti sono ugualmente responsabili dello sfascio nel quale la maggioranza di governo ha precipitato l'Italia. Ma noi non ci stiamo. E tanto per restare alle cronache di questi giorni, vorrei ricordare che dalle intercettazioni telefoniche emerge che nella scalata del Corriere della Sera ha un ruolo importante Alejandro Agag, genero di Aznar, ex segretario generale del Partito popolare europeo e intimo di Berlusconi che ne è stato anche testimone di nozze. Dalle stesse intercettazioni risulta che coloro che scalano l'Antonveneta hanno cercato continuamente il sostegno del presidente del ConsigUo e di esponenti del governo. Altro che sinistra». Ma alcune critiche vi arrivano anche dal centrosinistra... «Evidentemente c'è qualcuno che continua a voler contestare al nostro partito il ruolo che gli elettori gli riconoscono con milioni di voti». Per dirla con Chiti, su La Stampa di ieri, vogliono "spolpare l'osso dei Ds"? «Non lo so se lo voghono spolpare, ma quando leggo che Parisi ritiene che l'elezione di Petruccioli alla presidenza della Rai è un elemento della "questione morale" mi cadono le braccia. Penso che sia ima assurdità e un'affermazione originata da un pregiudizio nei confronti di un diesse, visto che nello stesso modo sono stati eletti i tre presidenti delle authority Antitrust, Telecomunicazioni e Privacy senza che Parisi avesse nulla da ridire». Nella "questione morale" è stato inserito anche il coinvolgimento di Berlusconi nel fondo creato da De Benedetti. Che cosa ne pensa? «Io sono tra i pochi che non hanno parlato quando l'accordo è stato annunciato e non ritengo di dire una parola neanche adesso che è morto. In ogni caso, mentre la destra si identifica con un imprenditore, il centrosinistra rispetta De Benedetti ma non ne dipende». Ultimo capitolo: le intercettazioni. Il presidente del Consiglio presenterà ima legge restrittiva, lei è d'accordo? «E' una materia molto dehcata, perchè le intercettazioni sono uno strumento prezioso per la giustizia, penso all'esperienza della lotta alla criminalità organizzata e non solo. Tuttavia proprio la delicatezza della materia impone il massimo rispetto dei cittadini e della loro privacy. Nessuna indagine giustifica forme di voyeurismo mediatico. Credo che tutti debbano riflettere sull'allarme lanciato dal presidente dell'Authority sulla privacy quando ha ricordato che in Italia nel 2004 sono state autorizzate dalla magistratura BOmila intercettazioni, contro le 25 mila autorizzate in Germania, cioè in un paese che ha venti milioni di abitanti più dell'Italia. E' vero che da noi ci sono la mafia e la 'ndrangheta, ma io vorrei essere sicuro che la differenza tra ottanta e venticinque sia tutta attribuibile alla lotta alle cosche mafiose. Non ho la certezza che sia così e quindi penso che una nonnativa più adeguata sia necessaria. Sconsiglio tuttavia a Berlusconi di scriverla di suo pugno come ha detto che sta facendo. Il Parlamento ha tutte le professionalità e le competenze per occuparsene». Questione morale «Per quanto ci riguarda non esiste, siamo gli eredi di Berlinguer Chi ci attacca cerca solo di contestare il ruolo che ci riconoscono milioni di elettori» Bankitalia «Siamo stati i primi a sostenere la battaglia per abolire il mandato a vita del governatore Il primo a muoversi contro fu Fazio, che chiamò in soccorso Berlusconi» Intercettazioni «Una normativa più adeguata è necessaria Però sconsiglio al premier di scriverla di suo pugno come ha detto che sta acendo. Il Parlamento ha le competenze per farlo» Il segretario dei Ds Piero Fassino Arturo Parisi Clemente Mastella

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