Bresday interrogato per ore il nipote degli scomparsi di Lodovico Poletto

Bresday interrogato per ore il nipote degli scomparsi IL MISTERO DELLA COPPIA DI ANZIANI CHE NON DA' NOTIZIE DA UNA SETTIMANA Bresday interrogato per ore il nipote degli scomparsi Gli amici e i vicini: non se ne sono andaticeli certo è successo qualcosa Lodovico Poletto inviato a BRESCIA «Andarsene via così, senza dire niente a nessuno? No, mai. Deve essergli capitato per forza qualcosa...». Ottavo giorno della scompara di Aldo Donegani, 77 anni, e di sua moglie Luisa De Leo, 61, dalla loro villetta nel verde della periferia ài Brescia: zona di casette e giardini, di pensionati e famigliole. Da oggi non c'è più una sola persona disposta a credere che Aldo e Luisa se ne siano andati di loro spontanea volontà. Non i vidni dicasa, non gli amici, noni carabinieri e la Procura che, pur celando dò che pensano dietro i sohti «no comment», stanno lavorando con i ritmi e i modi dell'indagine su un fatto criminale. Hanno fatto dragare e prosciugare dai pompieri lo stagno di zona Fantasma, una pozza d'acqua e fango profonda pochi metri, a meno di tre chilometri da casa dei coniugi scomparsi. Hanno mohilitato la protezione civile, con i cani, che ieri è andata a perlustrare Lochi e colline. E le pattuglie dei carahinieri sono andate in forze a ispezionare una baita di proprietà della famiglia, nel comune di Aprica, il primo paese della provincia di Sondrio, provenendo dalla Valcamonica. Alle 17 di ieri hanno addirittura transennato e vietato alla circolazione, dieci metri di strada davanti alla casa della coppia. E se non bastasse questo a far capire che gli investigatori sospettano qualcosa di più di una fuga volontaria, ci sono anche le tante attenzioni riservate al nipote della coppia: Guglielmo Gatti, 41 anni, il figlio della sorella di Aldo. In due giorni - da quando sono iniziate le indagini sulla scomparsa dei pensionati - lo hanno interrogato quattro volte. L'ultima ieri, quando i militari sono andati a prenderlo alle 2 del pomeriggio nella villetta dove vive anche lui, ma al secondo piano. Lo hanno portato via per un paio d'ore. Poi, con i due magistrati che indagano su questa storia - Paola Reggiani e Claudia Moregola - Guglielmo ed i carabinieri sono tornati. Ancora un'ispezione nell'appartamento e una nei garage. Quindi il ragazzo si è messo al volante della sua Punto blu elettrico, un tenente dell'Arma s'è seduto al suo fianco, e insieme, sono andati in piazza Tebaldo, alla sede del comando provinciale dell'Arma. Erano le 18. Da quel momento, e fino a notte fonda, Guglielmo è rimasto lì. Ufficialmente è non imputato di nulla. Di certo, però, è sospettato. Le ragioni di tutto questo interesse degli investigatori sono chiare: Guglielmo è l'unico che può sapere che fine hanno fatto Aldo e Luisa. Abitano nella stessa casa e Giuglielmo, da due mesi è solo: suo pache, Giacomo, è morto a giugno; sua madre è nel 2003. «Loro lo trattavano come il figlio che non hanno mai avuto perchè si sono messi insieme tardi, non più di vent'annifa...» racconta adesso Paolino Ardigò. E aggiunge: «Poi, un giorno, la Luisa ci ha detto che lui aveva cambiato atteggiamento. Non voleva più vederli, non andava piùapranzodaloro...». Se ne stava, dicono, nella casa dei genitori. Tutto il giorno davanti al computer. Da solo. Come da solo ha sempre vissuto. Mai una fidanzata, mai un amico sono stati visti entrare in quella casa. E non c'è uno che si ricordi di averlo visto una sera in un pub del centro oppure in discoteca. Con i pochi che sono riusciti a parlargli sùbito dopo la scomparsa degli zii. diceva di essere un ricercatore universitario, per il Politecnico di Milano. «Consulente. La zia ci raccontava che faceva il consulente per importanti aziende straniere, che si occupava di nucleare. Anzi, che si era laureato in ingegneria nucleare» dice ancora Paolino Ardigò. Ma la sua biografia si ferma lì. Non lo conoscono neppure albar dell'Oratorio dove Luisa andava fare i turni settimanah per l'apertura del locale e Aldo e prendere il caffè e giocare a briscola con gli amici. E anche don Mario Stoppani, ex parroco della chiesa di Sant'Antonio, da un anno trasferito a Castrezzato, un paese a venti chilometri da Brescia, allarga le braccia: «Mah, non saprei proprio dire che tipo sia. L'ho visto solo ima volta, due anni fa, al funerale della mamma. Ma tra le due famiglie non c'erano grandi contatti». Don Mario, invece, conosceva molto bene Aldo e Luisa. Domenica scorsa la coppia doveva andare alla messa delle 9. «Il martedì mattina mi ha telefonato una conoscente da Brescia e solo allora ho saputo che erano spariti». Erano i giorni in cui ancora non c'era un quadro chiaro della situazione. Il telefonino di Aldo era spento. La sua auto era posteggiata in garage. In casa era tutto in ordine. «Una casa di bambola» diceva Guglielmo, prima che i carabinieri gli imponessero il silenzio. Poi il cellulare, il 334... di famiglia, lo hanno trovato, spento, dentro un cassetto del salotto. Nel forno sono stati scoperti i resti di un pasto consumato in fretta. Dall'appartamento non manca nulla. Quindi sono arrivati i carabinieri della scientifica. Le televisioni con le parabole per trasmettere in diretta. La gente che fa ressa in via Ugolini per vedere la casa dei coniugi scomparsi. E anche i più prudenti hanno inziato ad essere sospettosi. A guardare Guglielmo con occhi diversi. A darsi di gomito vedendolo andare e venire con i carabinieri o i giornalisti. E adesso qualcuno è pronto a darlo per spacciato: «colpevole» della scomparsa degli anziani zii. Ma, per ora, contro lui non c'è nulla. L'uomo vive nella stessa villetta degli zii ma al secondo piano Ieri è entrato nella caserma dell'Arma alle sei di sera e ne è uscito a notte fonda Ma per ora non è imputato di nulla Gugliemo Gatti, nipote degli scomparsi ^M llj I carabinieri davanti alla villetta dei coniugi in via Ugolini a Brescia Aldo Donegani e Luisa De Leo

Luoghi citati: Aprica, Brescia, Castrezzato, Milano, Sondrio