Lira depone le armi Blair: decisione storica

Lira depone le armi Blair: decisione storica DOPO 35 ANNI DI LOTTA ARMATA E ATTENTATI Lira depone le armi Blair: decisione storica repubblicani irlandesi promettono che d'ora in poi cercheranno 'unificazione delle due parti dell'isola solo con metodi pacifici Maria Chiara Bonazzi LONDRA La guerra, almeno questa, sembra davvero finita. Dopo 35 anni di violenza indiscriminata e di spietata retorica delle bombe, del mitra e del passamontagna, l'Ira ha capito che era ora di smantellare una volta per tutte il proprio arsenale. Con un annuncio registrato su DVD da un ex prigioniero, ieri i terroristi repubblicani si sono impegnati a consegnare le armi, a perseguire l'unificazione dell'Irlanda «con mezzi esclusivamente pacifici», e a lasciar perdere le altre varie attività criminali in nome della democrazia. Blair ha accolto con giubilo «questa decisione d'importanza senza precedenti nella sto¬ ria recente del Nord Irlanda», che malgrado i prevedibili mugugni degli unionisti sarà ora verificata da una commissione indipendente con testimoni protestanti e cattolici. Per la prima e si spera ultima volta, l'Ira ha finalmente usato un linguaggio chiaro, segno che ha compreso di non poter continuare a fare i soliti tripli salti carpiati per evitare il decommissionamento delle armi con tanto di inconfutabili fotografie. Ha fatto da coreografia all'annuncio la scarcerazione provvisoria di Sean Kelly, il famigerato attentatore di Shankill Read (9 civili saltati in aria in un negozio di «fish and chips» nel 1993), che ha fatto andare su tutte le furie gli unionisti, sempre diffidenti in quanto l'orga¬ nizzazione, contrariamente alle loro richieste, non si sdogherà. Ma per Blair la giornata di ieri è stata quella in cui «la pace può prevalere sulla guerra». Alle quattro , di ieri pomeriggio la violenza è formalmente cessata: «Tutte le cellule dell'Ira hanno ricevuto l'ordine di sbarazzarsi delle anni», dice l'annuncio, secondo il quale tutti i ribelli «sono stati istruiti a collaborare allo sviluppo di programmi puramente politici e democratici attraverso mezzi esclusivamente pacifici» e «non devono impegnarsi in alcuna altra attività». L'organizzazione dice di «credere che esiste un modo alternativo per raggiungere un'Irlanda unita e mettere fine al dominio britannico». Per consegnare le anni alla luce del sole, «il più presto possibile e in modo tale da rassicurare ulteriormente il pubblico, il comando dell'Ira ha autorizzato un proprio rappresentante a collaborare con la commissione intemazionale indipendente sul decommissionamento». A questo scopo, l'Ira ha «invitato due testimoni indipendenti della chiesa protestante e cattolica». I militanti repubblicani spiegano così la decisione di gettare le armi in favore della pohtica costituzionale: «Nell'Ira c'è un fortissimo sostegno per la strategia di pace del SinnFein». L'Ira non si è scusata con le famiglie delle vittime e ha «ribadito il punto di vista che la lotta armata era interamente legittima», ma ha riconosciuto che «questo ha creato vere difficoltà, perché la stragrande maggioranza del popolo irlandese sostiene pienamente il processo di pace» e il «pieno adempimento all'accordo del Venerdì Santo». Siglato il 10 aprile del 1998, il patto stabiliva istituzioni politiche decentrate e prospettava una riduzione della presenza militare britannica e una riforma della polizia; sono seguiti sette anni estenuanti di reticenze degli estremisti, promesse rimangiate, porte sbattute, esecutivi di Belfast sospesi. Mentre Gerry Adams, presidente del Sinn Fein, ha definito «coraggiosa e fiduciosa» l'iniziativa dell'Ira, Blair ha esultato: «Accolgo con favore il riconoscimento che l'unica strada verso il cambiamento politico risiede esclusivamente in mezzi pacifici e democratici», e ha ricordato che «gli unionisti voghono far sì che la dichiarazione di principio sia osservata nella pratica» e che «il modo migliore di ricordare le vittime è epifillo di rendere migliore il futuro». Anche il primo ministro irlandese, Bertie Ahem, ha detto: «Questo annuncia un'epoca nuova per tutta la gente sull'isola d'Irlanda». Il premio Nobel per la pace John Hume lo ha definito un passo importante verso la pace e la stabilità, ma il reverendo lan Paisley, leader degli unionisti democratici, ha detto che la sua comunità verificherà nei prossimi anni se l'Ira è in buona fede. Ieri a Londra il contrasto non avrebbe potuto essere più netto: mentre la polizia correva contro il tempo alla ricerca affannosa delle cellule islamiche suicide, a cui per ammissione degli stessi servizi segreti britannici la guerra in Iraq ha fatto da cartellone pubblicitario, Blair ripescava dal passato e coronava il suo trionfo pohtico sull'Ira. A proposito di servizi segreti, in questi giorni si è detto che fi loro livello attuale di infiltrazione nelle cellule islamiche ricorda quello nell'Ira degli anni '70. In una parola, pessimo. Migliorò in seguito: c'è chi crede che i terroristi repubbhcani fossero approdati al tavolo di pace anche perché si erano accorti che le spie erano ovunque. Tony Blair abbozza un tiro a tennis durante la visita dì ieri a una scuola londinese

Persone citate: Bertie Ahem, Gerry Adams, John Hume, Maria Chiara Bonazzi, Paisley, Read, Sean Kelly, Tony Blair

Luoghi citati: Belfast, Iraq, Irlanda, Londra, Nord Irlanda