Un jihad fatto in casa Caccia aperta ai beduini di Pierangelo Sapegno

Un jihad fatto in casa Caccia aperta ai beduini 'ALTRA PIÙ' CONeRETA E AVVALORATA DALLE ANALOGIE TRA DUE ATTENTATI Un jihad fatto in casa Caccia aperta ai beduini Gli autori della carneficina del 22 luglio potrebbero essere pastori educati al terrore da un palestinese fuggito dopo la strage di Taba reportage Pierangelo Sapegno inviato a SHARM ELSHEIKH NELL'UFFICIO del governatore, c'è la mappa di Sharm el Sheikh, e Mustafà Afìfi ci punta il dito sopra: «Vede? C'è solo una strada per entrare, e una per uscire. Come si fa a scappare?». La polizia adesso sa che un solo kamikaze, sui tre terroristi che avevano le bombe, ci ha lasciato le penne, quella notte di sabato, e che e un egiziano: il dna potrà confermare se si tratta di Ahmed Saleh Falifal, fratello di Soulieman, morto anche luì nell'attentato di Taba. Per ora è più che un sospetto. Gli altri due? I fratelli Fahfal sono beduini del Sinai, educati alla morte e al terrore da un palestinese che si era rifugiato a El Arìsh, a casa loro. Dopo Taba, Ahmed era scappato sulle montagne sfuggendo alle retate e alla repressione. Viveva come un brigante, facendo le rapine con la sua banda, sparando alla luna e ai passanti, assieme ad altri pastori latitanti, ormai votati anche loro alla causa di Al Qaeda. Forse sono gli stessi che l'hanno aiutato a Sharm el Sheikh, facendo un po' di pasticci e un mucchio di sangue. Ma dove sono scappati? Per mare impossibile: non passava uno spulo. Sull'unica strada, d'entrata e d'uscita, avevano piazzato subito degh agguerritissimi posti di blocco, dice il governatore. Impossibile anche qui. Ora, non restano che due possibilità. La prima è che siano ancora a Sharm el Sheikh, in mezzo ai turisti, forse nascosti in qualche casa della collina, di quelle che il governo ha consegnato ai lavoratori egiziani. La seconda è che siano scappati verso il Sinai, 40 minuti allo scoperto, in mezzo al deserto di terra e di pietre, prima di trovar rifugio nelle baracche di cartone e foghe dì palma dei beduini. Possibile? Certo, nascondersi senza un riparo mentre si è cacciati dagh elicotteri non è la cosa più semphee del mondo, ma quella della strage di Sharm el Sheikh era una notte fonda e i pastori del Sinai sono capaci di guidare i Land Rover lanciandofi a cento all'ora nel deserto, in mezzo al buio: senza luce sono difficili da scoprire. Si spiega cosi la caccia che stanno scatenando le forze di polizia nei villaggi beduini. In due giorni, 180 arresti, e blindati che circondano i paesi e die li assediano, e che presidiano la centrale elettrica, come abbiamo visto noi a El Ruweisat. Era la stessa operazione avvenuta dopo Taba. Allora agli arresti furono tremila», come dice l'av¬ vocato Manduh Ismail, «e non risparmiarono nessuno, bambini, donne e vecchi, e gli uomini poi furono deportati a Wadi el Natrun», dove vennero torturati e dimenticati in celle terribili sporcate dal loro sangue e dai loro escrementi. Ahmed riuscì a sfuggire alla caccia, anche se non furono pochi quello che lo tradirono. Il suo nome riappare in primavera, ad aprile e maggio: sparatorie con la polizia e rapine sui monti del Sinai. Poi arriva la strage di sabato notte. A Sharm el Sheikh i terroristi hanno usato Tnt mischiato con polvere d'armamento pesante. «Più di 500 chili in tutto», certifica il capo della polizia Osama El Marabi. Prima coincidenza: è lo stesso usato a Taba. Seconda coincidenza: allora, i terroristi pasticciarono parecchio con i remote control, e Souleiman ci perse la vita per errore assieme al capo, il palestinese lyadh Said Saleh, che li aveva tutti addestra¬ ti alla guerra santa e all'Islam. Il tipo di innesto è lo stesso, l'esplosivo viene dalla stessa partita, comprata dai trafficanti d'armi nella fabbrica di