Si spacca il supersindacato Usa E' la crisi più grave dagli Anni 30

Si spacca il supersindacato Usa E' la crisi più grave dagli Anni 30 CALO DI CONSENSI PER LA GRANDE L'AFL-CIO. UN LAVORATORE SU TRE E' PRONTO A CAMBIARE CASACCA Si spacca il supersindacato Usa E' la crisi più grave dagli Anni 30 Maurizio Mollnari corrispondente da NEW YORK È rivolta dentro il maggiore sindacato americano contro il presidente John Sweeney ed a favore di una drastica riforma intema. A guidare la sollevazione che minaccia di portare al collasso r«Amerìcan Federation of Labor-Congress of Industriai Organization» (Afl-Cio) sono quattro organizzazioni sindacali che rappresentano nel complesso oltre 5 dei 13 milioni di iscrìtti e versano 35 dei 120 milioni di dollari del bilancio. In coincidenza con l'apertura a Chicago dei lavori della convenzione annuale dell'AflCio i ribelli hanno dato vita alla coalizione «Change to Win» (Cambiare per vincere) al fine di sbarrare la strada a Sweeney ed al suo metodo di lavoro che ha portato la federazione a perdere adesioni e ad essere sempre più schierata su temi prettamente politici. I sindacati che disertano Chicago sommano quello più numeroso - «Service Employees International Union» conta un milione e ottocentomila iscrìtti - ai lavoratori dell'industria alimentare riuniti nella «United Food», ai capimastro «Teamsters» del combattivo leader James Hoffa ed ai dipendenti tessili ed alberghieri di «Unite Here». La minaccia è la fuoriuscita in massa dalla Afl-Cio, e ciò comporta lo spettro della più seria crisi sindacale da quella che alla fine degli anni Trenta, durante la Depressione, portò alla scissione fra Afl e Ciò, sanata solo nel 1955. L'ipotesi del boicottaggio nasce dallo scontento diffuso per il declino di rappresentatività dell'Afl-Cio: se nel 1955 annoverava il 35 per cento dei lavoratori americani oramai non ne conta che l'S. A detta di Andy Stem, presidente del «Service Employees International Union» ed ex fedelissimo di Sweeney, il calo di iscrizioni è un fenomeno decennale e le ragioni sono da ricercarsi soprattutto nella gestione dei fondi da parte dell'attuale gruppo dirìgente che ha privilegiato il finanziamento delle campagne di candidati politici - quasi sempre democratici, come è avvenuto in occasione delle ultime presidenziali - rispetto ad attività a favore dei lavoratori e delle loro famiglie. Impegnarsi più in battaglie politiche che in lotte sindacali ha dissanguato la federazione ed ora i quattro leader della sollevazione - che hanno subito raccolto l'adesione di altre tre organizzazioni minori - chiedono che i responsabili ammettano gli errori compiuti e facciano un passo indietro. Di fronte ad una sfida che punta in primo luogo ad obbligarlo alle dimissioni Sweeney la reagito con i toni duri che lo distinguono: «Questa sollevazione costituisce un grave insulto perché nel momento in cui i nostri nemici conservatori e delle corporations sono riusciti a creare la più potente macchina anti-sindacale della storia americana dividerci significa nuocere alle speranze delle famiglie che auspicano una vita migliore». Sebbene la rivolta sia motivata dalla volontà di «far tornare a crescere il sindacato» il risultato minaccia di portare ad un indebolimento dei tradizionali legami con i democratici. Non a caso dentro il partito di John Kerry e Hillary Clinton è scattato l'allarme, nel timore che chiunque abbia la meglio dentro il sindacato decida di diminuire il sostegno economico ai candidati m lizza alle elezioni del 2006 per il rinnovo parziale del Congresso. A farsi portavoce di tali preoccupazioni è stato Dick Durbin, senatore dell'Illinois, che ha ammonito i contendenti sul rìschio che «il sindacato possa diventare più vulnerabile agli interessi delle grandi aziende» e quindi indebolire quello che è lo zoccolo duro della coalizione liberal sin dai tempi del New Deal di Franklin Dolano Roosevelt. Ma Barack Obama, il giovane neosenatore afroamericano dell'Illinois che pronunciò il discorso di indirizzo politico alla Convention democratica di Boston, ha scelto un altro approccio, tentando di indivuare una possibile formula di compromesso fra le fazioni in lotta. «Da un lato il sindacato deve restare forte ed unito» ha detto Obama, ma dall'altro è chiamato ad «adattare strategia e tattica per fare fronte alle sfide dell'economia globale». Come dire, qualcosa deve cambiare. Sull'ipotesi di un compromesso che eviti la spaccatura Robert Reich, ex ministro del Lavoro dell'amministrazione Clinton, si è detto tuttavia scettico: «Andiamo alla rottura». Criticato il presidente Sweeney a cui la base contesta i troppi legami con la politica Nella gestione dei fondi sarebbe stato privilegiato il sostegno alle campagne del partito democratico «Ammetta gli errori efaCCia Un paSSO indietro» lverticidelsupersindacatoAfl-Cio:dadestrailpresidenteSweeney,ilsegretarioTrumka,lanumerodueChavez-Thompson

Luoghi citati: Boston, Chicago, Illinois, New York, Usa