Il Vaticano a Tel Aviv Non date lezioni al Papa di Marco Tosatti

Il Vaticano a Tel Aviv Non date lezioni al Papa IL PONTEFICE CRITICATO PER IL «SILENZIO» SULLA STRAGE DI NETANYA Il Vaticano a Tel Aviv Non date lezioni al Papa La Santa Sede difende la politica mediorientale di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II: «Accuse pretestuose e contrarie alla verità» Marco Tosatti CITTÀ DEL VATICANO La Santa Sede difende con durezza la memoria di Giovanni Paolo II dagli attacchi lanciatigli nei giorni scorsi da alcuni organi di stampa israeliani, accusandolo di «asseriti silenzi» riguardo al terrorismo. Pochi giorni dopo che il governo di Sharon aveva lanciato un'offensiva diplomatica giudicata dal Vaticano «pretestuosa» perché Benedetto XVI non aveva citato Israele fra i Paesi colpiti dal terrorismo nei giorni scorsi, un altro riverbero di polemiche fa scendere al livello più basso da molti anni il termometro dei rapporti fra lo Stato ebraico e la Santa Sede. Nel pomeriggio di ieri il direttore della Sala Stampa, Joaquin Navarro Valls, ha reso nota una dichiarazione molto dura, corredata da una lunga nota, affermando che «la Santa Sede non accetta insegnamenti e direttive» da altre autorità e comunque è una «accusa pretestuosa» a Benedetto XVI quella di non aver inserito Israele nell'elenco dei Paesi colpiti dal terrorismo nell'Angelus di domenica scorsa. Nel mirino del Vaticano paiono soprattutto le dichiarazioni del funzionario del ministero degh Esteri di Israele Barman al Jerusalem Post di martedì scorso. Dice Navarro: «L'insostenibilità della pretestuosa accusa rivolta al Papa Benedetto XVI per non aver menzionato anche l'attacco terroristico di Netanya del 12 luglio dopo la preghiera dell'Angelus di domenica 24 luglio non può non essere apparsa evidente a chi l'ha sollevata. Forse anche per questo si è cercato di sostenerla, spostando l'attenzione su asseriti silenzi di Giovanni Paolo n circa gli attentati degh anni passati contro Israele, inventando anche che, al riguardo, il Governo d'Israele sarebbe in passato intervenuto ripetutamente presso la Santa Sede, e richiedendo che con il nuovo Pontificato la Santa Sede cambi atteggiamento». Navarro lancia un'accusa precisa, e molto pesante, nei rapporti diplomatici: quella di «invenzione». Ed è la memoria di papa Wojtyla che si vuole difendere: «In merito - prosegue il portavoce del Vaticano - si fa presente che gh interventi di Giovanni Paolo n contro ogni forma di terrorismo e contro singoli atti di terrorismo nei confronti di Israele sono stati numerosi e pubbli- ci». E che «non sempre ad ogni attentato contro Israele è stato possibile far seguire subito una pubblica dichiarazione di condanna, e ciò per diversi motivi, tra l'altro per il fatto che gh attentati contro Israele talora erano seguiti da immediate reazioni israeliane non sempre compatibili con le norme del diritto intemazionale. Sarebbe stato pertanto impossibile condannare i primi e passare sotto silenzio le seconde». La nota elenca numerose condanne e deprecazioni degh atti di terrorismo compiuti dal predecessore di Benedetto XVI; ma è comunque da notare, nelle parole di Navarro, la sottolineatura delle rappresaglie e degli atti contrari dì diritto intemazionale di cui si è resa responsabile Israele. Anche questa precisazione appare un ulteriore elemento polemico, dal momento che il tema è delicato, e costituisce imo dei punti sensibih della pohtica israe- liana, all'interno come all'estero. Non è ancora chiaro perché la Santa Sede abbia deciso di reagire ieri all'intervista a Barkan, pubblicata il 26 luglio scorso; come d'altronde non è chiaro il perché di un attacco così violento contro la persona di Benedetto XVI prima, e di Giovanni Paolo n poi da parte d'Israele. «Anche nel ricordare gh inalienabili diritti del popolo palestinese - afferma la nota - il sommo pontefice ha ripetutamente stigmatizzato con parole inequivocabili l'inammissibilità dei metodi violenti che, mediante atti terroristici perpetrati nei confronti della popolazione civile israeliana, hanno impedito iniziative di pace poste in atto, lungo i trascorsi cinque lustri, da sagge forze pohtiche sia israeliane che palestinesi». La Santa Sede parla di «penosa sorpresa», perché è passato «inosservato il fatto che, nei trascorsi 26 anni, la voce del papa Giovanni Paolo II si sia levata tante volte con forza e passione nella drammatica situazione della Terra Santa, a condanna di ogni atto terroristico e ad invito a sentimenti di umanità e di pace. Le affermazioni contrarie alla verità storica possono giovare solo a chi intende fomentare animosità e contrasti, e certo non servono a mighorare la situazione». BenedettoXVI durante l'Angelus a Les Combes del 24 luglio che ha acceso la polemica con Israele