Bijelina, in Serbia. Poi, il piano non prevedeva kamikaze. Come a Sharm el Sheikh: l'unico che muore lo fa perché travolge il posto di blocco davanti all'hotel Al Ghazala. Terza coincidenza, decisiva: la rivendicazione. Le Brigate Abdullah Al Azzam sono le stesse che si attribuirono la strage di Taba. Abdullah Al Azzam era un palestinese che insegnò la guerra santa a Osama bin Laden: morì nell'8 8 in Afganistan saltando su una mina mentre combatteva contro i sovietici. Questo gruppo di Al Qaeda è fondato nel Sinai da lyadh Saleh, l'ideologo amico dei fratelli Falifal. I beduini, spiegano alla National Security, sono gente strana e difficile: «Non vanno molto d'accordo con gli egiziani, che li hanno riempiti quasi solo di doveri». Stavano meglio sotto gli israeliani, tanto per capirci, perché con loro facevano affari, commercio e soldi. Adesso, si vendono al miglior offerente. E Al Qaeda è piena di soldi da investire. Guarda caso, la famiglia Falifal apre un negozio a El Arìsh, la città dove si nascondeva lyadh, e stanno bene, riescono a campare dignito¬ samente tutti e 25 quanti sono. Il padre di Souleiman e Ahmed adesso piange con Al Jazeera e dice che «sono venuti i servizi segreti egiziani e ci hanno fatto chiudere il negozio, e sono loro che hanno fatto scappare Ahmed. Ci hanno distrutti, io ho 24 figli, come faccio a vivere? Abbiate pietà». Ma queste non sono storie da pietà. Ahmed scappa. Tutti i suoi amici e parenti vengono arrestati e deportati nella terrìbile prigione di Wad el Natrun. E' una caccia senza esclusioni di colpi. Però, non porta tanto successo. Ricorda quella che scatenò il Marocco dopo gli attentati di Casablanca. Risultato: riuscirono a sapere tutto, ma non beccarono quasi nessuno. I terroristi scapparono e fecero l'il marzo a Madrid, stazione Atocha. Anche adesso succede qualcosa di simile. Quelli che beccano sono i pesci piccoli, gli appoggi logistici e l'operaio che aveva sistemato l'esplosivo sulle macchine. Degh uomini del commando nessuno. I metodi sono così violenti che le associazioni umanitarie non insorgono da sole e il generale Salah Eddin Felim parla di «approccio sbagliato della polizia». Eppure, la tenibile brigata di al Azzam sembrava poi solo una banda raccoghticcia, fatta da un proprietario di camping che aveva segnalato gli alberghi da colpire, da un trafficante d'auto che aveva rubato le macchine bomba, e da un elettricista che aveva preparato le trappole. Difatti a Taba, il palestinese e Souleiman muoiono per un errore del timer utlizzato. In compenso, le operazioni della pohzia egiziana trasformano i terroristi in una crudele banda di briganti, mentre l'ombra lunga di Al Qaeda continua a crescere tra questi villaggi di capanne e questa terra arida. Poi arriva il 23 lugho. Sharm el Sheikh è sotto presidio perché qualcuno ha avvertito. Ci sono «18 posti di blocco dentro la città», ci sono testimoni che raccontano di «gente prelevata e portata via dalla polizia mercoledì». Due notti prima. Ma la strage c'è lo stesso. Nel comunicato delle Brigate Al Azzam c'è scritto che hanno voluto vendicare «le frustate ricevute dai martiri e dai figli del Sinai». Il cerchio si chiude, il riferimento è chiaro. Ma non è ima buona notizia, adesso che sanno che due degli attentatori sono liberi e vegeti, forse nascosti in qualche baracca o forse qui dentro. Non è ima buona notizia per nessuno. Neanche per Sharm el Sheikh. Identico l'esplosivo usato e in entrambi gii attacchi non vi erano kamikaze I terroristi sono morti per gli errori commessi L'ultimo massacro organizzato per vendicare le torture subite dai «figli del Sinai» nelle retate di massa seguite al 7 ottobre 2004 Un Corano bruciacchiato è stato trovato tra le macerie di un albergo

Luoghi citati: Afganistan, El Arìsh, El Ruweisat, Madrid, Marocco, Serbia, Sinai