«Starno a fa' i furbetti der quartierino» di Paolo Colonnello

«Starno a fa' i furbetti der quartierino» DALLE CARTE DELL'INCHIESTA I DETTAGLI DELLE MANOVRE CON CUI SI E' CERCATO DI CONQUISTARE L'ISTITUTO VENETO «Starno a fa' i furbetti der quartierino» Intercettato anche Ricucci. L'intesa con Lodi c'era già ad aprile documento Paolo Colonnello MILANO STAMO a fa' i furbetti der quartierinò...». È arrabbiato Stefano Ricucci quando, al telefono con un amico si lamenta di come si stanno mettendo le cose con la magistratura. Indagato per aggiotaggio, ma anche per insider trading e, si è scoperto ieri, perfino per false comunicazioni alla Consob, il costruttore romano, azionista del Corriere e novello sposo di Anna Falchi, ha la sensazione di essersi scottato fin troppo con la scalata di Antonveneta e il patto occulto che lo lega allo stesso Fiorani, al bresciano Emilio Gnutti, ai fratelli Lonati e a Coppola. «La cosa de 'a lista... famo 'a lista propria, famo tutte 'ste cazzate che tanto nun serve a un cazzo.. A che serve 'a lista propria? Quelle stanno a fa' i furbetti der quartierino». La traduzione in italiano si trova nel provvedimento con il quale la procura ha messo sotto sequestro l'altro ieri le azioni Antonveneta del «concerto»: «L'esistenza del patto occulto - scrivono i pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti - è provato anche dalle ammissioni a posteriori dello stesso Ricucci, il quale dice che sarebbe stato molto meglio ammettere sin da subito l'esistenza del concerto» perchè (da lista a parte non sarebbe stata a suo giudizio una buona trovata, egli era contrario». Ma «'sta cazzata» ormai è fatta e bisogna ballare. Cosi il regista dell'operazione, Fiorani, si agita per coprire il più possibile le proprie manovre. Non sa che i suoi telefoni sono sotto controllo fin dal 24 giugno scorso. Cosi gli inquirenti registrano visite a Roma e anche due telefonate con il governatore di Bankitalia Antonio Fazio, che mostra una benevolenza fuori dal comune e poca equidistanza verso l'ex enfant prodiga di Lodi. In una, il 27 giugno, ore 21,40, il governatore si mostra comprensivo verso le lamentele di Fiorani per le ispezioni Consob che l'amininistratore delegato lodigiano definisce «atti di ostilità», «ostilità die parrebbe ostruzionismo». Nella seconda invece, si prostra riconoscente per la firma di Fazio che dà il via libera a Lodi per l'Opas volontaria attraverso cui Fiorani offre un panie- re, tra titoli e denaro, che porta a valutare le azioni di Antonveneta a 27,50 euro: «Ti darei un bacio sulla fronte...ti ringrazio, ti ringrazio..». Annotano gli inquirenti: «Le intercettazioni telefoniche hanno consentito, come mai era avvenuto prima, di poter circostanziare ex post e attraverso i commenti dei protagonisti, una serie di episodi di manipolazione del mercato e di insider trading già consumati, oltre a ulteriori fatti di aggiotaggio manipolativo conosciuti invece nel loro divenire dagli inquirenti». Che in pratica hanno potuto seguire in diretta gli sviluppi del «concerto» e dei tentativi d'inquinamento delle prove che sarebbero stati messi in atto dagli indagati i quali, secondo i pm, stavano iniziando a sospettare di essere sotto intercettazione. A far precipitare le cose, cioè a far decidere gli inquirenti ad agire con il clamoroso sequestro di quasi il 50 per cento delle azioni, è il timore infatti che si «concretizzasse il reato» di aggiotaggio e in particolare per evitare che si arrivasse al voto di domani e si costituissero gli assetti amministrativi «che poi avremmo dovuto smontare». Perprevenire cioè, «le ulteriori condotte criminose». In tutto ciò, sia chiaro, il governatore Fazio non è indagato. . . . Anzi, Bankitalia fa sapere di aver agito «correttamente». D'altronde, scrivono i magistrati, la ((strategia» degli indagati «è stata quella di eludere le autorizzazioni della Banca d'Italia e di fornire alla Consob e al mercato false informazioni» .-E ancora: «Quando Bpl veniva autorizzata a incrementare la propria partecipazione al 14,9 e al 29,9 per cento già disponeva direttament^ indirettamente di percentuali ben più elevate». Tutto insomma era già stato deciso prima dell'assemblea del 30 aprile, in cui passò tutto il consiglio d amministrazione designato dalla Popolare di Lodi. Quel consigho che poi fu congelato dal giudice di Padova Amenduni, reintegrando il consiglio precedente. Particolare importanza assume poi la vicenda della cessione di quote di minoranza di alcune società controllate o partecipate a banche estere e comunicata al mercato il primo luglio. «Notizia falsa», scrivono i pm, perchè Fiorani e soci occultarono «che tra le cessioni figuravano anche Earchimede e Gp Finanziaria riferibili a Gnutti». Insomma, si trattò di false cessioni prodromiche alle autorizzazioni per l'Opa. «Allo stato delle indagini - scrivono i pm - particolare rilievo assume la cessione delle minorities in quanto dalle intercettazioni telefoniche e dalla lettura della documentazione (specialmente quella acquisita^ con sequestro presso Bankitalia) emerge, inconfutabilmente, che controparte di Bpl (ora Bpi) è, rispetto ad alcune cessioni, lo stesso Gnutti per il tramite di società a lui riferibili e si tratta di operazioni del tutto artificiose, costruite personalmente dai due con la struttura direttamente riconducibile a Boni (il direttore finanziario di Bpl, ndr)». Il quale gioca un ruolo di rilievo nel pasticcio della scalata Antonveneta, insieme a Luigi Enrico Colnago, l'uomo d'affari che gestisce i fondi Generation found e Active found e che è accusato di aver agito come interposta persona per la Bpi. Le sue dicmarazioni, rese ai pm nelle scorse settimane, sono giudicate infatti «del tutto inverosimili». «Colnago - osserva la procura - giustificherebbe il consistente investimento in azioni Antonveneta, interamente finanziato da Bpl, solo con alcuni episodici contatti tra lui e Gianfranco Boni». Ma «si noti che all'assemblea del 30 aprile 2005 di Antonveneta i titoli azionari, detenuti da .Colnago, erano presso il medesimo intermediario (Bnp Paribas) dove risultavano depositate le azioni di quasi tutti i «pattisti». In ogni casoconcludono i magistrati - le dichiarazioni di Colnago non sono minimamente coerenti con la documentazione acquisita agli atti». I pm Fusco e Perrotti non hanno dubbi: «Dalle telefonate emerge una serie di episodi dì manipolazione ' del mercato e di insider trading consumati che si aggiungono ai già noti in precedenza» Secondo i magistrati la strategia degli indagati è stata quella di «eludere le autorizzazioni .e fornire alla Consob informazioni fasulle» i. «False» le cessioni annunciate all'inizio di luglio. Rilevante il ruolo di Gnutti insieme a quello del raider Colnago I Adriatico) Banca popolare Ittìliana LA SFIDA DI PADOVA . GLI AZIONISTI DELLA BANCA ANTONVENETA '■'-"—«^^ ' . - Fonte: Consofa Abn Amro Stefano Ricucci

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