La Jihad Islamica potrebbe riconoscere «di fatto» Israele di Fiamma Nirenstein

La Jihad Islamica potrebbe riconoscere «di fatto» Israele ABU MAZEN: «TERRÒ' SOTTO CONTROLLO IL FRONTE INTERNO DEI RADICALI» La Jihad Islamica potrebbe riconoscere «di fatto» Israele Dopo che un loro razzo ha ucciso bambini palestinesi i leader degli estremisti cessano il fuoco Fiamma Nirenstein GERUSALEMME Putroppo è del tutto realistico pensare che non la convinzione politica, ma la morte dì Yasser Adnan Ashkar, un bambino palestinese di 9 anni e il ferimento di altri sette - fra cui i quattro figli del ministro Hishan Abdel Razek, una figura di primo piano nel Fatah - abbiamo portato alla decisione della Jihad Islamica di sospendere, o almeno così dichiarano i suoi esponenti, i lanci di missili Kassam e delle Katìushe sugli insediamenti israeliani in occasione dello sgombero previsto per il 15 di agosto. Le conseguenze del lancio del missile, probabilmente destinato alla manifestazione dei settler in marcia da Sderot a Ofakim e di cui comunque la Jihad Islamica rifiuta la paternità, hanno fatto enorme impressione su tutti ì cittadini di Gaza: la casa a pezzi, il sangue del bambino ucciso, la costernazione del ministro Dahlan e la richiesta di cessare la violenza, tutto questo ha certo spinto la Jihad a una marcia indietro. C0" munque inziata dalle dichiarazioni di un suo esponente, Abu Kassam al giornale israeliano Ha'aretz: «Se l'Autorità nazionale palestinese avvia un rapporto con Israele e noi faremo parte del governo», ha sostanzialmente detto imo dei leader della Jihad, «potremmo rivedere le nostre posizioni e riconoscere Israele, se non formalmente almeno dì fatto». Questo, anche se come al solito sì tratta di posizioni tattiche e non strategiche che possono cambiare ad ogni istante, pure mighora la possibilità che lo sgombero si svolga in condizioni di calma, e che quindi l'esercito israeliano non debba, come aveva annunciato Zeev Boim, il viceministro della Difesa, volgersi dal fronte intemo a quello delconsueto scontro con i palestinesi, lasciando le cose in sospeso. Abu Mazen sta facendo dì tutto perché le cose vadano bene: ieri ha dichiarato di poter controllare il terreno, e l'incaricato palestinese per il ritiro Mohammed Dahlan ha incontrato sia il vicepremìer Shimon Peres che il ministro della Difesa israeliani Shaul Mofaz per colloqui che stabiliscono di fatto, un autentico coordinamento. Quarantotto coloni israeliani sono stati arrestati ieri sera dalla polizia israeliana nei pressi del valico di Gush Katif, al confine con la Striscia di Gaza. La polizia e l'esercito israeliani avevano deciso di bloccare la prevista marcia dei coloni che si oppongono al ritiro radunatisi nella località di Ofakim: la Striscia, a meno di due settimane dall'inìzio delle operazioni dì ritiro, è stata infatti dichiarata zona militare vietata ai non residenti. La fragilità della situazione è grande, anche mettendo da parte per un attimo il pericolo allo sgombero portato dalla possibilità di grandi incidenti fra l'esercito e i settler stessi. La macchina terrorista, nonostante tutto, è ben oliata, se sì pensa che dall'inizio del 2005,21 israeliani sono stati uccisi e 238 feriti in attacchi e sono state sparati più dì mille missili. Intanto lo Shin Beth, l'agenzìa di sicurezza israeliana intema, sta investigando la preoccupante possibilità che al Qaeda sia riuscita a creare un succursale palestinese a Gaza sotto il nome (de Brigate della Jihad dei Paesi dì confine». La prima informazione eragiunta direttamente dall'Autorità palestinese in maggio, quando un'organizzazione detta «Brigate di Allah» rivendicò un attacco sui militari a Rafah, in cui. ne erano stati feriti quattro. Prima, era stato arrestato un palestinese con cittadinanza canadese, Jamal Abdel al Akel, condannato a quattro anni per aver preparato un attentato a un alto ufficiale israehano e a membri delle comunità ebraiche americane e canadesi.E' rimasto aperto l'interrogativo sulla sua identità politica. Tempo fa Zacharia Zubeidi, capo della Brigate di AI Aqsa a Jenin, aveva annunciato che alcuni elementi di al Qaeda cercavano di entrare nei Territori e di sfruttare le strutture di Hamas. Adesso un video li mostrerebbe con un libretto di al Zarkawi mentre sparano dei missili Kassam a Gaza. La notizia è tuttavia incerta e per ora per Abu Mazen è più realistico preoccuparsi del consueto fronte intemo, che sembra calmarsi via via che sì avvicina lo sgombero. Però intanto a Gaza fonti della sicurezza locale dicono che Farouk Khaddumi, uno dei più duri leader palestinesi, ancora residente a Tunisi, grande negatore dell'accordo di Oslo, e almeno sulla carta, per amore degli equilibri politici, vice del moderato Abu Mazen, stia stabilendo una ennesima forza di polizìa, un «esercito popolare»: proprio quello die ci vuole a Abu Mazen mentre tenta, da tempo, di unificare tutto il fronte delle forze dell'ordine. Militanti della Jihad Islamica annunciano di sospendere il lancio di razzi contro Israele