Sharm, caccia a nove pachistani di Pierangelo Sapegno

Sharm, caccia a nove pachistani DUE ATTENTATORI SONO FUGGITI, IL MORTO È IL FRATELLO DI QUELLO CHE FECE LA STRAGE DI TABA Sharm, caccia a nove pachistani ma l'unico kamikaze era egiziano Pierangelo Sapegno Inviato a SHARM EL SHEIKH La prima cosa da fare, come dice il colonnello della National Security Absalam, è mettere ordine. Non importa che poco prima avesse appena confidalo, abbassando i baffi grigi e gli occhialini sulle pietre del cortile, che «qui nessuno ci capisce niente». Absalam dev'essere un vecchio marpione che sa bene dove andare e cosa fare, soprattutto cosa dire, e tanto per cominciare si guarda bene dal dare la prima notizia, che le indagini le fa lui al posto del suo capo, perché il generale Hamdi Ghali è stato dimesso: l'intelligence egiziano l'avrebbe informato Lr;j giorni prima dell'attentato e lui non avrebbe fatto abbastanza per prevenirlo. Ma a mettere ordine, come dice Absalam, forse qualcosa si può cominciare a capire. C'è una verità ufficiale: sono stati i pakistani. E una verità nascosta. Che gli inquirenti hanno il nome di uno dei terroristi, ed è egiziano, che altri due sono scappati e potrebbero colpire di nuovo, che l'attentato di sabato notte ha latto un macello, ma non è riuscito del tutto. E c'è una terza verità che le riassume tutte e due: pachistani alleati dell'ai Qaeda locale. Alla fine, forse, sapremo la verità. Certo, a sentire le voci che corrono, uno potrebbe credere che ci siano tre kamikaze morti, e che stanno dando la caccia davvero ai nove pakistani con le foto appese sui muri delle città, o forse che qui davvero «nessuno ci capisce niente». Alle conferenze stampa dicono questo. La verità che abbiamo conosciuto noi, invece, è che il terrorista morto è uno solo, quello dell'hotel Al Ghazala. Gli altri due che hanno lasciato le bombe nel suk e davanti al centro commerciale sono riusciti a scappare. L'unico kamikaze che ha perso la vita nella terribile notte di Sharm el Sheikh, un troncone di corpo rimasto sul marciapiede davanti alla quinta distrutta di un albergo, dovrebbe essere Ahmed Saleh Falifal, il fratello di Sulieman Falifal, che si era fatto saltare in aria a Taba il 7 ottobre. Anche Ahmed aveva preso parte a quell'attentato. Era riuscito a dileguarsi. È tornato in azione, arrivando all'hotel Ghazala, cinque minuti dopo che la macchina di un complice era saltata in aria nel posto sbagliato, a cinque metri dal Tiran Center. Il fatto è che in quei giorni Sharm el Sheikh era presidiata da posti di blocco e da agenti di polizia in borghese, perché qualcuno li aveva avvertiti: «Stanno per preparare un botto». E uno dei tanti posti di controllo disseminati per Sharm el Sheikh ha fermato il primo attentatore, mentre dalla città vecchia cercava di scendere verso il mare e la zona dejjli alberghi. Uno dei testimoni, M. U., racconta che «la macchina voleva passare e che l'uomo è stato costretto a scendere». Si è messo a discutere, ha detto «vi faccio vedere i documenti, li prendo dietro» e poi improvvisamente s'è messo a correre, inseguito da un poliziotto. Dopo pochi passi, M. U. ricorda d'aver visto l'agente trascinato via dal botto che l'aveva centrato in pieno. Il terrorista era sparito. Probabilmente aveva con sé imo di quegli aggeggi per comandare a distanza l'esplosione, proprio come avevano fatto gli attentatori di Taba, 7 ottobre 2004, e 3 alberghi per aria. Adesso gli inquirenti cominciano a pensare che il suo vero obiettivo non fosse il suk, ma la zona dei turisti. E anche l'altro complice, quello che ha lasciato lo zainetto sulla strada verso l'Hard Rock Café, voleva immettersi nella zona pedonale affollata di turisti e lì avrebbe dovuto colpire. Solo che nella via «c'erano due posti di blocco mobili e decine di agenti in borghese», spiegano alla Polizia. Se ne dev'essere accorto e ha preferito rinunciare. Pure lui ha azionato un aggeggio per far saltare a distanza la bomba: giusto il tempo di mettersi in salvo. Il terzo kamikaze è quello che ha eseguito fino in fondo il suo compito, anche perché il suo è stato l'unico suicidio. È stato fermato da due poliziotti, un agente della National Security e un altro della sicurezza privata. mentre si stava avvicinando all'hotel Al Ghazala: i testimoni raccontano che li ha travolti accelerando con la macchina e andando a farla esplodere dentro l'edificio. Sul pezzo del suo corpo che hanno ritrovato stanno facendo l'esame del Dna. A questo punto, qualcuno degli inquirenti comincia a pensare che gli attentatori potrebbero essere gli stessi di Taba. Troppe coincidenze: stessi obiettivi, stesse modalità, anche allora le autobombe con i timer. Il 7 ottobre a colpire erano state le Brigate Abdullah Al Azzam, un gruppo che si autodefinisce l'organizzazione di Al Qaeda in Egitto. E il giorno dopo la strage di Sharm el Sheikh erano stati i primi a tirar fuori il loro bravo comunicato di rivendicazione: «Abbiamo inferto un colpo devastante ai crociati, ai sionisti e al regime infedele egiziano». All'inizio la polizia aveva detto che non ci aveva creduto. O aveva fatto credere di non crederci. Adesso qualcuno comincia ad ammetterlo, ma molto di nascosto. Guarda caso, anche a Taba era successa la stessa cosa, e anche quella volta avevano detto che «non c'era un terrorismo interno». Poi le indagini portarono alla pista di Sulieman Falifal, egiziano del Sinai. Così ieri, quano la polizia è andata all'attacco dei villaggi beduini nell'El Ruwaisat, ha raccontato che andava alla caccia dei pakistani. Siamo andati sul posto, a Khrum e Al Suwairat fra case in muratura e capanne in mezzo al deserto, e baracche in legno, cartone e fogbe di palma, fra cammelli e pastori. Abbiamo visto i blindati, le truppe, e abbiamo parlato con la gente che diceva «noi non c'entriamo con ^U attentati» e che raccontava di un mucchio di arresti, «ma tutte facce che non conoscevamo». A far la conta, alla fine avrebbero messo al gabbio ottanta persone. E secondo voi erano davvero tutti pakistani nascosti fra i beduini? "Ìli* " - f^~**nsC^ . ■^ar»-'"tMs«te*»r?? Le facce dei presunti complici della strage di Sharm, forse pachistani, affisse in poster della polizia per le strade del Cairo

Persone citate: Ahmed Saleh Falifal, Azzam, Hamdi Ghali, Hard Rock

Luoghi citati: Egitto, El Ruwaisat