Prodi al centrosinistra «Se vado al governo è per cambiare davvero»

Prodi al centrosinistra «Se vado al governo è per cambiare davvero» IL LEADER DELL'UNIONE DOPO LE POLEMICHE SUSCITATE DA PARISI Prodi al centrosinistra «Se vado al governo è per cambiare davvero» I professore evita di entrare nel merito dello scontro su Rai e Unipol Ma chiarisce: «Lo dico con la massima sincerità, o diamo un esempio e un messaggio di grande svolta o tanto varrebbe lasciar perdere» colloquio Fabio Martini ROMA Da 48 ore lo tallonano. Segretari di partito. Giornalisti. Amici. «Romano, mica sarai d'accordo con Parisi?». Ma il Professore ieri dalla suocera in quel di Novellare, da oggi nella sua casa sull'Appennino reggiano - non dà soddisfazione a chi lo incalza e pubbhcamente non apre bocca. Due giorni fa il suo mighore amico in politica aveva sostenuto in un'intervista al "Corriere della Sera" che in Italia si è riaperta una «questione morale» che in parte lambisce anche la sinistra, come dimostrerebbero la nomina consociativa alla presidenza della Rai del ds Claudio Petruccioli e il tentativo di scalata della "rossa" Unipol alla Bnl. I ds si sono imbestialiti, qualcuno è arrivato a dire che è ora di farla finita con Prodi, ma col passare delle ore quasi tutti si sono rassegnati a credere che il Professore non la pensa come Parisi. Ma è proprio così? Prodi ieri ha accettato di parlare davanti alle telecamere del Tg3, stando ben attento a circoscrivere l'esternazione alle questioni che riguardano la Banca d'Italia e le autorità di garanzia: «Le cose sono andate così avanti che o il Governatore dà delle spiegazioni all'opinione pubbhca o si trova in una situazione estrjpmamente difficile». Sulle Authority: «Inun sistema bipolare, con un esecutivo forte», «abbiamo bisogno di autprità indipendenti» e invece «molte volte i membri» che ne fanno parte «sono troppo legati ad un'appartenenza politica». Eppure, sul far della sera, a chi gli chiede cosa pensi del nucleo vero della sortita parisiana («Alla domanda di alternativa non possiamo offrire una semplice aìtemanza di governo»), il Professore dà una risposta non banale: «Siamo davanti ad un problema di fondo e lo dico con la massima sincerità: o diamo un esempio e un messaggio di grande cambiamento, oppure è meglio che non ci andiamo al governo!». Certo, come in tutte le battute anche in questa di Prodi c'è una dose di paradosso, al governo il Professore ci vuole tornare assieme ai suoi alleati. Ma il messaggio è chiaro: l'essenza della sparata di Parisi - quell'anelito a rappresentare un cambiamento senza incrostazioni consociative - è condiviso da Prodi. Anche pferché l'analisi che il Professore j^ormalmentedù»-. sullo stato dirPSese è molr grave: «Ho una preoccupazione che è una sorta di angoscia: iljjj sistema se continua così va proprio a rotoli». E rivela un dettaglio, significativo per uno studioso di economia come lui: «Ho ricominciato a guardare i tassi dei bond...». Il Professore allude ai tassi dei bond pubbhci che da tempo non si muovono, ma che se si dovessero alzare, oltre a segnalare un eventuale effettoFazio, farebbero impennare le spese per gli interessi, con effetti pesanti sul debito pubbhco. Spiega Prodi: «Intendiamoci: finora tutto va bene e non ne parhamo nemmeno, ma personalmente erano anni che non guardavo quei tassi e ora li guardo». Di Petruccioli, Rai, Unipol e D'Alema il Professore non parla, non avalla né smentisce Parisi e si tiene a distanza dall'ultimo incendio polemico, anche perché - da capo della coalizione non ha alcuna intenzione di irritare vieppiù i ds, presi così aspramente di mira dal suo brac- ciò destro. E anche perché con Piero Fassino - ma anche con Massimo D'Alema - il rapporto continua a restare buono e Prodi non ha alcuna intenzione di guastarlo. Ma la violenta inquietudine di Arturo Parisi e la più pacata preoccupazione di Romano Prodi derivano da un rovello che da qualche settimana è tornato a battere in casa prodiana, un rovello che per il momento resta inconfessabile: il timore di tornare a palazzo Chigi e di ritrovarsi - magari a metà percorso - senza anni, senza un partito alle spalle, col rischio di ritrovarsi alla corda una seconda volta. Rivelatore di questo stato d'animo è l'editoriale uscito nell'ultimo numero della rivista dei padri dehoniani "il Regno", una pubblicazione per iniziati - a Roma viene venduta soltanto in due librerie nei pressi del Vaticano - ma che ha sempre anticipato analisi e svolte del mondo prodiano, dalla tesi del "complotto" dopo la caduta di Prodi nel 1998, alla nascita dei Democratici. Scrive "il Regno" che la liquidazione della usta unitaria voluta da Rutelli e avallata da Fassino, «ha spinto Prodi a dividere la leadership dalla premiership e a sceghere» quest'ultima. Ma in questo modo c'è il rischìn di.«ripetere lo schema di De Mita nel 1989», «allora fu proprio la preoccupazione di salvare il governo che portò» il leader de «a bloccare la sinistra del partito, accettando di passare la mano della leadership». Col risultato che De Mita, «rinunciando ad ogni prospettiva pohtica» riuscì poi a «conservare il governo solo per altri 5 mesi». Conclude un editoriale intriso di filosofia "parisiana": «In una condizione pohtica straordinaria qual è quella in cui si trova in Italia, forse un profilo tecnico non basta per durare significativamente cinque anni al governo in caso di vittoria». Ma Prodi non è uno che si faccia prendere dal pessimismo, tanto più che questi sono i giorni dell'anno che il Professore dedica alla famiglia: «Oggi, per il compleanno di mia suocera, ero a Novellare nella Bassa reggiana e uno come me che è cresciuto col mito della montagna, deve ammetterlo: ora mi sono affezionato alla pianura Padana». Ho una ^ preoccupazione che èi|na sorta di angSscia: il sistema se continua così va proprio a rotoli Ho ricominciato a guardare A A i tassi dei bond ^^ In un sistema bipolare e con un esecutivo forte abbiamo bisogno di autorità indipendenti Molte volte i membri sono troppo legati ad appartenenze politiche w ÉL(bL Su Bankitalia "™ e scalate le cose sono andate così avanti che o il Governatore dà delle spiegazioni all'opinione pubblica o si trova in una situazione estremamente difficile w É"lccdaoiedA I leader dell'Unione Romano Prodi -~ 1- -r*— Arturo Parisi Piero Fassino

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