Ahmadinejad al potere tra tensioni e violenze di Maurizio Molinari

Ahmadinejad al potere tra tensioni e violenze DA OGGI E' IL NUOVO PRESIDENTE DELL'IRAN Ahmadinejad al potere tra tensioni e violenze Attentato con ordigni a basso potenziale contro uffici della «Bp» e della «British Airways». Ucciso in auto a colpi di pistola il giudice che aveva condannato il giornalista dissidente Ganji Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Mahmud Ahmadinejad si insedia oggi alla presidenza della Repubblica Islamica in una Teheran segnata da episodi di violenza e teatro del braccio di ferro con l'Unione Europea sul programma nucleare. Un ordigno di debole potenza è esploso ieri di fronte alle sedi della compagnia aerea «British Airways» e cfi quella energetica «British Petroleum» mentre in pieno centro un killer ba assassinato Massud Moqadasi, il giudice responsabile del processo con¬ tro il giornalista dissidente AkLar Ganji. Non sono arrivate rivendicazioni dell'attentato dinamitardo contro le sedi delle aziende della Gran Bretagna uno dei tre Paesi europei impegnati nel negoziato con Teheran affinché abbandoni del tutto il proprio programma nucleare né sull'agguato contro il giudice che nel 2001 aveva condannato Ganji a dieci anni di reclusione per aver scritto articoli sull'assassinio di cinque oppositori da parte dell'intelligence nel 1998 e che era diventato da tempo un incubo dei dissidenti per via delle decisioni adottate nel perse¬ guire duramente ogni reato di tipo pohtico. n capo della polizia di Teheran, Morteza Telai, non ha rilasciato dichiarazioni in merito alla bomba anti-brìtannica mentre sull'assassinio del giudice ha detto: ((Nostro fratello Moqadasi è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da un uomo in motocicletta ed è diventato un martire, abbiamo formato una squadra specialeper indagare sul crimine e scoprire i responsabili». La detenzione di Ganji è un casosìmbolo della dissidenza iraniana: il giornalista, a cui la pena è stata ridotta in appello a sei anni, si trova sotto sorveglianza in un ospedale della capitale dove è stato ricoverato a seguito di un prolungato sciopero della fame iniziato per protestare contro la sua detenzione. ((Ha già perduto otto chili e versa in condizioni di salute molto delicate» ha fatto sapere la moglie Masoumeh Sbafìei in occasione di una delle manifestazioni organizzate dal dissenso a favore di Ganji. Per Ahmadinejad le violenze interne si sommano alle tensioni con la comunità intemazionale per via del braccio di ferro sulla continuazione del programma nucleare. Dopo l'annuncio di Teheran di voler riattivare l'impianto di Isfahan - con un passo destinato a riprendere l'arricchimento dell'uranio sospeso un anno e mezzo fa - l'Agenzia intemazionale per l'energia atomica dell' Onu (Alea) ha chiesto un rinvio di «alcuni giorni» per poter «monitorare quanto avverrà». Sarà Ahmadinejad, in uno dei suoi primi atti da presidente, a decidere come procedere ma da Parigi il ministro degli Esteri Philippe Douste-Blazy - che guida i negoziati assieme ai colleghi i Londra e Berlino - ha ammonito Teheran: «Stiamo rischiando una grave crisi intemazionale». Le tre capitali europee premono per impedire all'Iran di riuscire a produrre armi atomiche anche se un rapporto dell'intelligence americana, reso noto ieri dal «Washington Post», afferma che Teheran sarebbe più lontana del previsto dal raggiungimento di potenzialità nucleari militari. Secondo il «National Intelligence Estimate» infattigli accertamenti fatti sugli impianti esistenti e conosciuti hanno portato ad appurare che gli ayatollah potrebbero arrivare a produrre una bomba solo nel 2015 ovvero fra dieci anni, il doppio del tempo finora previsto dai portavoce della Casa Bianca. H rapporto cita ((fonti dei servizi britannici ed israeliani» esprimendo dubbi sulle attuali capacità iraniane ed anche sulla reale volontà della Repubblica Islamica di diventare una potenza nucleare. La Casa Bianca ha evitato commenti alle indiscrezioni apparse sul «Washington Post». Ufficialmente Teheran ha sempre detto di voler arricchire l'uranio solo a ((fini pacifici» ma i Paesi europei e gli Stati Uniti vedono con sospetto la produzione di materiale fissile in una nazione considerata compromessa con gruppi terroristici come gli Hezbollab, l'organizzazione che ha ucciso il più alto numero di cittadini americani dopo Al Qaeda per via degli attentati commessi in Libano ed Arabia Saudita. Il nuovo leader dovrà subito rispondere al ministro degli Esteri francese Douste-Blazy che sulla vicenda del nucleare avverte: «Si rischia una grave crisi internazionale» Il Washington Post: agli ayatollah servono dieci anni per avere l'atomica Philippe Douste-Blazy, ministro degli Esteri francese Mahmud Ahmadinejad si insedia oggi alla presidenza dell'Iran