Sanzioni o aiuto all'opposizione: il bivio di Bush

Sanzioni o aiuto all'opposizione: il bivio di Bush NELLE VACANZE IN TEXAS IL PRESIDENTE DOVRÀ' DECIDERE LA TATTICA DA ADOTTARE CONTRO GLI AYATOLLAH Sanzioni o aiuto all'opposizione: il bivio di Bush Gli Stati Uniti ritengono che Teheran sia vicina ad ottenere l'atomica analisi Maurizio Molina ri corrispondente da NEW YORK Sanzioni dell'Onu per la corsa all'arma nucleare o massiccio impegno a favore dell'opposizione interna. E' questo il bivio sul caso -Iran dì fronte al quale si trova il presidente americano, George W. Bush, che dedicherà al «cosa fare a Teheran» buona parte dei briefing in programma con i più stretti collaboratori durante le lunghe vacanze estive nel ranch texano di Crawford. L'insediamento di Mahmud Ahmadinejad alla guida della Repubblica Islamica pone la Casa Bianca di fronte alla necessità di sceghere su «quale dossier puntare» - come dice Danielle Pletka, vicepresidente del neoconservatore «American Enterprise Institute» - per mettere alle strette gli ayatollah. «Al momento a Washington il focus è tutto sul nucleare osserva Richard Murphy, ex ambasciatore Usa a Damasco e Riad nonché analista di Medio Oriente al "Councìl on Foreign Relatìons" - perché il negoziato fra Teheran e gh europei non promette nulla di buono mentre negli Stati Uniti è largamente diffusa l'opinione che siano più vicini alla bomba di quanto sì possa in genere credere». Se fosse questo approccio a prevalere dalle sedute top-secret nella sala conferenze di Crawford allora «vedremo l'amministrazione più determinata nell'ottenere sanzioni contro Teheran da parte delle Nazioni Unite» anche se ciò «passerà attraverso una delicata fase diplomatica nella quale americani ed europei dovranno armonizzare le posizioni» per non ripetere quanto avvenne sull'Iraq. Questo approccio è considerato tuttavia «troppo timido» da chi come Mohsen Sazegara, ex co-fondatore dei pasdaran khomeinisti divenuto oppositore del regime ed in queste settimane ospite del «Washington Institute», ritiene che Bush debba «essere più incisivo a sostegno degli iraniani che chiedono libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani». «L'amministrazione dovrebbe affrontare Ahmadinejad - spiega Sazegara con tre mosse: dire con chiarezza che non riconoscerà il risultato di un'elezione illegit- tima perché viziata dalla dittatura, compiere un passo concreto a favore del rispetto del diritti umani sostenendo la richiesta del Canada di fare piena luce sulla morte dì un proprio cittadino ucciso dai servizi dì sicurezza, invocare la creazione di una commissione d'inchiesta sugli atti di terrorismo che hanno consentito al regime dì assassinare almeno trecento iraniani». Simile l'opinione di Michael Ledeen, voce di punta sull'argomento all'«American Enterpri¬ se Institute», secondo il quale «l'Iran è un regime terrorista a cui si oppone il settanta per cento della popolazione» e dunque «ciò che serve è maggiore coraggio e decisione nel dare sostegno all'opposizione intema». Tanto Ledeen che Sazegara vedono nella proposta di «un referendum costituzionale contro la teocrazia» la leva politica in grado di far crollare dall'interno la Repubblica islamica fondata da Khomeinì. «Bush è a favore della rivoluzione democratica globale - aggiunge Ledeen - e dunque l'Iran, una dittatura che sostiene ì terroristi in tutto il mondo, è un nostro nemico e deve essere trattato come tale». A conferma della prevalente importanza del fronte interno Sazegara aggiunge: «Qualora invece Bush puntasse sulle sanzioni all'Orni dovrebbe far attenzione a studiare provvedimenti destinati a punire i leader e non la popolazione, in manìe ra, simile a quanto fatto in occasione delle sanzioni contro la Libia». Il bivio strategico fra deferimento dell'Iran all'Onu a causa della corsa al nucleare e massiccio sostegno all'opposizione intema non preclude la possibilità che la Casa Bianca decida di operare in entrambe le direzioni. Anche se Pletka tende a escluderlo: «Per far condividere il caso-Iran agli alleati Bush può puntare sul nucleare, sul coinvolgimento in atti di terrorismo o sulle violazioni dei diritti umani ed in questo momento tutto lascia intendere che il terreno su cui tenterà dì costruire l'alleanza sarà il timore che Teheran possa arrivare all'arma atomica».