L'arte messa da parte di Richard Newbury

L'arte messa da parte L'arte messa da parte Richard Newbury F""* ORSE fiuudonerà in pratica, ma avrebbe senso in teoria?» P"* fu l'obiezione di un ministro i francese a una proposta per, I l'Unione Europea della lìiatcher. Il pragmatico common sense degli inglesi, diversamente dal razionalismo teorico francese, li rende fortemente sospettosi di tutte le teorie mentre ^assurdità» e l'incoerenza sono le loro rassicuranti norme. In Inghilterra non ci sono «intellettuali» e il termine, se mai usato, è un insulto per indicare chi manchi di senso pratico. flDottor SamuelJohnson, il più famoso critico letterario e «uomo di lettere» settecentesco, saputo della teoria di Berkeley sulla non esistenza della materia, dando un calcio a una pietra disse «e io la confuto cosb. Qua! è il vero valore dell'arte? Le arti ci rendono persone migliori? Sono un segno di civiltà? Può l'arte sostituire la religione, come si desume dal nostro crederla sacra? Perché l'arte «elevata» dovrebbe esser giudicata superiore a quella «bassa»? I giudizi sull'arte sono qualcosa di più di semplici opinioni personali? Può la scienza dare un utile contributo ai dibattiti sul valore dell'arte? L'uomo che nel volume What good are the Arts? (Faber&Faber, pp286 12.99 sterline) risponde a queste domande con piacevolissimo scetticismo e devastante intelligenza insiste nel ricordarci, con tipico understatement inglese di essere stato cittadino del mondo reale come soldato, barista, critico televisivo, apicultore e incisore. Questo oltre ad essere l'emerito professor di Letteratura inglese a Oxford, con opere fondamentali su Dickens e le Donne e esser stato per tre decenni il principale recensore di libri delSunday Times. Se può scrivere che gli angelici bambini di Dickens sono «asettici nani con forti affinità con il moderno gnomo da giardino» si capisce perché alcuni scrittori viventi da lui dilaniati si rifiutino di parlargli. «Non bisogna mai aver paura di perdere un amico. Bisogna dire la verità. Se qualcuno dice una cosa che tu consideri stupida devi palesarlo». Questo principio funziona anche per Kant (e Hegel e Schopenhauer ecc). «È strano che questa farragine di superstizioni e non comprovate affermazioni abbia raggiunto una posizione di dominio nel pensiero occidentale. Ciononostante eoa è successo.» «Non so molto di arte, ma so quel che mi piace» di fatto risulta alla fine la sola definizione di opera d'arte. Quanto all'arte «più elevata» o «più profonda» «una volta che il credere in Dio è rimosso, le questioni morali come quelle estetiche diventano disputabili all'infinito». «Daragazzo andavo matto per Otello. Mia madre disse che non era molto gradevole. Non posso dire che questo rende lei una persona peggiore di me in nessun senso» La scienza può rivelare una preferenza genetica per la simmetria, - predatore-preda, compagno-compagna - tendono tutti alla simmetria - ma al momento la neurologia ancora non sa dirci nulla del perché delle scelte estetiche. Le arti ci rendono migliori? I «poeti come legislatori» di Shelley e i musei come templi dell'arte sono contemporanei del declino illuministico della fede religiosa tra l'elite istruita. Allo stesso tempo l'arte era vista come una forza civilizzatrice delle classi basse. Ma ora le opere d'arte funzionano da «anima surrogata»? I monaci di Santa Maria delle Grazie a Milano ora aprirebbero una porta attraverso un Leonardo - «reliquia sacra moderna» per poter più velocemente accedere alla cappella per pregare? Carey, egli stesso un meisore, è convinto che dovremmo concentrarci sul «far arte» tutta la vita e che la ricerca in campo artistico dovrebbe spostarsi dal critico/sacerdote al pubblico/assemblea dei fedeli. La storia del pubblico e dei lettori è in gran parte un vuoto. Dobbiamo «guardare al di fuori e seguendo l'esempio di Laski e Bourdieu - esaminare con attenzione gli spettatori, non i testi. Dobbiamo usare legami con sociologia e psicologia e pubblica sanità creando una massa di conoscenza sulle conseguenze che di fatto le Arti esercitano sulla gente. Fino a quando ciò non succede non possiamo neppure fingere di prendere sul serio le Arti». Lui è il vittoriano post darwiniano per eccellenza. Intellettualmente è un relativista con tutto il fervore di un Puritano cromwelliano che ha perso la fede. Però il suo zelo riformatore e il cui «self-help» non è ora L'arte messa da parte

Persone citate: Bourdieu, Dickens, Hegel, Kant, Schopenhauer

Luoghi citati: Berkeley, Inghilterra, Milano, Oxford