Vercelli, per la mamma di Matilda nuovi guai dalle intercettazioni

Vercelli, per la mamma di Matilda nuovi guai dalle intercettazioni LUNEDÌ il tribunale del riesame deciderà sulla scarcerazione della hostess Vercelli, per la mamma di Matilda nuovi guai dalle intercettazioni Roberta Martini TORINO «In due anni ho sempre amato Matilda. Ho dedicato la vita alla | mia bambina. Non l'ho mai toccata». Elena Romani, camicia bianca e pantaloni neri, tacco basso e capelli stretti in una coda di cavallo severa, chiede di parlare ai giudici del Tribunale del Riesame. E' il primo pomeriggio di ieri, i suoi avvocati l'incoraggiano: «Sono innocente». «Oh mamma... Matilda, sono mamma. Povera piccolina, io non voglio pensare... Non può essere che avevo dato i calci alla bambina...Ma non è successo... Sarà per quello che io mi sono... ma la colpa è di Anto... Mati aiutami, amore mio...ah...non posso pagare per una cosa che non volevo fare...Matilda ascoltami, ci sarebbe rimasto il segno». Ancora Elena Romani, un'altra Elena. Questa volta a metà luglio, mentre si sta allontanando da VerceUi. Sola, dopo l'ultimo confronto con il fidanzato. Ed è quest'altra Elena che la procura di VerceUi porta davanti ai giudici del Riesame, nell'ultima trascrizione dell'intercetta¬ zione ambientale in auto, affidata al traduttore ufficiale del Tribunale di Torino per eliminare l'ultima traccia del sottofondo musicale di Laura Pausmi. Sulle «due Elene» si confrontano per quasi quattro ore accusa e difesa dell'hostess di Legnano, e a metà pomeriggio i giudici concludono l'udienza riservandosi di decidere. Nessuno accetta la Elena dell'altro. Per i sostituti procuratori Muriel Ferrari e Antonella Barbera, Elena Romani deve restare in carcere: il pomeriggio del 2 luglio, indossando la scarpa rosa décolleté, avrebbe sferrato un calcio alla schiena di Matila, di 22 mesi, che ha appena vomitato sul letto. L'ennesimo episodio, che ad «Anto» (Antonio Cangialosi), dà fastidio. C'è scritto anche sul diario dell'hostess di Legnano che Antonio si secca, e la procura quasi sembra cogliere un movente. Negli ultimi giorni i magistrati hanno ascoltato altri testimoni, misurato l'alloggio, e confidano nella memoria del consulente di parte, Roberto Testi, che parla di compatibilità tra il livido sulla schiena di Matilda e l'ipotesi del calcio sferrato dalla mamma con la scarpe arrivate a Roasio in un trolley. Per Roberto Scheda e Tiberio Massironi, invece, Elena Romani deve tornere in libertà, oppure lasciare il carcere di VerceUi per gli arresti domiciUari daUa madre, a Senago. E i nastri, disturbati e ritrascritti, sono tutto fuorché un grave indizio: «Ci sono quattro versioni deUa stessa intercettazionG, più o meno coincidenii. Ogoi ne spunta una nuova, in cui tutta una lunga frase sparisce, sostituita da un'altra». Il pomeriggio del 2 lugho, dicono i due legaU, si può ricostruire in modo diverso. A cominciare dal tempo intercorso tra U presunto calcio e il momento in cui MatUda comincia a stare male: dieci minuti in cui Elena Romani lascia anche sola la piccola con Antonio Cangialosi per uscire a stendere il cuscino appena lavato. Le scarpe rosa poi, dicono i due avvoca- ti, a Roasio potrebbero non essere mai arrivate: non c'è prova che Elena Romani le indossasse, anziché le scarpe fucsia o nere che ricordano i vicini. E per produrre le lesioni a MatUda, che ha avuto fegato e reni spappolati (questa volta è la memoria del consulente di parte Lorenzo Varetto), ci vuole una gran forza: le décoUeté rosa non sono sufficienti. Né, secondo la difesa, U perito deUa procura sarebbe poi così convinto deUa compa- tibUità tra le calzature e U Uvido suUa schiena deUa bimba. Un Uvido che Elena Romani non ha visto: ma non l'hanno visto carabinieri, personale del «118» e neppure U medico legale: «Ho guardato anche in bocca, non aveva nuUa. Ho guardato sul dorso e sulla schiena». Oggi aUe 10,45 neUa cattedrale di Busto Arsizio verranno celebrati i funerali di MatUda. Elena Romani, per evitare altro clamore, non ci sarà. wm Elena Romani con la figlia Matilda

Luoghi citati: Busto Arsizio, Legnano, Senago, Torino, Vercelli